Il presidente Usa Joe Biden ha dichiarato pieno sostegno alla Nato, definita di «decisiva importanza per gli interessi degli Stati Uniti» - Reuters
Se gli europei volevano rassicurazioni da Joe Biden sulla Nato sono stati accontentati. Il nuovo presidente Usa, al primo vertice dell’Alleanza dopo la cupa era di Donald Trump (che aveva definita «obsoleto » il Patto Atlantico), ha trovato parole nette e chiare per i suoi 29 alleati. «La Nato è di decisiva importanza per gli interessi Usa – dichiara in un incontro con il segretario generale Jens Stoltenberg – e consideriamo l’Articolo 5 come un obbligo sacro», in riferimento all’obbligo per ogni membro Nato di soccorrere un alleato sotto attacco, clamorosamente messo in dubbio da Trump.
«Voglio – prosegue il presidente – che tutta l’Europa sappia che gli Stati Uniti ci sono. La nostra Alleanza è più forte che mai». Tanto che a vertice finito l’omologo francese Emmanuel Macron (che pochi anni fa aveva definito la Nato «cerebralmente morta») si mostrerà soddisfatto. «La riunione di oggi (ieri ndr) – dichiara – è stata una chiarificazione strategica, una tappa importante». Il grande, nuovo tema è la minaccia cinese, che evidentemente sta a cuore a Biden, come si è visto anche al G7 in Cornovaglia. «Le ambizioni indicate dalla Cina – si legge nel comunicato finale – e il suo comportamento assertivo costituiscono sfide sistemica all’ordine internazionale e alle aree rilevanti per la sicurezza dell’Alleanza». Si denunciano le «attività coercitive » (contro uighuri e Hongkong), il fatto che Pechino stia «rapidamente espandendo il suo arsenale nucleare » e «cooperando militarmente con la Russia». «La Nato ha fatto un lungo percorso – dirà Stoltenberg a fine vertice – fino a 18 mesi fa la Cina non era mai stata neppure menzionata». L’Alleanza si aggiorna anche perché, aggiunge, «dobbiamo proteggere gli interessi dei nostri alleati. La Cina si sta avvicinando sempre più a noi, lo vediamo in Africa, nelle infrastrutture, nell’Artico, nello spazio informatico, nel 5G». In gioco è anche la tecnologia, «dobbiamo mantenere il vantaggio» in materia come democrazie occidentali, sottolinea il segretario generale. Non è stato però facile, ammette il norvegese, mettere d’accordo 30 Stati membri. Gli europei sono ansiosi di non prendere troppo di punta la Cina visti anche i giganteschi interessi commerciali. «Non stiamo entrando in una nuova Guerra Fredda – ha dovuto precisare lo stesso Stoltenberg – e la Cina non è il nostro avversario, non è il nostro nemico».
Anche il comunicato finale, per richiesta degli europei, parla della volontà di «mantenere un dialogo costruttivo». «La Cina è un rivale in alcuni campi – ragionava la cancelliera Angela Merkel, al suo ultimo vertice Nato – è un partner in altri », serve «un approccio equilibrato». «La Nato – avvertiva anche Macron – è un’organizzazione che riguarda il Nord Atlantico, non riguarda la Cina. Penso sia molto importante non disperdere e non distorcere il rapporto con Pechino».
E poi, naturalmente, c’è la Russia, con la quale, dice Stoltenberg, «i rapporti sono ai livelli più bassi dalla fine della Guerra Fredda». Mosca, recita il comunicato, «minaccia sempre più la sicurezza dell’area Euro-Atlantica», vista la «posizione più assertiva, nuove capacità militari e atti provocatori». La Russia ha inoltre «intensificato le sue azioni ibride contro alleati e partner della Nato» e attuato «attività illegali e distruttive dei servizi d’intelligence russi sui territori degli Alleati». La Nato ribadisce il pieno sostegno all’integrità territoriale di ex repubbliche sovietiche minacciate da Mosca, l’Ucraina, ma anche Georgia e Moldavia e avverte di esser pronta a «rispondere in modo misurato e responsabile». Parole che fanno da sfondo anche all’incontro, domani a Ginevra di Biden con il presidente russo Vladimir Putin. Il vertice sancisce più in generale la volontà dell’Alleanza di ammodernarsi per rendersi adeguata alle sfide del Ventunesimo secolo, evidenziate nell’Agenda 2030 approvata ieri dai leader. Si parla di terrorismo, di attacchi informatici, e, per la prima volta, di clima per le sue implicazioni sulla sicurezza, di rapporti sempre più stretti con l’Ue. È passata anche l’idea, inizialmente avversata da Parigi, di più fondi per operazioni comuni, senza per ora cifre precise (da negoziare di qui al 2023). I leader hanno infine incaricato Stoltenberg di redigere entro il 2022 un nuovo concetto strategico, visto che quello attuale, del 2010, neppure tiene conto della Cina.