mercoledì 16 novembre 2022
Nata per insegnare agli orfani oggi offre borse di studio a giovani in difficoltà
La scuola del cuoio: a Firenze dal 1950 combatte l'emarginazione
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C’è a Firenze uno spazio quasi segreto dietro la duecentesca abside di Santa Croce, più conosciuto dai turisti che dai fiorentini. Qui, dove una volta c’era il dormitorio dei novizi, adesso c’è la Scuola del cuoio, che a sua volta ha una storia lunga, perché nasce all’indomani del secondo conflitto mondiale per insegnare agli orfani di guerra un mestiere. I francescani conventuali, che ancora oggi curano l’aspetto spirituale di un complesso monumentale tra i più visitati al mondo, coinvolsero allora le famiglie Gori e Casini, rinomati artigiani con bottega nella centralissima Via del Corso. Fu soprattutto Marcello Gori, figlio del titolare, assieme al cognato Silvano Casini, a credere nella possibilità di insegnare a giovani disagiati l’arte della lavorazione della pelle e del cuoio in una città capitale dell’artigianato e in un quartiere dove i nomi delle strade raccontano ancora di un’attività secolare: Corso dei Tintori, Via delle Conce, Via dei Conciatori….Così, nel 1950, nacque la Scuola del cuoio. Marcello a soli 29 anni realizzò il suo sogno, convinto che la Scuola potesse svolgere un ruolo sociale nella città basandosi sulla cultura della condivisione. «Chi è ricco di conoscenza e non la trasmette — diceva il giovane Gori — sarà povero per sempre».

Da allora sono stati aiutati molti giovani in difficoltà (disoccupati, invalidi, ex detenuti, persone con handicap mentale) che hanno ritrovato fiducia in un futuro altrimenti segnato dalla paura del fallimento. Inoltre la Scuola, grazie all’alta qualità dei suoi prodotti, ha presto acquisito fama internazionale tanto che Eisenhower, che aveva conosciuto Gori ai tempi in cui era generale dell’armata statunitense, una volta diventato presidente degli Stati Uniti commissionò alla Scuola del cuoio un set da scrivania in pelle con decorazione in oro per lo studio ovale della Casa Bianca. Una tradizione che poi è proseguita con i suoi successori fino a Barack Obama.Ancora oggi la Scuola del cuoio è uno dei laboratori più rinomati al mondo, dove clienti e visitatori (sono passati da qui i reali inglesi, due Papi, celebrità internazionali e star di Hollywood) possono vedere dal vivo gli artigiani realizzare prodotti in pelle secondo tecniche affinate nei secoli senza ricorso ai macchinari. Nel frattempo, dopo che i padri fondatori Marcello Gori e Silvano Casini sono venuti a mancare nel 2003, le tre figlie di Marcello (Laura, Francesca e Barbara), hanno preso in mano le redini dell’azienda (assieme ai figli di due di loro: Tommaso, Filippo e Beatrice), portando avanti questa tradizione fiorentina, creando prodotti di alta qualità destinati a una raffinata clientela proveniente dai cinque continenti. Ma del padre Marcello era necessario recuperare lo spirito altruista, il senso del suo impegno verso il prossimo, la sua missione sociale. È nata così, nel maggio scorso, la Fondazione Marcello Gori, che, come ci dice la presidente Barbara Gori, accogliendoci nel suo piccolo ufficio che corrisponde a una cella monastica, ha solo scopi benefici. «Con le mie sorelle, i miei figli e mio nipote — racconta Barbara — vogliamo portare avanti questa lunga e bella storia, continuando a diffondere la cultura dell’artigianato senza mai separarla del quel sentimento di solidarietà che ha sempre permeato il lavoro di mio padre e della Scuola. Attraverso la Fondazione (di cui fanno parte anche Rita Balzano, Mariella D’Amico, Filippo Maria Parri, Riccardo Zucconi e Rosanna Onilde Piliotti) torniamo a formare come artigiani pellettieri chi è a rischio di emarginazione.

Per questo intendiamo introdurre giovani bisognosi al mondo del lavoro offrendo corsi di artigianato della pelle della durata di nove mesi a partire da questo ottobre». Allo scopo sono state infatti assegnate sei borse di formazione-lavoro ad altrettante persone valutate tra una serie di categorie svantaggiate, che non potrebbero permettersi il pagamento di corsi altrettanto specializzati. I sei, che sono stati selezionati attraverso le segnalazioni arrivate da due associazioni che si occupano di donne in difficoltà (Artemisia e Nosotras), dalle rete di solidarietà del Quartiere 1 di Firenze o direttamente, studieranno e lavoreranno, come ci mostra Barbara, sotto le secolari volte a mattoni nei locali che si affacciano sul piccolo chiostro sovrastato dall’elegante campanile di Santa Croce, che nella sua essenzialità, pur essendo moderno (risale alla metà dell’Ottocento), s’intona perfettamente con questa parte più nascosta della basilica francescana.I sei borsisti avranno l’opportunità di imparare le tecniche della lavorazione artigianale, oltre a seguire alcune lezioni teoriche legate a comunicazione e aspetti normativi per aprire un’impresa. «Far nascere nuovi artisti della lavorazione della pelle e del cuoio sarà — a giudizio di Barbara — l’ambizioso compito della Fondazione. La speranza è quella di scoprire nuovi talenti nascosti in chi ha solo bisogno di un piccolo aiuto».

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