martedì 14 maggio 2024
Le preoccupazioni dei giovani per il clima alimentano l'attivismo verde e possono diventare la spinta positiva per costruire una nuova coscienza ecologica. Lo spiega lo psichiatra Matteo Innocenti
Impegnarsi a favore dell'ambiente aiuta a vincere l'ecoansia
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Domani, 15 maggio, è la Giornata internazionale della famiglia, voluta dall’Onu. Il tema per il 2024 è il cambiamento climatico. L’Onu sollecita la riflessione sul ruolo decisivo delle famiglie per un progetto educativo capace di orientare i più giovani verso scelte di consumo sostenibile. “Le famiglie in quanto consumatori e sostenitori possono guidare la transizione verso un’economia circolare”. Sono i temi che papa Francesco ha già approfondito della Laudato si’. Il dono del Creato da accogliere, conservare, far germogliare e consegnare alle generazioni che verranno. Anche in questo caso si tratta di una scelta d’accoglienza. Le famiglie che accettano la sfida dell’ecologia integrale, sono chiamate a un compito educativo insostituibile. Quella di consegnare ai propri figli una coscienza ambientale ragionevole e positiva, senza estremismi e senza lassismi. Saper accogliere per saper donare. Spesso però le conseguenze del cambiamento climatico, il depauperamento dell’ambiente con le conseguenze disastrose sulla natura disorientano e impauriscono i più giovani. Come aiutarli a non arrendersi alla preoccupazione per le sorti del pianeta, a reagire con iniziative concrete e efficaci per il loro equilibrio e per quello dell’ecosistema? Lo spieghiamo qui sotto.


Ecoansia. Così viene chiamata quella forte inquietudine legata alla crisi ecologica, comune soprattutto tra i più giovani. Un motivo di apprensione anche per le famiglie, a loro volta disorientate davanti alle emergenze ambientali, ma anche consapevoli del difficile compito di educare le nuove generazioni a un’economia sostenibile. Un ruolo, il loro, richiamato in occasione della Giornata Internazionale della famiglia.

L’ansia climatica è così diffusa tra ragazze e ragazzi che il centro di studi Erickson ha dedicato al tema uno specifico spazio di riflessione all’interno del recente convegno internazionale “Supereroi fragili. Adolescenti tra nuove sfide e costruzione del futuro”, che ogni anno, a Rimini, mette a confronto esperti e studiosi sulle potenzialità e i disagi dei giovanissimi. Si è discusso a lungo su questo stato emotivo che si manifesta con la rabbia e la tristezza, ma anche un profondo senso di impotenza e frustrazione alla vista delle immagini dei disastri e degli eventi ambientali come la siccità, l’assenza della neve sulle montagne, la scomparsa delle piante e degli animali. Fenomeni in grado di generare disturbi veri e propri: ansia, depressione, insonnia e ritiro sociale.

Già nel 2021, un’indagine condotta in 10 Paesi su 10 mila ragazzi di età compresa tra i 16 e i 25 anni, confermava di provare questi malesseri che, in più del 45% dei casi, erano così forti da compromettere la vita quotidiana. Un chiaro campanello di allarme sulla vita dei giovanissimi che ha portato autori e ricercatori scientifici a dedicarsi allo studio di tutte le emozioni collegate all’angoscia per i disastri che si stanno verificando sul pianeta.

Nel solco di questa attenzione generale alcuni psicologi e psichiatri hanno dato vita, nel 2022, ad Aiacc, Associazione italiana ansia da cambiamento climatico, per affrontare la questione della salute mentale legata al cosiddetto climate change, partendo proprio dal concetto di ecoansia. Unici promotori sul territorio italiano, gli esperti dell’associazione si impegnano a divulgare informazioni precise sul fenomeno e a dare sostegno alle diverse forme di sofferenza con interventi psicologici mirati.

Bisogna intanto precisare che non stiamo parlando di una patologia ma di un sentimento costante di affanno e di preoccupazione, che si scatena al pensiero che qualcosa di dannoso si possa verificare improvvisamente nel nostro ambiente naturale” chiarisce Matteo Innocenti, psichiatra e psicoterapeuta, presidente dell’associazione e autore del volume “Ecoansia. I cambiamenti climatici tra attivismo e paura”, pubblicato da Erickson, intervenuto all’appuntamento riminese. “Gli adulti non devono negare l’apprensione dei giovani, piuttosto aiutarli a inquadrarla correttamente, a gestirla in modo razionale e costruttivo”, puntualizza Innocenti.

Assolutamente positivo, per esempio, che ragazze e ragazzi si impegnino a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del riscaldamento globale, che si mobilitino e manifestino chiedendo la riduzione delle emissioni, delle attività e delle abitudini dannose per l’ambiente. Questo loro impegno va sostenuto: non solo contribuisce alla difesa della natura ma li tiene anche al riparo dai malesseri. Occorre insomma condividere un percorso educativo sul fronte della difesa dell’ambiente, che non sia solo protettivo ma anche propositivo. Una svolta nella quale la famiglia può giocare un ruolo determinante”, assicura lo psicoterapeuta che puntualizza come la passione e l’impegno per la causa ambientale provengono quasi sempre dalla storia familiare, da valori e tradizioni, o semplicemente dal vissuto in un contesto a stretto contatto con la natura. “Una famiglia che rispetta piante e animali sa educare i giovani verso scelte consapevoli e uno stile di vita sostenibile nei confronti della società intera”.

Ed è proprio con l’insegnamento di comportamenti virtuosi che madri e padri possono contrastare i turbamenti dei propri figli. “Contenere le emozioni negative significa innanzitutto sapersi mettere in ascolto”, osserva il ricercatore. “I genitori cioè devono accogliere con interesse le convinzioni e le esperienze dei più giovani in materia di ecologia e sostenibilità. Dobbiamo imparare a sintonizzarci sempre meglio sui loro linguaggi e dare loro vicinanza e comprensione. Ecco allora che l’ecoansia, se gestita in questo modo, può diventare la leva grazie alla quale tracciare un cammino condiviso verso un futuro sostenibile.”

Un impegno che deve coinvolgere non solo i genitori ma pure gli insegnanti e tutti gli educatori. “Grande importanza hanno anche i nonni”, assicura Innocenti, che al suo ha dedicato il libro, nel quale lo ricorda.

“Mio nonno Giovanni mi ha trasmesso, fin da quando ero bambino, il suo disinteressato e viscerale amore per la natura e per gli esseri viventi, portandomi nelle campagne vicino a casa ogni domenica mattina, insegnandomi a entrare in contatto con la natura in modo simbiotico, così che mi concentrassi sugli odori, i suoni, e i sapori che la natura genera. Sempre ho avuto chiaro grazie a lui che la vita di tutte le creature, e quindi la natura, è un tesoro inestimabile che merita un rispetto quasi religioso. Questo doveva essere la parte fondante del mio essere”.

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