Nel deserto, a metà strada tra Il Cairo e la città portuale di Suez, sono centinaia i cantieri attivi per ultimare la costruzione della nuova capitale amministrativa d'Egitto. La città ospiterà tutti gli edifici governativi e istituzionali del Paese, la cui presenza nel centro del Cairo causa molti disagi alla trafficata e sovrappopolata capitale.
Il faraonico progetto è stato avviato nel 2015 e, secondo Al Jazeera, arriverà a costare ben 40 miliardi di dollari. Il cuore pulsante della città, il "central business district", occuperà un'area di oltre 500mila metri quadrati e comprenderà grandi grattacieli commerciali e residenziali, tra cui una torre alta 385 metri, destinata a diventare l'edificio più alto dell'Africa. Nella nuova capitale verranno costruiti anche complessi abitativi che potranno ospitare 6 milioni e mezzo di persone.
Il governo egiziano dichiara infatti che lo scopo principale del progetto è risolvere il problema della sovrappopolazione del Cairo, che con i suoi 20 milioni di abitanti, un numero destinato a raddoppiare nei prossimi decenni, è una delle città più densamente popolate del mondo.
La costruzione di una nuova città potrebbe, però, non essere la soluzione al problema. Non è la prima volta, infatti, che un capo di stato egiziano prova a contrastare il sovraffollamento della capitale creando nuovi centri urbani.
Negli anni '60, l'allora presidente Nasser si occupò personalmente della progettazione di Nasr City, un sobborgo del Cairo composto prevalentemente da condomini, la cui costruzione, invece di risolverli, ha inasprito i problemi della metropoli.
Ma anche se l'obiettivo di contrastare il sovrappopolamento del Cairo dovesse fallire, per l'attuale presidente Al-Sisi la realizzazione di questo progetto sarà comunque una vittoria.
Come osserva lo studioso Mustafa Menshawy in un articolo sul sito di Al Jazeera, questo maestoso progetto permetterà al presidente di ingraziarsi le potenti imprese edili egiziane. Ad esempio, una delle più grandi società di costruzioni del Paese, Talaat Mustafa Group, ha dato vita a "Noor City", un "progetto di città intelligente" nella nuova capitale amministrativa. Tali iniziative incentivano il settore privato a sostenere il governo, oltre a fornire entrate fiscali significative. Solo questo progetto dovrebbe portare 7 miliardi di dollari nelle casse dello stato.
Inoltre, fondare una nuova città darà lustro alla figura di Al-Sisi, in un Paese in cui il culto della personalità è un aspetto importante della politica. Al-Sisi si reca spesso nella nuova capitale e le sue visite sono ampiamente coperte dai media.
Nel corso degli anni, i leader egiziani hanno provato a legittimare la loro autorità dando il proprio nome a città, strade e palazzi. Sadat City, città a nord-est del Cairo, prende il nome dal terzo presidente dell'Egitto, Anwar Sadat. E dozzine di ponti e strade portano il nome dell'ex-presidente Mubarak.
Tra le motivazioni non ufficiali ci sarebbe anche quella di rendere più difficili eventuali nuove rivolte. Al-Sisi ricorda bene la stagione della "primavera araba". Nel 2011, la presenza di edifici governativi nel centro del Cairo aveva catalizzato le rivolte di massa, con piazza Tahrir che fu l'epicentro delle proteste contro il regime di Mubarak. Proprio lì, milioni di persone manifestarono per 18 giorni prima di dirigersi, attraversando la città, verso il palazzo presidenziale, a 10 chilometri di distanza, dove l'ex-presidente fu costretto a dimettersi.