giovedì 25 maggio 2023
Il direttore di Medici con l'Africa racconta la fatica di crescere, studiare e contribuire allo sviluppo di tanti ragazze e ragazzi del continente. E e si chiede. «Cosa farei al loro posto?»
L'Africa è colpita dalla siccità in molte aree ma ad aumentare sono le spese militari, non quelle per l'agricoltura

L'Africa è colpita dalla siccità in molte aree ma ad aumentare sono le spese militari, non quelle per l'agricoltura - Irina Fuhrmann / Intermón Oxfam

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Sono stato in Africa decine e decine di volte. Ho visto tanti Paesi diversi, soprattutto a sud del Sahara. Le mie missioni mi portano in luoghi remoti e sperduti, dove raramente si vede un bianco, ma anche in grandi agglomerati urbani caotici e sovraffollati. Ho attraversato lunghe distese di terra rossa, fiumi e foreste, luoghi magnifici e incontaminati. Ma, soprattutto, ho incontrato e continuo a incontrare persone. Uomini, donne, giovani, bambini, tantissimi. Un’umanità straordinaria e varia.

Ogni volta che ritorno da una missione in Africa porto nel cuore i loro volti, i loro sorrisi, i loro pianti e le loro sofferenze. Storie che non mi abbandonano, che mi scuotono e mi interpellano. Ogni volta che torno dal Continente africano mi domando: «Perché ho avuto la fortuna di nascere in Italia? Perché non sono nato in Sud Sudan o in Centrafrica?».

Ma più di tutto, mi chiedo: «Che cosa farei se fossi al posto loro? Se vivessi per esempio a Yirol, in Sud Sudan in mezzo al nulla? Niente acqua corrente, niente elettricità, niente Internet, scuole che funzionano a singhiozzo, un unico ospedale con 105 posti letto per oltre 300.000 abitanti? Un Paese in cui c’è 1’ostetrica ogni 10.000 mamme che devono partorire?».

Non ho la risposta a questa domanda. Ho solo in mente l’esempio tenace e determinato di Gordon, sud sudanese. Quando ha cominciato a studiare, da ragazzo, era in corso la guerra tra il Nord e il Sud del Sudan e così è dovuto emigrare in Kenya per completare la scuola primaria. Tornato a casa, a 12 anni, scopre che suo padre è morto. Vuole continuare a studiare, ma sua mamma non può permetterselo.

Così va a pescare per vendere il pesce al mercato e mettere da parte i soldi per la scuola secondaria. Con moltissimi sforzi, riesce ad andare in Uganda e continuare gli studi. Quando rientra in Sud Sudan, scopre che anche la madre è morta. È rimasto solo, ma non ha mollato. Chiede di poter studiare per diventare ostetrico.

Dopo 9 anni, viene accettato in una scuola dove però non ci sono alloggi per studenti maschi. Così, dopo mille peripezie, arriva a Lui, in Western Equatoria e grazie al sostegno del Cuamm riesce a coronare il suo sogno. A 36 anni, oggi è un ostetrico e lavora a Paynjiar nello Stato di Unity.

Ricordo ancora il giorno in cui gli ho consegnato il diploma. Era un uomo felice. Aveva realizzato il suo sogno. E come Gordon, ricordo Amina, Sorry, John. Ciascuno di loro, ricco delle competenze acquisite, ha scelto di mettersi a servizio del proprio Paese, con orgoglio e dignità.

Oggi nel mondo si celebra l’Africa Day. Come Medici con l’Africa Cuamm vogliamo continuare a sognare con i tanti giovani africani che si impegnano, studiano e si formano per diventare protagonisti del proprio destino. Come Cuamm facciamo la nostra parte, nella cura di mamme e bambini, e anche nella formazione di professionisti sanitari competenti e motivati. È un sogno che ogni giorno si realizza, un poco per volta.

Dante Carraro è direttore di Medici con l’Africa Cuamm

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