undefined - Ansa
"In linea con la tendenza osservata in tutti i Paesi del mondo, anche per l'Italia l'emergenza Covid ha influito negativamente sulla sorveglianza dell'infezione da Hiv/Aids": secondo uno studio recente, mentre in base al trend storico il calo atteso delle nuove diagnosi in Italia era del 15%, il calo effettivamente registrato è stato del 49%, con 761 diagnosi mancate.
“Queste non solo rappresentano altrettante perdite nette nell'opportunità di avviare tempestivamente una terapia efficace, ma hanno sicuramente comportato un numero rilevante di infezioni trasmesse da soggetti inconsapevoli del loro stato di infezione”, ha spiegato Pierangelo Clerici, presidente di Amcli Ets, Associazione microbiologi clinici italiani. "Dopo quasi 4 anni di monopolio dell'attenzione sulla pandemia da Covid", in occasione del World Aids Day gli esperti invitano a "riaccendere i riflettori sulla pandemia silenziosa da Hiv, che tuttora affligge 38 milioni di persone nel mondo".
"Appena 20 anni fa - ricorda l'Amcli - la pandemia di Hiv/Aids sembrava inarrestabile, con 2,5 milioni di nuove infezioni e 2 milioni di decessi all'anno dovuti all'Aids nel mondo. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad un cambiamento radicale della storia naturale dell'infezione, grazie a farmaci molto efficaci che hanno consentito il raggiungimento di una sostanziale normalizzazione dell'aspettativa di vita e una drastica riduzione della contagiosità dei pazienti in terapia. A questi fattori si è aggiunta la disponibilità di strumenti diagnostici sempre più raffinati, che facilitano la diagnosi tempestiva e il monitoraggio terapeutico accurato". In linea con il tema della Giornata mondiale 2023, 'Remember and Commit', "occorre rinsaldare la consapevolezza che la conoscenza delle modalità di trasmissione del virus e una diagnosi tempestiva rendono possibile prevenire e curare la malattia", sottolineano i microbiologi.
"La Giornata mondiale della lotta all'Aids - evidenziano - è un'opportunità per riflettere sui progressi fatti fino ad oggi, promuovere la consapevolezza delle sfide ancora da superare per raggiungere l'obiettivo di porre fine all'Aids entro il 2030 e mobilitare tutte le figure coinvolte nella lotta all'Hiv/Aids". Non a caso "lo slogan adottato dall'Organizzazione mondiale della sanità per questa celebrazione è “Let Communities Lead!”, volendo dare risalto allo sforzo nella lotta che deve coinvolgere l'intera comunità".
Secondo i dati dell’Unpd, “il numero di persone in trattamento antiretrovirale in tutto il mondo è quasi quadruplicato, da 7,7 milioni nel 2010 a 29,8 milioni nel 2022. Eppure, ogni minuto nel 2022, l’Aids ha causato una morte e 9,2 persone che vivono con l’Hiv non hanno avuto accesso al trattamento antiretrovirale”. In Europa “sono 2,6 milioni le persone che vivevano con l’Hiv”.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, "lo stigma e la discriminazione continuano a impedire alle persone di sottoporsi a test e terapie per l'Hiv. Le comunità colpite sono in prima linea nella risposta per raggiungerle" e far emergere questo sommerso. Nonostante i progressi significativi - ha ricordato l'Oms - l'Hiv rimane un problema urgente di sanità pubblica. A livello globale 9,2 milioni di persone non hanno accesso alle cure per l'Hiv. Ogni giorno 1.700 vite umane vengono perse per cause legate al virus e 3.500 persone vengono infettate, molte delle quali non conoscono il loro stato o non hanno accesso alle cure".
La lotta all'infezione in Africa
Il programma "DREAM" della Comunità di Sant’Egidio, da 22 anni, supporta i sistemi sanitari nazionali di 10 Paesi dell’Africa Sub-sahariana, attraverso i suoi 50 centri di salute e 28 laboratori di biologia molecolare, la formazione del personale locale e l’offerta gratuita di servizi di prevenzione e cura per 500.0000 malati.
Una delle sfide attuali di DREAM, per preservare il futuro dell'Africa, è concentrare gli sforzi nella lotta contro la principale causa di morte tra gli adolescenti del Continente: il virus dell'Aids.
I dati mostrano un'incidenza significativa di infezioni da HIV nelle giovani donne africane: nel gruppo di età tra i 18 e i 19 anni, il 13,6% delle ragazze è sieropositivo, mentre per i ragazzi della stessa fascia d'età il tasso è solo dell'1,5%. Questi numeri aumentano ulteriormente per le donne di 30 anni o più, mentre i dati Unaids del 2023 riportano che il 46% delle nuove infezioni, sono donne e ragazze.
Il programma di Sant’Egidio si impegna quotidianamente in azioni concrete per contribuire a contenere questa epidemia. La lotta contro l'Aids significa, oltre che prevenire il contagio, anche intervenire durante la gravidanza. Dal 2002 a oggi, DREAM ha garantito la nascita di 150.000 bambini sani da madri sieropositive, offrendo alle donne incinte servizi di qualità per evitare la trasmissione del virus ai figli.
Un aspetto fondamentale, per contenere la diffusione del virus tra gli adolescenti, è l'attività di educazione sanitaria e sensibilizzazione su questioni legate alla cura. Queste attività sono condotte nel Programma DREAM, da expert client, ossia pazienti che hanno beneficiato della terapia nei centri di salute di Sant'Egidio e sono, a loro volta, divenuti punti di riferimento per fornire ai giovani le informazioni necessarie per sottoporsi ai test e accedere alle cure.
Per vincere la battaglia contro l’Aids, non bastano solo i farmaci: sono necessari formazione continua, risorse economiche e maggiore sinergia tra tutti gli attori coinvolti sul campo. Ma soprattutto, c’è bisogno di non abbassare la guardia e svolgere un’azione continua di informazione e sensibilizzazione nelle comunità locali, per ridurre le nuove infezioni soprattutto tra la popolazione più giovane e oggi più a rischio e per non vanificare i risultati fin qui ottenuti.