giovedì 24 ottobre 2024
Alla chiusura del vertice dei Brics (economie mondiali emergenti) il segretario generale Onu saluta il leader del Cremlino con un inchino. Il presidente ucraino Zelensky: scredita le Nazioni Unite
Guterres saluta Putin

Guterres saluta Putin - Ansa

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La Russia e la Cina brindano al loro successo, l’Unione Europea lo bolla come un fallimento e l’Ucraina va su tutte le furie. Il vertice dei Brics di Kazan si è concluso e l’unica certezza, per il momento, è che c’è da stare poco tranquilli. Il protagonista dell’ultima giornata è stato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, arrivato a Kazan per incontrare Putin, che ha salutato con stretta di mano e un accenno di inchino. D fatto, con la sua presenza, ha consacrato le ambizioni della Cina costituire un ordine mondiale in concorrenza con quello a trazione occidentale. Tanto che Kiev lo ha accusato, con la sua visita, di togliere credibilità alle Nazioni Unite. Dal canto suo, Guterres ha voluto riproporre, alla platea e al presidente Putin, quello che ripete sempre. Ha invocato una «pace giusta» in Ucraina, ha chiesto un «immediato cessate il fuoco» a Gaza, ha sollecitato «la cessazione delle ostilità» in Libano.

Che basti questo ad avviare una fase negoziale è davvero difficile. Anche perché proprio ieri, nel suo intervento, il presidente Putin è tornato a ripetere che Mosca sta avanzando sulla linea del fronte. Il Cremlino non si sottrae al dialogo, ma lo fa alle sue condizioni: la proposta di pace «deve essere basata sulla realtà», quindi tenere conto dei territori conquistati dalla Russia. Il presidente ha anche parlato del Medio Oriente, dove, secondo lui, il rischio che si arrivi a un conflitto mondiale «è altissimo». Al numero uno del Palazzo di Vetro è anche toccato ascoltare il presidente iraniano e alleato del Cremlino, Massud Pezeshkian, mentre definiva l’Onu «insufficiente per risolvere il conflitto in Medio Oriente». Anche ieri il presidente cinese Xi Jinping è stato uno dei grandi mattatori della manifestazione. Durante il suo discorso, il leader di Pechino ha detto che i Brics devono diventare «una forza stabilizzatrice per la pace globale». Da alternativa agli Stati Uniti, sembra quasi che il Dragone voglia diventarne il sostituto. A dargli man forte, ancora una volta, è arrivato il presidente Putin, che durante la sua conferenza stampa ha strizzato a distanza l’occhiolino a Trump, definendolo «sincero» quando parla di fine della guerra in Ucraina e accusando Zelensky di non volersi sedere al tavolo dei negoziati perché implicherebbe andare al voto. Il capo del Cremlino ha glissato sulla presenza di 12mila soldati provenienti dalla Corea del Nord e impegnati nella guerra contro Kiev. L’intelligence ucraina, però, non ha dubbi. Non solo hanno raggiunto il campo di battaglia, ma sono anche stati schierati nella regione di Kursk.

A sentire Mosca e Pechino il vertice è stato dunque una vittoria su tutta la linea. Mentre l’Unione Europea ha bocciato con decisione un summit «utilizzato da Putin per rompere l’isolamento di cui è oggetto la Russia dall’inizio della guerra in Ucraina». La verità, come spesso succede, sta nel mezzo. Parlare di fallimento forse è esagerato, ma è pur vero che, aldilà delle buone intenzioni, nella risoluzione di Kazan non è ravvisabile una linea comune dei Paesi emergenti, non solo sul supposto nuovo ordine mondiale tanto caro a Mosca e Pechino, ma nemmeno sui due conflitti in corso. Ogni potenza sembra interessata a portare avanti la sua agenda personale, fra veti, possibili adesioni, e pressioni contro Israele. Quindi il Brasile si è messo di traverso circa il possibile ingresso del Venezuela. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si è detto determinato a migliorare il dialogo con i Brics nellos forzo di creare una piattaforma comune per boicottare lo stato ebraico. Il Reis ne ha approfittato anche per incontrare il leader palestinese Abu Mazen, che ha accusato Tel Aviv di voler «svuotare Gaza dei palestinesi».

Occorre, a questo punto, vedere quanti dei 30 Paesi entrati come osservatori decideranno di aderire a un’organizzazione confusa e poco coesa, e soprattutto quanti accetteranno di sposare la corrente antio-ccidentale di Mosca e Pechino, indecisi fra risentimento e real politik. Il futuro è ancora tutto da scrivere.

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