Grazie anche al calo dei prezzi dell’energia sui mercati internazionali rispetto al 2022, nel 2023 i prezzi alimentarti mondiali sono calati del 13,7%, con in particolare una diminuzione per gli oli vegetali e i cereali. A renderlo noto stamane è stata la Fao, secondo cui l'indice dei prezzi alimentari calcolato dalla stessa organizzazione delle Nazioni Unite, che segue la variazione dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti di base, è sceso del 15,4% su base annua per i cereali, "riflettendo mercati globali ben forniti". I prezzi degli oli sono diminuiti del 32,7%, soprattutto a causa del "rallentamento della domanda da parte del settore del biodiesel".
L’indice dei prezzi alimentari ha raggiunto una media di 118,5 punti a dicembre, in calo dell’1,5% rispetto a novembre e del 10,1% da dicembre 2022. Il calo dei prezzi è cruciale anche nella lotta globale alla fame. Sei mesi fa l’ultimo rapporto Sofi sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione del mondo diffuso da cinque agenzie specializzate dell’Onu, tra cui la Fao, ha lanciato l’allarme sulla fame, che minaccia oggi 122 milioni di persone in più nel mondo rispetto al 2019, a causa sia della pandemia che del susseguirsi di choc climatici e conflitti e dell’aumento dei prezzi. Nel 2022 la fame ha colpito in media 735 milioni di persone, con l’insicurezza alimentare in crescita nell’Asia occidentale, nei Caraibi e nel continente africano. Secondo lo stesso documento, nel 2022 circa il 29,6 percento della popolazione mondiale, pari a 2,4 miliardi di persone, non ha avuto accesso costante al cibo, il che è indice di prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave. Tra queste, circa 900 milioni di persone sono state esposte a insicurezza alimentare grave.