martedì 18 giugno 2024
Educazione nordica? Sviluppo della resilienza? Privilegiare i "no" che aiutano a crescere? Tutto giusto ma anche la formula educativa più geniale non può fare a meno di mamme e papà
La miglior ricetta per educare? Una coppia di genitori
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Meglio l’educazione nordica. Meglio se fino a 15 anni si tengono lontano dai social. Meglio se si lavora sulle competenze genitoriali. Meglio se si mettono da parte le promesse di felicità a basso costo. Meglio se si stimola lo sviluppo della resilienza. Meglio se imparano ad accettare qualche “no”. Meglio, certo. Ma tutto questo lavoro chi lo deve fare? Sull’educazione si scrivono libri – negli ultimi mesi solo su questo sito ne abbiamo raccontati tanti – si organizzano conferenze e forum, si avviano ricerche e sondaggi. Sono preoccupazioni lodevoli, non c’è neppure da metterlo in dubbio. E gli esperti che continuano a riflettere su questo tema in modo originale e intelligente meritano la massima considerazione, oltre alla gratitudine di tutte le famiglie. Ma forse, in questa ricerca della ricetta magica per educare – o meglio dell’approccio più ragionevole e quindi efficace - ci siamo dimenticati di un particolare.

Se manca una coppia di genitori “funzionali” – termine non esaltante ma caro agli psicologi – nessun progetto educativo può dirsi davvero adeguato. Sarà un discorso antipatico e datato, ma solo se partiamo da una coppia che “funziona” sul piano delle dinamiche relazionali, su quello dell’intesa personale e spirituale, su quella della condivisione valoriale, su quello della reciprocità, avremo la piattaforma migliore per impostare e portare a termine qualsiasi progetto educativo. Dobbiamo avere il coraggio di proporre questo punto di vista, senza timore che possa apparire fuori moda, elitario, confessionale. Dare forza alla coppia, lavorare perché nel cuore della famiglia non venga meno il ruolo di una mamma e di un papà convinti che il loro impegno sia determinante per il bene della famiglia – e non solo – è un obiettivo ragionevole proprio alla luce dei processi educativi.

Non stiamo tratteggiando il profilo di una coppia ideale, non stiamo immaginando l’esistenza di due genitori capaci di risolvere ogni problema solo grazie alla loro coesione, alla loro volontà di bene, alla loro armonia positiva. Due genitori così esistono solo nelle fiabe. Ogni coppia porta sulle spalle il peso di fallimenti, fatiche, fragilità. Ogni coppia, anche la più efficiente in apparenza, ha bisogno di avere intorno una comunità che viaggia sulla stessa sintonia e condivide gli stessi obiettivi. Parlando di educazione, non è mai facile. Ma anche la più attrezzata orchestra educativa farà registrare stonature e vuoti esecutivi senza la presenza coerente di due genitori capaci di armonizzare il contributo di tutti. Sappiamo benissimo che oggi trovare coppie così è sempre più difficile, che separazioni, disgregazioni, ricomposizioni, solitudini segnano in modo crescente il profilo di tante famiglie. Ma sappiamo anche che, pur in un panorama sempre più frastagliato e incerto, tutti i genitori conoscono bene il valore dell’educazione. E vorrebbero fare il massimo per ottenere buoni risultati.

Ecco, a questi genitori diciamo che al di là delle formule e delle strategie educative, la loro presenza, il loro impegno e – diciamolo pure – il loro amore fedele e tenace quanto più possibile, è ciò che di meglio possano donare a un figlio per accompagnarlo nell’avventura di diventare grande. In fondo, possiamo anche chiedercelo, perché educhiamo? Per costruire i cittadini di domani, per permettere ai figli di vivere un futuro migliore, per contribuire alla costruzione di una società più giusta, più umana, più equilibrata, per donare il nostro contributo al radicamento di una civiltà che sia espressione dei migliori valori umani e cristiani, per restituire alle generazioni che verranno ciò che quelle precedenti ci hanno donato. Certo, per tutto questo e per tanto altro ancora. Ma lo facciamo soprattutto per amore verso i nostri figli. E, senza amore, loro saranno i primi a comprendere che alle nostre parole, ai nostri gesti, alla nostra testimonianza mancherà sempre qualcosa. Impegnarsi perché quel “qualcosa” sia sempre presente è la più grande scelta educativa a cui noi genitori siamo chiamati.

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