venerdì 11 settembre 2020
Il partito nazionale cristiano di Karachi ha organizzato l'iniziativa per sostenere Asif Pervaiz, il cristiano condannato a morte per blasfemia e altri 24 fedeli in prigione con la stessa accusa
La protesta del National Christian Party di Karachi

La protesta del National Christian Party di Karachi - AsiaNews

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Una giornata di sciopero della fame è stata organizzata il 9 settembre scorso dal National Christian Party (Ncp) di Karachi per sostenere Asif Pervaiz, il cristiano che in Pakistan è stato condannato a morte per blasfemia e per altri 24 cristiani in prigione perché accusati dello stesso crimine. Il partito cristiano, come riporta l'agenzia AsiaNews, chiede la revisione della legge e anche che siano previste pene per chi, per ben altre motivazioni, lancia false accuse di blasfemia.

Il presidente del Ncp, Shabbir Shafqat, ha fermamente condannato la sentenza alla pena capitale di Asif Pervaiz. Il 37enne è stato accusato di aver inviato al datore di lavoro degli Sms contenenti presunte offese all'islam e al profeta Maometto. Le accuse di blasfemia gli erano state mosse proprio dal suo capo, un musulmano, che aveva cercato invano di convincere Pervaiz a convertirsi.

Shabbir Shafqat ha anche denunciato che la sentenza di morte è frutto di pressioni esercitate sulla giustizia. Il risultato sono verdetti mossi dalla discriminazione. Nel caso di Pervaiz, non è stato provato che i messaggi siano stati inviati da lui. Non c'è stata alcuna inchiesta forense per verificare il telefono da cui gli sms sono partiti. La polizia ha tratto le conclusioni esclusivamente in base alle dichiarazioni dell'accusa.

"Ho molto timore per il futuro delle minoranze in Pakistan", ha detto il presidente del Ncp. "Questi casi stanno spingendo molti membri delle minoranze a lasciare il Paese. Dobbiamo pregare per la nostra nazione, per le forze dell’ordine in Pakistan e per il sistema giudiziario", ha aggiunto.

Lo scorso 8 settembre è intervenuta anche la Commissione Onu per i diritti umani chiedendo al governo pachistano di prendere misure immediate e concrete che evitino la manipolazione della legge sulla blasfemia. È stato anche chiesto che sia assicurata la protezione a giornalisti e difensori dei diritti umani soggetti a minacce.

Il giorno in cui Asif Pervaiz è stato condannato a morte, il portavoce Onu per i diritti umani, Rupert Colville, ha detto di seguire con crescente preoccupazione i numerosi casi di incitamento alla violenza, online e offline, contro reporter e attivisti dei diritti umani in Pakistan, in particolare contro donne e minoranze. "Nello specifico sono preoccupanti le accuse di blasfemia che espongono gli accusati a immediati rischi di violenza", ha aggiunto il portavoce.

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