mercoledì 27 dicembre 2023
Secondo una ricerca dell'organizzazione benefica Christian Aid, sono i Paesi che meno inquinano ad essere i più colpiti. "Siamo davanti a una lotteria globale"
La distruzione causata dagli incendi di agosto nelle Hawaii

La distruzione causata dagli incendi di agosto nelle Hawaii - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

I 20 disastri climatici più costosi del 2023 hanno colpito soprattutto i Paesi che meno contribuiscono al riscaldamento globale e quelli meno capaci di adattarsi e ricostruire dopo precedenti fenomeni meteorologici estremi. È la conclusione di una ricerca dell'organizzazione benefica Christian Aid che ha realizzato una mappatura dei più devastanti incendi, tempeste, alluvioni e siccità dell'anno che sta per concludersi. Eventi drammatici che sono costati dagli oltre 4mila dollari a persona nelle Hawaii devastate dagli incendi fino a 9 dollari a testa nelle inondazioni in Perù, in quella che viene definita una "lotteria globale dei codici postali", presentata dal quotidiano britannico Guardian.
Lo studio ha scoperto che devastanti incendi e inondazioni stanno colpendo coloro che meno possono permettersi di ricostruire e i Paesi che hanno contribuito meno alla crisi climatica, bruciando molti meno combustibili fossili rispetto alle nazioni ricche, che hanno dovuto affrontare un numero minore di disastri climatici. La ricerca ha esaminato 20 disastri naturali, aggravati dal collasso climatico, che hanno colpito 14 Paesi nel corso del 2023.
Il costo pro capite più alto è stato quello degli incendi alle Hawaii, ad agosto, che supera di gran lunga il secondo più costoso, ovvero le tempeste di Guam a maggio, con un costo di quasi 1.500 dollari a persona. Al terzo posto la tempesta a Vanuatu, costata 947 dollari pro capite, seguita dalla tempesta in Nuova Zelanda (468 dollari) e da un'alluvione sempre in Nuova Zelanda (371 dollari). Al sesto posto l'alluvione che ha flagellato l'Italia (164 dollari), quella in Libia (105 dollari) e in Perù (66), per poi passare ai danni causati dalla siccità in Spagna (50 dollari), una tempesta in Myanmar (41 dollari). Nella seconda parte della classifica dei disastri climatici ci sono alluvioni in Cile (39 dollari) e ad Haiti (36), una tempesta in Messico (35), un incendio in Cile (30), una tempesta negli Usa (25), un'inondazione in Cina (23), tempeste in Perù (20), Malawi (17) e Stati Uniti (16).
L'analisi evidenzia inoltre che i Paesi con infrastrutture peggiori e case più fragili devono affrontare costi maggiori dopo un disastro climatico poiché le loro aree abitate vengono distrutte più facilmente. Nelle zone in cui le persone hanno dovuto affrontare i costi più elevati, molte sono impiegate nell'agricoltura, settore maggiormente vulnerabile alle condizioni meteorologiche estreme, e in cui è meno probabile che il governo investa nella prevenzione o nella ricostruzione. "Quando si tratta di crisi climatica, c'è una lotteria globale che viene giocata contro i poveri", ha dichiarato Patrick Watt, amministratore delegato di Christian Aid.
Nello specifico, nei Paesi più poveri, le persone sono spesso meno preparate ai disastri legati al clima e hanno meno risorse con cui riprendersi. Il risultato à che muoiono in numero maggiore e la ripresa è più lenta e più disuguale. "C'è una doppia ingiustizia nel fatto che le comunità più colpite dal riscaldamento globale abbiano contribuito poco al problema", ha sottolineato Watt. Sulla scia della Cop28, svoltasi a Dubai tra il 30 novembre e il 12 dicembre, Christian Aid sollecita i "governi a intraprendere urgentemente ulteriori azioni a livello nazionale e internazionale, per ridurre le emissioni e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico". Laddove gli impatti vanno oltre ciò a cui le persone possono adattarsi, "il fondo per le perdite e i danni deve essere finanziato per risarcire i Paesi più poveri per gli effetti di una crisi che non è stata provocata da loro", ha suggerito l'organizzazione internazionale.
Perdite e danni, con riferimento ai pagamenti da parte dei Paesi più ricchi e più inquinanti a coloro che emettono meno combustibili fossili ma sopportano il peso maggiore del collasso climatico, sono diventati parte dei negoziati sul clima negli ultimi anni. I Paesi in via di sviluppo hanno chiesto giustizia climatica dopo aver affrontato disastri la cui soluzione è stata estremamente costosa. Al vertice sul clima Cop28 tenutosi a Dubai, i Paesi ricchi hanno promesso un totale complessivo di poco più di 700 milioni di dollari al fondo per perdite e danni, l'equivalente di meno dello 0,2% delle spese economiche irreversibili, causate dal riscaldamento globale.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: