L'irruzione è avvenuta in piena notte. La polizia è entrata nella diocesi di Metagalpa e ha catturato il vescovo, Rolando Álvarez, insieme alle persone che, dal 3 agosto, si trovavano bloccate con lui nell’edificio da una squadra di forze speciali in tenuta anti-sommossa: i sacerdoti José Luis Díaz, Sadiel Eugarrios, Óscar Escoto, Romiro Tijerino, Raúl González, i seminaristi Darvin Leyva e Melkin Sequeira, l’operatore Sergio Cárdenas. Per lunghe ore nessuno ha saputo dove fossero stati portati. Alla fine, le autorità hanno emanato un comunicato in cui confermavano l’arresto di sette dei fermati, con l’esclusione di monsignor Álvarez e di padre Escoto. Il vescovo è stato messo agli arresti domiciliari nella casa della famiglia a Managua, dove ha potuto ricevere la visita del cardinale, Leopoldo Brenes che gli ha espresso «la fraterna solidarietà della Chiesa nicaraguense», come si legge nel comunicato dell'arcidiocesi della capitale. Al vicario Escoto è affidata, nel frattempo, l’amministrazione provvisoria della curia. Gli altri sono stati chiusi nel carcere di El Chipote. Così è potuta tornare «la normalità» a Metagalpa – ha precisato la polizia –, sottolineando le continue «attività di destabilizzazione e provocazione» messe in atto dal pastore. La stessa accusa con cui, il 5 agosto, il governo aveva comunicato l’apertura di un’indagine nei suoi confronti per «incitamento all’odio». Due giorni prima, gli agenti gli avevano impedito di uscire dalla diocesi per recarsi a celebrare la Messa in cattedrale. Da allora, il vescovo è rimasto prigioniero nell’edificio.
L’operazione nella diocesi e l’ufficializzazione degli arresti domiciliari per monsignor Álvarez hanno prodotto forte impatto nell’opinione pubblica nazionale e internazionale: dal Guatemala all’Argentina, i vescovi latinoamericani hanno espresso solidarietà. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si è detto «preoccupato» dai ripetuti attacchi nei confronti della comunità ecclesiastica nel Paese. Da mesi, il governo di Daniel Ortega si accanisce sulla Chiesa, accusata di «complicità» nella rivolta pacifica dell’aprile 2018 per aver cercato di proteggere i manifestanti dalla brutale repressione che ha fatto 350 vittime. Tre preti – Manuel García, Leonardo Urbina e Óscar Benavides – sono stati arrestati, una decina radio cattoliche sono state chiuse, il nunzio, Waldemar Stanislaw Sommergat, e le Missionarie della carità sono stati espulsi. Mai, però, fino ad ora, il presidente e la vice nonché moglie, Rosario Murillo erano arrivati all’arresto di fatto di un vescovo. Segno di un ulteriore irrigidimento che potrebbe, però, rivelarsi un boomerang.