Daniele Santi, presidente del Comitato Senzatomica
«Quando la presidente, Elayne Whyte Gómez, ha aperto ufficialmente i lavori, a Palazzo di Vetro, i delegati hanno cominciato a battere le mani. Da allora, tutte le sessioni si sono chiuse con un forte applauso». Daniele Santi, presidente del Comitato Senzatomica, partecipa alla Conferenza di New York con altri delegati della società civile, anche in rappresentanza di Rete Disarmo. «È un momento storico. Questa prima parte del summit è stata cruciale. Stiamo dando l’indirizzo a quanto dovrà essere votato in estate. In particolare, stiamo specificando che cosa dovrà essere incluso nel bando, in modo da renderlo il più efficace possibile», spiega Santi. Che, per chiarire, porta un esempio italiano.
«La Penisola non ha armi atomiche. Eppure ne ospita sul proprio territorio 40 delle 150 presenti in Europa. Abbiamo chiesto che la proibizione includa, oltre al possesso, anche lo stoccaggio e il trasferimento delle testate o di loro componenti». Il vertice, inoltre, aggiunge Santi ha avuto il merito di «smuovere» l’opinione pubblica.
«Tremila scienziati, da tutto il pianeta, tra cui una cinquantina di italiani, hanno aderito all'iniziativa. Negli ultimi anni, abbiamo organizzato una mostra itinerante sul nucleare in 69 città italiane. L’hanno visitata oltre 320mila persone, di cui un terzo studenti. Il tema interessa. I governi, anche i più reticenti, alla fine, dovranno adeguarsi». In tal senso, secondo Santi, il messaggio inviato da papa Francesco in occasione del summit ha avuto un importanza «fondamentale ».
Il presidente di Senzatomica, di fede buddhista, sottolinea: «Il Papa ha inquadrato il problema atomico nel complesso scenario mondiale attuale. E ha ribadito che l’equilibrio internazionale non può essere basato sulla paura. La decisione di includere fra i votanti anche il rappresentante dello Stato vaticano è stata salutata con soddisfazione da tutti i partecipanti e dai rappresentanti della società civile».