«So che quando si chiude una porta Dio ti riserva un piano B che sarà molto più bello
». Si confida così
Enrico Abumhere
, in una videointervista con alcuni amici youtuber bolognesi, con cui collabora sui temi del razzismo, del calcio e del rap freestyle.
A diciotto anni, Bubu Doc, il soprannome con cui è conosciuto tra gli amici del quartiere Massarenti a Bologna, mangiava, beveva, amava il calcio, non vedeva altro che il pallone: «Piuttosto non pranzavo per giocare a calcio. Mi chiamavano il Balotelli della Progresso», la società sportiva che milita in serie D. Ma la fame per il calcio giocato si interrompe tre anni fa, all’improvviso. Un colpo accidentale subito in allenamento costringe l’allora 18enne a fermarsi e a fare degli ulteriori controlli alla gamba infortunata.
Bubu doc racconta di quella lastra in ospedale come del suo punto di svolta. «Mi è crollato il mondo addosso quando ho saputo di avere un tumore, un osteosarcoma. Ho subito tredici cicli di chemioterapia e ho sperato di risolvere con una protesi interna, ma il tumore non ha mai dato segnali di miglioramento... Ho finito per perdere la gamba destra, è stato un periodo durissimo, ma sono credente e so che quando si chiude una porta Dio ti riserva un piano B molto più bello». Bello e potente come possono essere la musica, il rap, il freestyle.
Nel periodo più difficile, il giovane viene seguito soprattutto dal chirurgo dell’Istituto Rizzoli, Costantino Errani – «lui si è assunto la responsabilità di dirmi che avrei perso la gamba» ricorda Bubu Doc –. «Enrico ora cammina autonomamente con una stampella, presto avrà una nuova protesi perché è cresciuto – racconta il medico –. Le mie figlie ascoltano la sua musica e anche io guardo i suoi video con ammirazione, ci mostra che è sempre possibile ricominciare».
Con i suoi freestyle e la sua presenza scenica il 21enne si è trasformato in un riferimento non solo nel suo quartiere, ma anche per chi lo ha conosciuto su Youtube, per i giovani che «hanno sofferto come me e che ora mi scrivono e io sono la loro voce».
Il giorno del suo compleanno, lo scorso 14 novembre, Bubu doc si è fatto un regalo. «È uscita la mia canzone Enrico che sta sfiorando le 200mila visualizzazioni su Youtube».
Il video è ambientato nel quartiere Massarenti a Bologna, dove abita, e non lascia senza emozioni chi lo guarda. Lì c’è tutta la sua storia di dolore e di riscatto, gridata al mondo: «Ospedale Rizzoli, ospedale Maggiore, ci ho passato un anno, mica solo due ore» è una delle rime più intense. La canta mentre è seduto dentro un’ambulanza: c’è anche il ricordo di «mamma che piangeva», ma adesso «il dolore non può più farmi male» e con coraggio Bubu doc mostra la protesi della gamba che non c’è più.
«Un tumore non può fermare un leone. Ero per un anno chiuso in ospedale, sembrava una prigione».
La chiusa della canzone Enrico è un inno alla necessità di ricominciare con i piani B: «Non vi abbattete mai ragazzi, ogni problema ogni ostacolo può essere grande, infattibile. Ma giuro che con la voglia, la determinazione, tutti potrete uscire da ogni problema».
«Un tumore non può fermare un leone. Ero per un anno chiuso in ospedale, sembrava una prigione».
La chiusa della canzone Enrico è un inno alla necessità di ricominciare con i piani B: «Non vi abbattete mai ragazzi, ogni problema ogni ostacolo può essere grande, infattibile. Ma giuro che con la voglia, la determinazione, tutti potrete uscire da ogni problema».