Un anno fa il ciclone Idai, il più forte mai visto sull’Africa australe, si abbatteva con pioggia e venti da duecento chilometri all’ora sulle coste del Mozambico, radendo al suolo la città di Beira per poi spostarsi in Zimbabwe e Malawi, provocando la morte di oltre mille persone e innumerevoli dispersi. In ricordo di quella notte e in memoria delle tante vittime, la diocesi di Beira ha celebrato una veglia di preghiera iniziata la sera di sabato 14 marzo e proseguita fino al mattino di domenica 15 e conclusasi con la messa presieduta dal nunzio apostolico monsignor Piergiorgio Bertoldi.
La veglia si è svolta nella chiesa della parrocchia di Macuti, in riva all’Oceano, sotto una copertura provvisoria realizzata per sostituire il tetto portato via dal vento, in attesa di un intervento di ricostruzione. È un po’ l’immagine che riassume le condizioni di Beira, città tornata in parte alla normalità me che mostra ancora i segni della catastrofe naturale. Specialmente nelle periferie, dove molte abitazioni sono ancora senza tetto e le famiglie dormono ammassate nelle poche stanze riparate. Proprio questa settimana la Diocesi di Beria ha attivato il progetto "Un tetto in una stanza” che permetterà di aiutare duemila famiglie della città nella ricostruzione della propria abitazione. Quella vissuta dalla Chiesa di Beira è stata una vera e propria “conversione” nel segno della carità, come ha ricordato il vescovo Dalla Zuanna durante la veglia. I gruppi caritativi costituiti all’indomani del ciclone hanno fatti raggiunto in modo capillare gli strati più profondi della popolazione, senza distinzioni di credo o di appartenenza religiosa. Un importante aiuto alla ricostruzione è venuto dalle diocesi venete di Vicenza e Adria-Rovigo, presenti a Beira con tre missionari fidei donum, che con una colletta straordinaria hanno raccolto quasi 700mila euro.