L’arrivo degli aiuti Caritas
Sono come “fiori tra le macerie” i progetti che Caritas italiana vuole sostenere, grazie alla campagna «Emergenza Siria - Amata e martoriata». Una vera oasi a Damasco, nel quartiere Midan, è infatti l’“Ajani centre”, centro giovanile ricavato in una villa presa in affitto da Caritas: è lì che, a gruppi di 20, ragazze e giovani donne cristiane e musulmane, imparano l’Ajani, antica tecnica pittorica, a base di stucchi, che viene tradizionalmente impiegata in chiese e moschee.
Su iniziativa della Chiesa locale la Caritas sostiene, infatti, questi corsi di formazione a cui riescono a partecipare solo donne, perché gli uomini in questo momento sono quasi tutti al fronte. Un momento educativo che serve anche a costruire legami e a curare i tanti traumi di guerra: «È uno spazio che mi permette di riconnettermi con le parti di me distrutte dalla guerra », spiega Asia agli operatori Caritas, giovane musulmana che in guerra ha perso il padre, pure lui artista.
«Una tecnica che da maschile è diventata ormai femminile », conferma Mari Nur, cristiana, che frequentando il percorso di riabilitazione socio economica in tre mesi ha allacciato amicizie e costruito un suo spazio di serenità e ora che si è sposata ha la speranza di avviare una piccola attività economica. Uno squarcio di serenità e futuro, mentre gli aiuti per la distribuzione di generi di prima necessità, per l’assistenza sanitaria e per il sostegno all’alloggio, saranno concentrate principalmente – grazie ai fondi della Campagna di Caritas italiana – ad Hassaké, Latakia ed Aleppo.
È in questi importanti centri che si registra l’ultimo picco di profughi relativi al fronte di Idlib, e a quello della regione del Kurdistan siriano, dopo l’operazione militare di ottobre della Turchia «Primavera di pace ». Il piano di intervento umanitario di Caritas prevede tre principali tipologie di aiuto: distribuzione di generi di prima necessità – filtrando le richieste attraverso gli uffici locali di Caritas – attraverso buoni acquisto o kit di beni materiali (in particolare acqua potabile, cibo e prodotti per l’igiene personale). L’obiettivo è di raggiungere nei prossimi sei mesi, con buoni spesi di 90 euro, 500 famiglie.
L’assistenza sanitaria – in un Paese con più del 45% di strutture sanitarie distrutte – consiste nella copertura delle spese mediche che si possono a fatica ricevere nei pochi ospedali locali: la campagna vuole garantire un contributo di 410 euro che, si stima, dovrebbe raggiungere 200 famiglie. Infine, con buoni spesa di circa 250 euro, si vuole sostenere l’affitto di 400 famiglie di profughi. Una emergenza per cui di recente papa Francesco ha rinnovato l’appello alla solidarietà internazionale: «Il mio pensiero va ancora una volta al Medio Oriente. In particolare, all’amata e martoriata Siria da dove giungono nuovamente notizie drammatiche…», dichiarò il 13 ottobre in piazza San Pietro mentre sul confine turco siriano si combatteva aspramente.
È quella di ottobre solo l’ultima emergenza di quella che resta la peggiore crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale. Su una popolazione di 18 milioni di abitanti, secondo le ultime stime delle Nazioni Unite (agosto 2019), 11,7 milioni di siriani sono in stato di bisogno mentre 5,7 milioni sono tuttora profughi all’estero. Questo significa che l’80 per cento della popolazione civile all’interno dei confini siriani ha bisogno di assistenza mentre 6,2 milioni di siriani, vale a dire quasi la metà di chi è rimasto, sono sfollati interni. Caritas Siria è impegnata nell’assistenza alla popolazione sin dallo scoppio delle prime rivolte, a marzo 2011, garantendo aiuti umanitari, alloggi, assistenza medica e istruzione attraverso i propri centri operativi presenti in tutto il Paese. Nell’ultimo anno sono oltre 100mila i siriani che hanno ricevuto sostegno.