Un barcone in Congo, dov'è abitudine spostarsi lungo le vie d'acqua che formano una rete di comunicazione più efficiente di quella stradale. Ma i naufragi sono frequenti, soprattutto di notte - fermo immagine da video
È di almeno 60 morti il bilancio del naufragio nel fiume Congo di una nave che trasportava oltre 700 passeggeri. Lo ha riferito ad al Jazeera Steve Mbikayi, ministro per gli Affari Umanitari della Repubblica Democratica del Congo. Il numero delle vittime, ha avvertito il ministro, potrebbe però essere molto più elevato dal momento che finora sono stati recuperati solo 300 sopravvissuti.
L'incidente è avvenuto nella notte nei pressi del villaggio di Longola Ekoti, nella provincia occidentale di Mai-Ndombe. La nave, partita da Kinshasa e diretta a Mbandaka, sarebbe affondata a causa dell'eccessivo numero di persone a bordo e delle difficoltà della navigazione notturna.
Il fiume Congo, via di comunicazione ad alto rischio
Il fiume Congo, insieme ai due principali affluenti, il Kasai e l'Oubangui, costituisce una rete di vie fluviali lunga 25 mila chilometri che è per milioni di persone l'unica via percorribile per attraversare le fitte giungle di un Paese con una rete stradale carente e in pessime condizioni. Sono 10 mila le imbarcazioni che circolano su questi imponenti corsi d'acqua ma l'elevato numero di vittime non è una mera questione di statistica. Le navi e le barche che solcano il Congo e i suoi affluenti sono spesso vecchie e sovraccariche, nonché prive di ogni minimo requisito di sicurezza, a partire dai giubbotti di salvataggio. La maggior parte degli incidenti avvengono di notte, quando i capitani delle imbarcazioni, che a volte non conoscono nemmeno il codice di navigazione, rischiano di avvicinarsi troppo alla riva, nella totale assenza di segnali e illuminazione.
Secondo fiume del pianeta per portata d'acqua e ampiezza del bacino (il primo è il Rio delle Amazzoni), il Congo è una risorsa preziosissima per l'economia della Repubblica Democratica del Congo ma si trasforma spesso in una trappola mortale. Dal 2008 al 2018 nel Paese sono perite nei naufragi almeno 1.423 persone. Si tratta però solo dei decessi accertati: il numero reale potrebbe essere molto superiore.
In 5 Paesi il 60% dei morti per naufragio nel mondo
L'incidente di ieri notte è il più grave dall'aprile 2019, quando 142 persone annegarono nel lago Kivu, al confine con il Ruanda. Per trovare un incidente dal bilancio più pesante nel bacino del Congo bisogna risalire al maggio 2010, quando un fatiscente battello fu fatto letteralmente a pezzi dai gorghi del fiume Kasai, portando con sé 138 vite. Due tragedie superate, nel ventunesimo secolo, solo dall'incendio di un traghetto nel nord del Paese avvenuto nel 2004, con un bilancio di almeno 200 dispersi.
In alcuni casi il numero delle vittime è impossibile da calcolare. È il caso della nave che, nel dicembre 2014, affondò nella notte dopo aver urtato una roccia nel fiume Congo, nei pressi di Kisangani. Furono recuperati 6 corpi ma di oltre 100 dispersi non si seppe più niente. È invece sconosciuto il numero dei dispersi nel naufragio di un'imbarcazione affondata nel fiume Momboyo nel maggio 2018. I corpi recuperati furono 50. Quanti furono inghiottiti dall'acqua senza mai riemergere non lo sa nessuno.
La Repubblica Democratica del Congo, secondo i dati dell'Ong Robin des Bois, è tra i cinque Paesi che, da soli, nel periodo dal 2008 al 2018, hanno contato oltre il 60% dei morti per naufragio nel mondo (gli altri sono Tanzania, Bangladesh, Filippine e Indonesia).