giovedì 13 febbraio 2025
La rappresentante Ue, Kallas: nessun accordo alle nostre spalle funzionerà. Il segretario della Difesa Usa, Hegseth: l'Occidente si svegli. Cremlino: Bruxelles tratti con Washington se cerca un ruolo
La stretta di mano tra Donald Trump e il russo Vladimir Putin al vertice di Helsinki in Finlandia, il 16 luglio del 2018: i due si rivedranno «presto», forse a Riad in Arabia Saudita

La stretta di mano tra Donald Trump e il russo Vladimir Putin al vertice di Helsinki in Finlandia, il 16 luglio del 2018: i due si rivedranno «presto», forse a Riad in Arabia Saudita - Reuters

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«Non è un tradimento» la decisione di Donald Trump di far iniziare subito i negoziati con Mosca sull’Ucraina, si affretta ad afferma Pete Hegseth arrivando al quartier generale della Nato a Bruxelles. Il segretario alla Difesa Usa ricorda pure che nessun altro Paese ha assunto un impegno più grande per sostenere l’Ucraina di quello degli Stati Uniti d’America, pari a 300 miliardi di dollari. Ma per l’Unione Europea – dopo una mezza giornata di imbarazzato silenzio dalla notizia della telefonata tra Casa Bianca e Cremlino – il negoziato aperto da Washington con Mosca, scavalcando Kiev e tutte le capitale europee, se non è un “tradimento” è qualcosa di molto simile.

L’Alta rappresentante Ue, Kaja Kallas, dopo aver incontrato il ministro della Difesa di Kiev Rusten Umerov, scrive sui social che gli ucraini «non rinunceranno alla loro libertà e al loro territorio». E l'Europa «continuerà a sostenere l’Ucraina nella sua lotta». Negli stessi minuti è un portavoce della Commissione europea a precisare che tra Ursula von der Leyen e Donald Trump «non c’è stato alcun coordinamento» per quanto riguarda la telefonata a Putin. E poi, arrivando al quartier generale Nato per il primo vertice ministeriale dell'anno, Kallas aggiunge: «Non è una buona tattica negoziale concedere tutto ancora prima che le trattative siano iniziate. L’appeasement non ha mai funzionato».

Unione Europea scavalcata e ignara di tutto, ma «nessun accordo preso alle nostre spalle» sull’Ucraina «funzionerà». Qualsiasi «soluzione rapida sull’Ucraina è un affare sporco» e «non funzionerà. Non fermerà le uccisioni, la guerra continuerà» ha concluso l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas. Ma il punto per l’Ue e i Ventisette è che aver speso, dal 24 febbraio 2022 a oggi, a sostegno dell’Ucraina 134 miliardi di euro, 48,3 miliardi destinati al sostegno militare sembra non portare a nessun riconoscimento politico.

Se infatti il Cremlino ieri ha fatto sapere che Kiev «in un modo o nell’altro» sarà coinvolta nei negoziati tra Mosca, l’Europa «deve parlare con Washington per salvare il proprio posto nei negoziati» sull’Ucraina, affermava il portavoce Dmitrij Peskov.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - Ansa

La telefonata tra Trump e Putin sembra aver già aperto un fossato nelle relazioni atlantiche. Dopo che il leader Usa ha definito non «realistica» una annessione dell’Ucraina alla Nato, a Bruxelles il segretario della Difesa Hegseth è stato più esplicito sui punti di partenza degli Stati Uniti per la negoziazione: l'Ucraina non potrà tornare ai confini pre-2014 (invasione della Crimea), non potrà unirsi alla Nato e qualsiasi forza di mantenimento della pace non sarà coperta dalla clausola di mutua difesa della Nato. Questo significa che gli Stati Uniti non interverranno in caso di uno scontro con le forze di Mosca. «Gli americani sono parte attiva» della Nato, ha aggiunto Hegseth, ma il 5% della spesa per la difesa «è fondamentale». E gli Stati Uniti non possono essere il «garante permanente» della sicurezza per cui l’Occidente si deve «svegliare».

