Sono 185 le chiese incendiate, oltre 190.000 le persone costrette alla fuga. È il
bilancio delle violenze perpetrate da Boko Haram negli ultimi
due mesi nella diocesi di Maiduguri, il cui territorio comprende
gli Stati della Nigeria settentrionale di Borno, Yobe e alcune
aree di quello di Adamawa. Lo rende noto il direttore delle
Comunicazioni Sociali della diocesi, don Gideon Obasogie, citato
dall'
Agenzia Fides.
Negli ultimi due mesi 11 città comprese nel territorio della diocesi sono cadute nelle mani di Boko Haram. Il vescovo Oliver Dashe Doeme afferma che la setta islamista controlla in tutto 25 città nel nord della Nigeria. "Trenta giorni fa, le comunità cattoliche di Gulak, Shuwa, Michika,
Bazza e altre, sono state saccheggiate dai crudeli attacchi dei
terroristi di Boko Haram", afferma il direttore delle
Comunicazioni Sociali."Gwoza e Magadali sono sotto il controllo dispotico e
tirannico dei terroristi da 60 giorni", sottolinea don Obasogie.
"I nostri sacerdoti sono sfollati, mentre i cittadini, che si
suppone dovessero celebrare l'indipendenza come nazione libera,
invece piangono i loro morti e sono ridotti allo stato di
sfollati interni. Dov'è allora la libertà?", si chiede.Don Obasogie descrive le terribili condizioni nelle
quali sono costretti a vivere gli sfollati, accolti nelle
abitazioni di parenti e amici (anche 60-70 persone alla volta),
oppure in strutture improvvisate a Maiduguri, Mubi, Yola, Uba,
Gombe, Biu e Damaturu. Il pensiero degli sfollati va a coloro
che non sono riusciti a fuggire, persone anziane o malate ma
anche giovani. Le donne sono vittime di violenze sessuali mentre
si diffondono le pratiche di decapitare gli ostaggi, come è successo a un pilota militare catturato dopo essersi lanciato dal suo aereo abbattuto da Boko
Haram l'11 settembre.