domenica 17 settembre 2023
Secondo il Pontefice l'amore familiare diventa buona notizia perché scuola di umanità, di relazioni positive, di socialità, di vita ecclesiale, perchè educa a vivere nella comunione con i fratelli
Bruno Forte

Bruno Forte - archivio Avvenire

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L’8 ottobre 2013, con l’annuncio del Sinodo straordinario sulla famiglia che si sarebbe svolto un anno dopo, nell’ottobre 2014 (“Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”), papa Francesco segnava l’inizio di una straordinaria stagione sinodale sui temi familiari. Un percorso importante, ricco di contenuti e di sfide, che sarebbe stata poi contrassegnato, accanto a un dibattito intensissimo sulle questioni affrontate, da un Sinodo ordinario nel 2015 (“Gesù Cristo rileva il mistero e la vocazione della famiglia), da due consultazioni mondiali del popolo di Dio e, nell’aprile del 2016, dalla pubblicazione dell’Esortazione postsinodale Amoris laetitia. Inoltre, nel 2021/2022 lo stesso papa Francesco ha indetto l’Anno straordinario Famiglia Amoris laetitia culminato nella Giornata mondiale delle famiglie. Un appuntamento voluto, a cinque anni dall’uscita del documento, per verificarne la ricezione in tutto il mondo. Una lunga stagione dedicata alle riflessioni su coppia, matrimonio, educazione, sessualità e tanto altro di cui facciamo ancora fatica a valutare effetti e conseguenze, benefici e ricadute. Senza considerare che, nel settembre 2015, proprio a cavallo dei due appuntamenti sinodale, è arrivato il Motu proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus” per riformare e snellire i processi di nullità matrimoniale, rendendoli più accessibili e più agili. Svolte di grande spessore e di contenuti importanti che hanno cambiato lo sguardo della Chiesa sulla famiglia, hanno fatto nascere nuovi uffici pastorali nella maggior parte delle diocesi (sia sul fronte del cosiddetto ponte giuridico-pastorale, sia per quanto riguarda l’accoglienza delle persone separate in nuova unione, ma anche per le persone lgbt+). Per questo, a dieci anni dall’avvio della stagione sinodale, vorremmo avviare una riflessione a più voci. L’obiettivo è quello di capire cosa realmente è già cambiato, soprattutto cosa ci riserverà il futuro avviato da quella stagione intensissima di eventi ecclesiali e di confronti appassionati, talvolta anche spigolosi. Lo faremo attraverso le analisi degli esperti che in questi anni si sono spesi per mettere in luce l’importanza delle svolte decise da papa Francesco (L.Mo.)


L'ANALISI di Bruno Forte

Nella Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, fra le sfide cui si chiede di dedicare maggiore attenzione e impegno, è indicata al primo posto la famiglia quale fondamento del vivere insieme degli esseri umani: « La famiglia, nella quale le diverse generazioni s’incontrano e si aiutano vicendevolmente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il fondamento della società » ( Gaudium et Spes, 47). Quest’attenzione alla famiglia era stata particolarmente viva nel magistero di San Giovanni Paolo II, che aveva scelto come tema della V Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi (26 settembre - 25 ottobre 1980) “la famiglia cristiana” e vi aveva dedicato l’Esortazione Apostolica ad esso seguita Familiaris consortio (22 novembre 1981), dove tra l’altro si afferma: « L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!» (n. 86). Sin dall’inizio del suo ministero petrino Papa Francesco ha richiamato l’attenzione sulla famiglia, proprio perché essa «attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali.

Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove s’impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende a essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno» (Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 24 novembre 2013, 66). Alla radice di questi fenomeni si trova spesso un’idea della libertà concepita non come capacità di realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia, ma come autonoma forza di affermazione, non di rado contro gli altri, tesa unicamente al proprio benessere. L’Esortazione Apostolica postsinodale Amoris Laetitia, firmata da Papa Francesco il 19 marzo 2016 e pubblicata l’8 aprile seguente, ha messo in luce anzitutto gli aspetti positivi che presenta nel mondo la situazione della famiglia, fra cui la crescente valorizzazione della dignità e del protagonismo di ognuna delle componenti della vita familiare, l’attenzione ai mutati contesti socio-culturali, il puntare a una maggiore autenticità nelle relazioni interpersonali, l’insistenza sulle ragioni e sulle motivazioni in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro, pur in un mondo in cui crescono l’individualismo e il timore dell’impegno “per sempre”, in un quadro largamente diffuso di “cultura del provvisorio”.

