sabato 26 settembre 2020
Scalano posizioni i centri di medie dimensioni, Roma è 42esima, mentre il Sud e le Isole arrancano in fondo
Il Nordest domina ancora il Ben-vivere
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La vetta della classifica resta saldamente in mano al triangolo del Nordest con Bolzano che si conferma prima e Pordenone seconda che sorpassa di misura Trento. Resta al quarto posto Firenze – prima provincia di una Regione non a statuto speciale – risalgono rispettivamente al quinto e al sesto Milano e Bologna, seguite dal gruppo di testa delle province di medie dimensioni: Parma settima, Siena ottava che guadagna ben 9 posizioni rispetto allo scorso anno, infine Prato e Pisa a chiudere la top 10.
Sono questi i territori vincenti della seconda edizione della ricerca sul Ben-vivere effettuata da “Avvenire” con la Scuola di economia civile e il contributo di Federcasse. Lo studio, coordinato dai professori Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra quest’anno è diviso in tre parti. La prima riguarda le due classifiche elaborate per la prima volta lo scorso anno e che misurano appunto il Ben-vivere l’una e la Generatività in atto la seconda. Entrambe le classifiche sono costruite a partire da dati consolidati del 2019 e dunque precedenti alla pandemia. Nella seconda parte della ricerca, invece, si esaminano le correlazioni tra inquinamento e morti per Covid nei diversi territori e nella terza parte una prima ricognizione delle conseguenze economiche del Covid sulle province e sui settori economici.


LA CLASSIFICA DEL BEN-VIVERE
Ci sono tutto il Nord e il Centro a dominare la prima metà della classifica, con Roma al 42esimo posto (che perde 2 posizioni), mentre il Sud e le Isole arrancano verso il fondo. La graduatoria del Ben-vivere in Italia, però, non è così statica e scontata come potrebbe apparire fermandosi alle prime tre posizioni. Anzi, in questa seconda edizione della ricerca si possono notare forti progressi e altrettanto netti peggioramenti dei diversi territori rispetto agli indicatori che determinano la qualità della vita nelle nostre province. Lo studio, infatti, prende in esame oltre 90 parametri relativi a dieci domini (Demografia e famiglia, Salute, Impegno civile, Ambiente turismo e cultura, Servizi alla persona, Legalità e sicurezza, Lavoro, Inclusione economica, Capitale umano, Accoglienza) misurando il ben-vivere in un territorio non solo dal punto di vista della ricchezza economica ma secondo gli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu (Sdg) che valorizzano maggiormente le dimensioni sociali e ambientali della nostra vita. Ad esempio: la qualità dei servizi alla persona, la possibilità di dar vita a nuove iniziative economiche, l’offerta formativa, la salvaguardia dell’ambiente, la capacità di accogliere e tutelare la vita nelle sue varie forme. Fra i diversi territori si distinguono i forti progressi di Vercelli (+13 posizioni), Brescia (+12), Aosta (+11), Ferrara (+11) e Lucca (+11) da un lato e gli altrettanto netti peggioramenti di Isernia (-22 posizioni), Sondrio (-15), Pescara (-12), Nuoro (-11) dall’altro.

LA CLASSIFICA DELLA GENERATIVITÀ IN ATTO
Che cosa fa di un territorio un posto ideale in cui trascorrere la propria vita? Avvenire con i professori Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra ha cercato di fare un passo ulteriore verso la rappresentazione di un nuovo modello di benessere che misurasse la "generatività in atto", cioè la capacità delle nostre scelte di avere un impatto positivo su ciò che ci circonda. Ne è scaturito un indice che per ogni territorio combina la vivacità dell’attività economica ed intellettuale (come ad esempio la creazione di start-up, la registrazione di brevetti), con la ricchezza della presenza di organizzazioni sociali, le attività di volontariato e la sfida sociale per le diverse generazioni (ad esempio la quota di Neet, giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione, e dall’altra parte l’invecchiamento attivo). La classifica delle diverse province che ne scaturisce – al di là delle prime tre posizioni appannaggio ancora una volta di Bolzano, Pordenone e Trento – segnala in maniera ancora più netta la vivacità di molti centri di medie dimensioni. E soprattutto una spiccata mobilità nelle posizioni intermedie. Netto ad esempio il miglioramento di Massa Carrara, 39 posizioni guadagnate, ancora di Brescia (+30 posti), Grosseto (+24) e Palermo (+24). Peggiorano invece Sassari (-40 posizioni), Fermo (-27), Aosta (-27), Prato (-24), Biella (-21), Terni (-20).

INQUINAMENTO E COVID
Se tutta l’Italia fosse costituita da comuni-parco, cioè da località sul cui territorio insistono riserve o aree naturali protette, in Italia avremmo avuto 582 morti di Covid in meno al giorno. Il dato, che emerge da una ricerca presentata all’interno del Rapporto 2020 sul Ben-vivere nelle province italiane di “Avvenire” e Sec, esprime in modo efficace la correlazione, anche di causalità, tra la salute e il degrado ambientale. L’emergenza Covid ha riproposto con forza la necessità di azioni concrete nei territori per migliorare la qualità dell’aria, intervenendo su riscaldamenti domestici, trasporti, industria e agricoltura. Diverse ricerche internazionali, pubblicate su riviste scientifiche, dimostrano il legame stretto tra l’inquinamento da polveri sottili o da ozono e il numero di contagi e decessi per coronavirus. Una relazione che si deve principalmente alla presenza in un’area densamente abitata e con un elevato livello di spostamenti e relazioni, anche di attività produttive che non possono rimanere attive in caso di lockdown, come nel caso dell’artigianato, e in cui è più complesso attuare politiche di distanziamento. Ma che trova una correlazione significativa tra superamento dei limiti di inquinamento e tenuta sanitaria.

LE PRIME CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA PANDEMIA

Hanno sofferto soprattutto le micro-imprese del Nord. E lo smart working (per le grandi imprese) è stato più di una zattera di salvataggio: c’è chi ha fatto in una settimana un salto di 3 anni. La terza parte del Rapporto Ben-vivere elaborato da “Avvenire” e Sec prova a tastare lo stato di salute dell’attività economica nelle province italiane, utilizzando i pochi dati congiunturali disaggregati di cui al momento è possibile disporre: le rilevazioni di Unioncamere sui tassi di creazione e distruzione d’impresa e l'indagine congiunturale dell’Istat. Una prima interpretazione generale è che le decisioni di chiusura o l’impossibilità di proseguire l’attività economica sono dipese anche da fattori diversi rispetto a quello della diffusione del virus: choc di domanda o di offerta e paralisi della filiera produttiva. Una seconda suggerisce come «le imprese delle Regioni settentrionali potrebbero aver maggiormente forzato la mano cercando di continuare l’attività. E questo sarebbe coerente con i dati sul ruolo delle imprese artigiane e con la maggior diffusione del virus nel Nord del Paese”.


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