Suor Maria De Coppi con alcune ragazze nella sua missione a Chipene in Mozambico - Ansa
Riposa nella nuda terra del cimitero di Carapira, in Mozambico, suor Maria De Coppi, uccisa in un attacco terroristico rivendicato dal Daesh. Ieri l’hanno accompagnata, nell’ultimo saluto, i missionari di quella che era la sua terra da 60 anni, con l’arcivescovo di Napula, Inácio Saure, che davanti alla bara ha ricordato il profeta Ezechiele e ha invocato anche lui: «Che il peccatore si converta e viva». Il fratello Paolo, le sorelle Lucia e Di, i 14 nipoti, i numerosi pronipoti, hanno partecipato dall’Italia, dalle loro case nel trevigiano in religioso silenzio e sul far della sera si sono riuniti nella chiesa della parrocchia, insieme al vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, che ha concelebrato una Messa di suffragio. Lutto cittadino, proclamato dai Comuni di Mareno di Piave e di Santa Lucia di Piave; i sindaci pure loro presenti. E da Verona sono arrivati i comboniani, preti e suore.
«Anche a me hanno sparato, ma per fortuna mi sono salvata, seppur ferita» ha raccontato Linda Mantovani, missionaria da 51 anni, collaboratrice di suor Maria. «Una seconda volta, sono riuscita ad evitare un rapimento. Mi hanno cercato in casa, sono rientrata più tardi, hanno portato via due consorelle». E poi un’altra suora, Rita Zaninelli, che ha testimoniato come Maria fosse innamorata della terra e questo suo amore lo insegnasse alle ragazze.
«Martire della Laudato si’», ha detto. «Basta», ha ammonito a Carapira l’arcivescovo; basta con la violenza, ha proseguito in portoghese, chiamando per nome il Daesh. Più di tre ore di funerale; c’era anche il vescovo Alberto Vera. Sull’altare pure don Lorenzo Barro, uno dei due missionari pordenonesi risparmiati dalla sparatoria.
«Maria partecipa adesso al banchetto celeste», ha detto monsignor Saure. «Se con Cristo condividiamo la morte – ha aggiunto – con Cristo resusciteremo nell’ultimo giorno». «Tutta la sua vita sulla terra è stato un servizio ai poveri», ha detto di suor Maria.
«L’assassinio perpetrato è stato un insulto all’umanità», ha ancora insistito. E suor Maria, ha concluso «è senz’altro una martire della fede». Il vescovo, prima di riprendere la Messa, si è rivolto ai presenti perché con tre esclamazioni invocassero la pace. «Santa subito, suor Maria», si leggeva ieri sera in un cartello appeso vicino alla chiesa di Ramera, nel trevigiano.
«Per ben 59 anni suor Maria ha annunciato il Vangelo – ha detto nell’omelia il vescovo Pizziolo – senza risparmiarsi, anzi procurandosi l’appellativo di una persona “troppo impegnata a diffondere il cristianesimo”».
Facendo poi riferimento alla rivendicazione dei jihadisti, Pizziolo ha aggiunto: «Non so se sia vera l’attribuzione che viene fatta di questa frase al Daesh ma certamente è verosimile che fosse stata percepita come una che diffondeva il cristianesimo. Certamente anche con le parole, ma soprattutto con la vita, con l’amore verso le persone, con la dedizione incondizionata e gratuita… quella che ci insegna Gesù nel Vangelo».
Non ci sono dubbi per Pizziolo e la comunità d’origine di suor Maria: «Una martire, una testimone fino al sangue: questo è stata e così la presentiamo al Signore chiedendo a lui la grazia che il sangue dei martiri continui ad essere seme di nuovi cristiani».