Le trattative della famiglia africana con le autorità thailandesi nello scalo di Bangkok (Ansa)
La famiglia dello Zimbabwe, otto persone, che da ottobre viveva nell'aeroporto di Bangkok è finalmente ripartita ieri verso le Filippine: non è chiaro se sia quella la sua destinazione finale, ma la vicenda che ricorda la storia del film «The Terminal» ha finalmente avuto una soluzione. "È finita. La famiglia è ora nelle mani dell'Onu", ha dichiarato Cherngron Rimpadee, un portavoce delle autorità dell'immigrazione thailandesi. "Sono partiti ieri attorno alle 14".
La famiglia è partita verso le Filippine dove, hanno spiegato le autorità thailandesi, si trova un campo di rifugiati dell'Unhcr. Nessun commento per ora dall'agenzia dell'Onu. Il gruppo - quattro adulti e quattro bambini sotto gli 11 anni - era arrivato in Thailandia lo scorso maggio. L'aeroporto di Bangkok è stata la nuova “casa” per questa famiglia per quasi tre mesi. Una vicenda che ricorda il film «The Terminal» nel quale il protagonista, interpretato dall’attore Tom Hanks, restava bloccato all’aeroporto di New York, in un limbo diplomatico. La famiglia, i 4 adulti con quattro bambini sotto gli 11 anni, era arrivata dallo Zimbabwe nel Paese asiatico con un visto turistico. Da lì, poi, avevano tentato di prendere un volo per Barcellona passando da Kiev, ma sono stati bloccati perché non avevano il visto spagnolo. Ma, una volta fermati dalle autorità aeroportuali, non potevano neanche rientrare in Thailandia dal momento che il loro permesso era scaduto da 5 mesi e avrebbero dovuto pagare una multa salata.
La famiglia africana si rifiutava di tornare in patria per timore di «persecuzioni» dopo i disordini che hanno portato alla caduta di Robert Mugabe: una spiegazione che non ha convinto molti in Thailandia dal momento che il Paese africano ha accolto senza violenze il passaggio di potere. Ora, dopo quasi cinque mesi di bivacco forzato nel "terminal", la situazione si è sbloccata.