giovedì 18 marzo 2021
Sorto alla periferia di Shijiazhuang, la capitale provinciale della provincia di Hebei, il campo può accogliere oltre 4mila ospiti. Ogni prefabbricato misura 18 metri quadrati
Il campo sorto alla periferia di Shijiazhuang in Cina

Il campo sorto alla periferia di Shijiazhuang in Cina - Scmp Video

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Le teste sbucano fuori da piccoli oblò quadrati. Per terra, ai piedi di ogni apertura, sono depositati dei sacchetti: contengono, presumibilmente, i rifiuti quotidiani di ogni “ospite”. I cubi – bianchi, piccoli e monotoni – si susseguono a decine. Tutti ermeticamente chiusi. Dall’esterno. Fuori, seppelliti dentro tute di protezione azzurre, simili ad alieni catapultati da un’altra dimensione, si aggirano i medici e gli infermieri. Una manciata di secondi appena: tanto dura il video, sfuggito alle maglie della censura cinese, che “cattura” un frammento di vita quotidiana dentro il campo di quarantena a Xishuangbanna, nello Yunnan. «Chi viene deportato nel campo dovrà rimanervi per almeno tre settimane a proprie spese: 300 yuan (46 dollari) al giorno, escluse medicine, test e altre spese varie», si legge nella didascalia che accompagna il breve filmato, apparso su Twitter e YouTube. Non è un caso isolato.

A gennaio hanno fatto il giro del mondo le immagini dei lavori di costruzione di un altro enorme campo, sorto come un fungo alla periferia di Shijiazhuang, la capitale provinciale della provincia di Hebei: tutto un alveare di operai e ruspe. Oggi, in ossequio alla velocità cinese, con i lavori terminati, il campo di quarantena è in grado di ospitare fino a 4.160 persone. Siamo dinanzi all’ultima linea difensiva che la Cina – il primo Paese a registrare casi di Covid-19, il primo ad uscire (misteriosamente, dicono maliziosamente alcuni analisti) dalla pandemia – ha eretto per fronteggiare eventuali risorgenze della pandemia, a dispetto dei numeri ufficiali che dipingono una situazione nel Paese pressoché immune dall’infezione. La risposta cinese alla pandemia – «draconiana», come è stata definita – ha finito per condizionare anche quella adottata nel resto del mondo, aprendo un dibattito tra chi sostiene l’ineluttabilità delle misure di contenimento del virus e chi la loro natura liberticida e incompatibile con le democrazie occidentali. Secondo i dati forniti dall’agenzia ufficiale Xinhua fino alla serata di mercoledì, la Cina continentale aveva registrato un totale di 5.169 casi di infezione arrivati da altri Paesi (sei i casi nuovi). Tra questi, 5.001 sono già stati dimessi da vari ospedali dopo essere guariti e 168 risultano ancora ricoverati. E nessuna vittima. Dall’anno scorso il numero totale di casi confermati di Covid-19 nella Cina continentale è stato di 90.072 persone, mentre il bilancio ufficiale delle vittime è di 4.636. Per fare un confronto, in Italia, il totale dei contagi ha abbondantemente sfondato quota 3 milioni mentre le vittime sono oltre 103mila. Numeri che hanno fatto sorgere non pochi dubbi sull’attendibilità (e trasparenza) dei dati cinesi relativi alla pandemia.

I lavori per la costruzione del campo di Shijiazhuang sono iniziati il 13 gennaio: più di 4.000 operai edili hanno lavorato «giorno e notte» per completare la struttura. Ogni prefabbricato misura 18 metri quadrati ed è dotato di bagno e doccia, scrivania, un letto, collegamento Wi-Fi e televisore.Ma chi è destinato ad essere ricoverato nella struttura e perché si è costruito proprio qui? Secondo quanto ha riportato la Cnn, i funzionari di Shijiazhuang hanno avviato test di massa e rigidi blocchi, dopo l’insorgenza di nuovi focolai nella regione, spostando interi villaggi in strutture centralizzate nel tentativo di frenare la diffusione del virus. Almeno 20mila le persone coinvolte. Nel frattempo, milioni di residenti locali sono stati testati per il virus più volte.Il campo di quarantena accoglie e accoglierà persone entrate in stretto contatto con pazienti Covid-19. Dovrebbe essere questa la differenza principale con quanto è successo lo scorso anno. A marzo del 2020, quando vennero eretti almeno altri 20 centri di quarantena, essi ospitarono anche persone infette, «creando – secondo quanto raccontato al sito di informazione npr da alcuni testimoni diretti – il rischio di contaminazioni incrociate tra pazienti sani e infetti».

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