martedì 30 aprile 2024
In duecento si sono barricati nel palazzo della presidenza come durante le manifestazioni contro il conflitto in Vietnam e l’apartheid. La polizia irrompe all’ateneo di Austin
Gli studenti hanno occupato un edificio della Columbia University a New York

Gli studenti hanno occupato un edificio della Columbia University a New York - Reuters

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La Columbia passa alle sospensioni e gli studenti occupano un edificio. Agenti a cavallo fanno irruzione all’Università del Texas e i manifestanti promettono di tornare. Gli atenei americani, sotto la pressione del Congresso, delle famiglie dei laureandi e dei gruppi pro-Israele, adottano le maniere forti nei confronti degli studenti che da settimane protestano contro la guerra sulla Striscia di Gaza e i legami finanziari dei college con il governo di Tel Aviv. Ma ottengono solo un aumento della tensione nei campus e della determinazione degli studenti, che stanno raccogliendo solidarietà dai colleghi di tutto il mondo e ringraziamenti da Gaza, ad andare avanti.

Dopo aver fatto finire in manette oltre 100 manifestanti la scorsa settimana (subito liberati), ieri la presidente della Columbia Minouche Shafik, bollata in Congresso come «debole», ha messo in atto il suo ultimatum e ha sospeso gli occupanti. Questi, sotto i riflettori delle tv e gli occhi della polizia che aveva circondato il campus mentre un gruppo di professori formava una catena umana davanti agli agenti, hanno fatto irruzione nella Hamilton Hall. In oltre 200 vi si sono barricati, con un gesto simbolico: l’edificio, dove si trova l'ufficio del preside, fu occupato durante le proteste del 1968 contro la guerra del Vietnam e di nuovo nel 1980 durante il movimento di protesta contro l’apartheid.

Una bandiera palestinese è stata issata a una finestra. Intanto a Austin poliziotti statali in assetto antisommossa hanno arrestato sei persone alla University in Texas dove la scorsa settimana altri sessanta erano finiti in manette. Il governatore Greg Abbott aveva dato luce verde: «Nessuna tendopoli sarà tollerata». Novanta gli arresti al Virginia Tech dopo una breve occupazione del college, mentre il movimento per la pace a Gaza e il boicottaggio degli investimenti con aziende pro-Israele dilaga all’estero: da Parigi, dove la polizia è intervenuta alla Sorbona, a Roma fino al Libano, nella prima protesta universitaria coordinata del Paese su Gaza, ispirata dai sit-in negli Stati Uniti. Ma negli Stati Uniti cresce anche il pressing politico. Ieri 21 deputati democratici hanno scritto al consiglio di amministrazione della Columbia, da dove le proteste sono partite, chiedendo che la tendopoli degli studenti pro-palestinesi sia smantellata una volta per tutte. La lettera formalizza la frattura all’interno del partito progressista, dove convivono anime pro-Israele e altre pro-Palestina.

Finora erano stati parlamentari repubblicani a far pressione sui leader dell'università, soprattutto lo Speaker Gop Mike Johnson, che ieri è tornato alla carica suggerendo la revoca del visto agli studenti stranieri pro-Gaza. Tra pochi giorni comincia nelle università Usa la stagione delle lauree e ieri Shafik si è impegnata a tenere le cerimonie di metà maggio, mentre la Casa Bianca confermava che Joe Biden non ha intenzione di rinunciare al discorso di laurea a Morehouse, un college storicamente afro-americano della Georgia, il 19 maggio. Il presidente Usa è in una posizione a dir poco delicata: ieri la sua portavoce si è rifiutata di dire se Biden crede che i manifestanti debbano affrontare azioni disciplinari. Intanto l’Iran cavalca la protesta. «Nei paesi occidentali, le persone scendono in piazza in massa e gridano contro Israele e gli Stati Uniti che hanno perso la dignità e non hanno modo di affrontare la situazione», ha scritto su X il leader supremo iraniano, Ali Khamenei, mentre il presidente dell'Università iraniana di Shiraz apriva le porte del suo ateneo a studenti e docenti americani ed europei espulsi dalle loro istituzioni.

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