Il segretario generale della Nato Mark Rutte assicura la presenza di una chiara «convergenza» tra gli Usa e gli alleati per una soluzione «duratura» del conflitto. L’impegno per l'adesione futura dell'Ucraina deciso al summit di Washington del 2024, non significa che «i negoziati di pace debbano necessariamente concludersi con l'ingresso nella Nato», affermava il segretario Nato. E in chiusura di vertice precisa che è necessario passare a «una mentalità da tempo di guerra». Per questo gli alleati che spendono meno del 2% del Pil per la difesa devono farlo entro l’estate e «chi è già al 2% deve prepararsi a superarlo, puntando ben oltre il 3%». Tensioni per ora sotto traccia, ma pronte ad esplodere: spaccare la Nato tra Usa ed Europa sul destino dell'Ucraina «sarebbe il regalo più grande che si può fare a Putin», affermava infatti il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto.

Un confronto che, superata la sorpresa a Bruxelles, riprenderà più aspro oggi alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, con l’Ue a reclamare un posto al tavolo per non dover assistere a una parte d’Europa spartita fra le due superpotenze.

Cosa succede a Monaco

Oggi Zelesnsky incontrerà il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance a Monaco, e sarà il primo vero banco di prova per le relazioni Kiev-Washington nell’era Trump. Da Mosca i commenti sono invece entusiastici, come di chi assapora un’imminente vittoria politico-militare, tornando, grazie alla reciproca legittimazione, sul palcoscenico dei Paesi che contano. «Gli Stati Uniti sono il principale interlocutore della Russia per quanto riguarda il negoziato su una possibile soluzione della crisi ucraina», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Fino a dare manforte a Trump, assicurando che la partita diplomatica non escluderà il Paese attaccato tre anni fa da Mosca. «In un modo o nell’altro, ovviamente, l’Ucraina parteciperà ai negoziati. Ci sarà sia un percorso di dialogo bilaterale russo-americano, sia uno collegato al coinvolgimento dell’Ucraina», ha aggiunto Peskov in un’intervista alla tv di Stato. I termini del negoziato sono ancora vaghi. Ma alcune questioni sono in cima alla lista. Putin rifiuta l’ipotesi di uno «scambio di territori» con l’Ucraina, che ha preso il controllo di una parte della regione russa di Kursk (dove Kiev ha vistosamente perso terreno), mentre d’accordo con Trump ribadisce che Kiev non potrà tornare ai confini del 2014. Se l’adesione all’Ue non è una strada sbarrata, al contrario sembra fuori discussione l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Non è detto che le cose andranno di fretta. L’agenzia di stampa Interfax ha citato Peskov secondo cui la preparazione di un incontro tra i presidenti Putin e Trump potrebbe richiedere diversi mesi. Una dichiarazione che in apparenza sembra spegnere gli entusiasmi della Casa Bianca, ma che diversi analisti interpretano come parte del negoziato non ufficiale cominciato con l’insediamento di Trump. Su una cosa Mosca e Washington sono d’accordo: la stretta di mano avverrà a Riadh, in Arabia Saudita. Una scelta che avrà ricadute anche sullo scacchiere mediorientale, confermando come Russia e Usa vogliano approfittare dei colloqui sull’Ucraina per riscrivere i paradigmi della geopolitica, anche a costo di aggirare il diritto internazionale. Le parole di Trump sembrano aver galvanizzato i generali i russi. Nella notte in cui ha ripreso quota l’ipotesi negoziale, Mosca ha lanciato 140 droni kamikaze contro l’Ucraina. Ma se i raid su Odessa e le infrastrutture portuali nel sud non sono una novità, è un salto di qualità il lancio di droni sulla Moldavia. Almeno due velivoli senza pilota sono precipitati all’interno dei confini di Chisinau, al confine con la Romania. Le autorità di Bucarest, Paese membro della Nato, hanno confermato di avere trovato frammenti di “Shahed” iraniani lungo la fascia frontaliera con la Moldavia e che, «con ogni probabilità», il loro spazio aereo è stato violato.

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