Con realismo e concretezza, l’Esortazione Amoris Laetitia ha richiamato i condizionamenti oggettivi che influiscono sulla formazione e sulla vita delle famiglie, legati alla mancanza o alle esigenze del lavoro, ai problemi abitativi, ai fenomeni migratori, ai bisogni degli anziani e delle persone disabili, alle difficoltà connesse alla miseria, materiale e morale, che spesso incidono fortemente sulla costruzione della famiglia e sulle sue reali possibilità di vita. Nei confronti delle persone che si trovano in queste situazioni, l’Esortazione afferma che «la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare, evitando di imporre loro una serie di norme come se fossero delle pietre, ottenendo con ciò l’effetto di farle sentire giudicate e abbandonate proprio da quella Madre che è chiamata a portare loro la misericordia di Dio» ( Amoris Laetitia, 49). Dopo aver osservato come « nessuna unione precaria o chiusa alla trasmissione della vita ci assicura il futuro della società», Papa Francesco si chiede: « Ma chi si occupa oggi di sostenere i coniugi, di aiutarli a superare i rischi che li minacciano, di accompagnarli nel loro ruolo educativo, di stimolare la stabilità dell’unione coniugale?» ( ib., 52).

Merito dell’Esortazione è aver richiamato con forza i punti centrali della proposta della Chiesa circa la famiglia: « Non si può comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in mezzo a noi» ( ib., 59). E ancora: « Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno… è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale» ( ib., 72). Un tale discernimento è illuminato dalla convinzione che il matrimonio cristiano «non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi» ( ib., 73).

Ritengo che il primo grande frutto delle due assemblee sinodali dedicate alla famiglia e dell’Esortazione apostolica che ne è seguita sia stato proprio il rilanciare il “ Vangelo della famiglia” in tutta la sua profondità e bellezza. Questa buona notizia, secondo la fede e l’esperienza della Chiesa, abbraccia quattro aspetti fondamentali: la famiglia è scuola di umanità, di socialità, di vita ecclesiale e di santificazione. « Proprio perché atto eminentemente umano, essendo diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, l’amore (coniugale) abbraccia il bene di tutta la persona; perciò ha la possibilità di arricchire di particolare dignità le espressioni del corpo e della vita psichica e di nobilitarle come elementi e segni speciali dell’amicizia coniugale. Il Signore si è degnato di sanare, perfezionare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e carità » ( ib., 49). A partire dal suo essere una singolare scuola di amore, la famiglia è anche una scuola di socialità, che fa crescere la persona nello sviluppo delle sue capacità relazionali e nella costruzione della società. Sulla stessa linea, la famiglia diventa grembo di vita ecclesiale, che educa a vivere nella comunione della Chiesa, e scuola di fede e di santificazione, in cui si esercita e si alimenta il cammino di santità dei coniugi e dei figli.

Il cammino sinodale sulla famiglia e la successiva Esortazione Apostolica Amoris Laetitia hanno così contribuito a evidenziare il ruolo decisivo della famiglia nella trasmissione della fede e nell’educazione ad essa: «Si tratta di generare processi più che dominare spazi. Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia » (ib., 261).

Infine, frutto prezioso delle due assemblee sinodali e dell’Esortazione apostolica che ne è scaturita è l’atteggiamento di accoglienza, accompagnamento, discernimento e integrazione che l’intera Chiesa è stata chiamata ad assumere verso le famiglie ferite: « Ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati e non sono trattati come tali, perché formano sempre la comunione ecclesiale. Queste situazioni esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità» ( n. 243). Afferma di conseguenza l’Amoris Laetitia: « La Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Non dimentichiamo che spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo» ( ib. 291). L’amore che il Signore ha per ognuna della Sue creature, insomma, deve essere anche quello della Chiesa e come tale va vissuto e manifestato a chi vive situazioni di convivenza e di unioni di fatto o si trova a sperimentare una nuova unione dopo un fallimento matrimoniale. Non esiterei a dire che chi ha compreso questa radicale scelta di carità pastorale ha compreso lo spirito e il cuore di Papa Francesco e dell’impulso che ha dato alla Chiesa intera con l’Esortazione Apostolica Amoris laetitia.

arcivescovo di Chieti-Vasto, segretario speciale nei Sinodi dei vescovi sulla famiglia 2014 e 2015

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