giovedì 14 settembre 2023
L’allarme delle Ong, mentre nel conflitto non si vedono vie d’uscita e i civili continuano a fuggire dal Paese spaccato a metà
L'arrivo dei profughi sudanesi nel campo di Adré in Ciad

L'arrivo dei profughi sudanesi nel campo di Adré in Ciad - Reuters

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Questa è la settimana più sanguinosa in Sudan da quando 5 mesi fa è scoppiata la guerra civile oscurata. Se n’è parlato finora più per la presenza dei mercenari russi della Wagner, amici di entrambi i contendenti che qui estraggono l’oro mentre i cinesi comprano il petrolio, che per l’inferno che vive la popolazione civile. Gli sfollati interni sono oltre quattro milioni secondo l’Organizzazione internazionale dei migranti e oltre un milione e 130mila sono i profughi scappati nei paesi confinanti che, secondo l’Unhcr/Acnur, a fine 2023 rischiano di diventare quasi 1,8 milioni. Tra loro anche i rifugiati eritrei, etiopi e sud sudanesi accolti dal Paese. Gli scontri tra le Forze armate sudanesi fedeli al capo di stato maggiore, generale al-Burhan, e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Fsr), guidati da Mohammed Dagalo che si contendono il potere sono sempre più violenti.

E dalla capitale Khartum si sono estesi alla regione del Darfur, riportando l’orologio indietro di 20 anni ai massacri genocidari compiuti dalle milizie Janjaweed, negli anni ripuliti e inquadrati dal loro comandante Dagalo nelle Fsr, che fino al 14 aprile 2023 erano le corrotte guardie di frontiera su una delle più battute rotte migratorie africane. Solo ieri almeno 40 le persone uccise a Nyala, capitale del Darfur meridionale, per i raid aerei dell'esercito contro due mercati e diversi quartieri della città. A fine agosto 39 persone sono state uccise in una sola giornata nella città, la seconda più popolosa del Sudan. Stando alla Croce Rossa non vengono risparmiate le strutture sanitarie, tanto che 4 ospedali su 5 sono fuori uso. L’Alto commissario per diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk, ha denunciato martedì scorso a Ginevra il bagno di sangue in atto nel Darfur occidentale dove i combattimenti senza quartiere hanno causato centinaia di vittime.

In Darfur Volker Turk ha lanciato l’allarme anche per la componente etnica negli scontri tra milizie arabe e le Fsr e la popolazione darfurina. L’altro orrore che caratterizza le guerre africane sono gli stupri etnici. L’Onu ha ricevuto le testimonianze recenti di 45 casi e 95 vittime. Come nel conflitto in Tigrai si tratta della punta di un iceberg. Le violenze sono state commesse dagli uomini con la divisa delle Fsr. Da Medici senza frontiere arrivano invece le testimonianze degli orrori da Khartum.
In Sudan i team di Medici senza Ffrontiere hanno curato oltre 100 feriti in due diverse località della capitale a seguito degli attacchi del 9 e 10 settembre. Almeno 49 persone sono state uccise, segnando il fine settimana più mortale dall'inizio del conflitto. nell'ospedale universitario di Bashair.
«Decine di corpi sono rimasti per ore nel cortile dell'ospedale coperti con lenzuoli - ha dichiarato Marie Burton, coordinatrice delle emergenze di Msf nella capitale sudanese –
finché le famiglie sono venute a identificarli. Nel frattempo, i nostri team hanno fatto del loro meglio per salvare i superstiti, le cui ferite testimoniavano l'incredibile potenza delle armi utilizzate. Abbiamo visto corpi dilaniati e lacerati. I volontari locali dell'ospedale sono scioccati». A completare il quadro, ieri l’inviato speciale Onu per il Sudan, Volker Perthes, ha dichiarato che intende dimettersi tre mesi dopo essere stato dichiarato sgradito. La popolazione è alla fame e sta precipitando nel baratro senza che nessuno intervenga.

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