mercoledì 15 novembre 2023
Ludovica Busnach: «Sono convinta che il profitto non sia l’unico fine dell’azienda e che, comunque, vada coniugato con la sostenibilità, il perdurare dell’impresa nel tempo e nelle generazioni»
Ludovica Busnach

Ludovica Busnach - © Carmelo Farini photography

COMMENTA E CONDIVIDI

Ludovica Busnach, milanese, sposata, due figlie, laurea in Economia aziendale all’università Liuc di Castellanza e master in business international Nibi, siede dal 2021 nel Cda di Inaz Srl, società in cui ricopre il ruolo di direttore pianificazione strategica e sostenibilità. Dal 2005 al 2010 in Deloitte Consulting come consulente di strategia e organizzazione aziendale, Busnach ha maturato significative esperienze a Bangalore (India) lavorando in Tata Consulting Service (Tcs) e a Monaco di Baviera (Germania) per Sky Deutschland. Dal 2016 è cofounder di Timeswapp Srl, digital company per lo sviluppo di piattaforme di Welfare Aziendale.

Come si pone Inaz sul fronte della sostenibilità?

Da sempre ci muoviamo con grande attenzione sul tema della Responsabilità sociale d’impresa, ora più ampiamente intesa come sostenibilità. Il primo bilancio di sostenibilità sarà redatto in anticipo di un anno sugli obblighi di legge. Abbiamo scelto di essere e rimanere un’azienda italiana, valorizzando talenti in Italia e offrendo un percorso di formazione gratuita, indirizzato ai giovani, con l’obiettivo di trattenerli sul nostro territorio ed appassionarli ad una nuova professione. Questa scelta è in antitesi rispetto alle scorciatoie estere, che per molti oggi significano abbattimento del costo del lavoro. Con Inaz Academy diamo la possibilità ai neolaureati e diplomati di acquisire nuove competenze professionali in ambito amministrazione e gestione del personale e, prospetticamente, di entrare nelle aziende. Abbiamo già fatto esperienze molto positive a Palermo, Bari, Milano e, tra breve, saremo anche a Roma.

Quali profili fra i giovani vi interessano di più?

Nel nostro ambito HR e Payroll cerchiamo competenze tecnico-normative per essere allineati con le modifiche e le evoluzioni che la tecnologia e la norma, appunto, generano in continuazione obbligandoci a essere costantemente aggiornati. La ricerca, però, non può focalizzarsi esclusivamente sulle competenze. I criteri di selezione richiedono attenzione anche sul fronte Diversity & Inclusion e, naturalmente, l’adeguamento a forme di flessibilità lavorativa.

Dipendenti, clienti, fornitori: come vi regolate con loro sotto il profilo della responsabilità?

Mettiamo molta cura nella relazione con i dipendenti. Il benessere lavorativo produce effetti sulla motivazione, sull’engagement e sul senso di appartenenza. Con ricadute positive sulla performance lavorativa e, di riflesso, sul brand. Ma vogliamo garantire anche a tutti gli stakeholder processi professionali attenti alle tematiche ambientali, D&I ed eticamente inappuntabili. Per questo nel proprio percorso di sostenibilitàÌ, Inaz ha scelto di darsi basi solide, partendo da protocolli codificati, ne sono un esempio le certificazioni conseguite e che ogni anno rinnoviamo (cito alcuni esempi: qualità, ambiente, sicurezza delle informazioni), il modello di gestione 231 ed il Global Compact delle Nazioni Unite, che si basa sul rispetto dei principi fondamentali: diritti umani, ambiente, lavoro e lotta alla corruzione, al quale abbiamo convintamente aderito. Oggi facciamo un passo in più: all’interno del nuovo piano strategico, la crescita di Inaz si lega alla strategia di trasformazione verso la sostenibilità, affinché ci sia un impegno concreto, con obiettivi e indicatori Kpi misurabile sui tre ambiti Esg (ambiente, sociale, governance), per lo sviluppo sostenibile dell’azienda e di tutti gli stakeholder.

Al di là del suo ruolo, a livello personale ritiene che forme diverse di sviluppo siano possibili?

Ho grande sensibilità rispetto allo sviluppo sostenibile e al perimetro Esg fin dall’università (mi sono laureata con una tesi in strategie per lo sviluppo sostenibile), quindi, ho forte motivazione e forte convincimento che mi spingono a riversare tutte le energie possibili in questo percorso. Perché, al di là di un corretto approccio manageriale, sono convinta che il profitto non sia l’unico fine dell’azienda e che, comunque, vada coniugato con la sostenibilità, il perdurare dell’impresa nel tempo e nelle generazioni. Essendo madre di due bambine, vorrei poter passare un giorno a loro quello che ho ricevuto. Inoltre le buone prassi sono un esempio da dare ai figli ogni giorno.

Inaz è un’azienda familiare, fondata da suo nonno e ora guidata da sua madre. È un vantaggio essere cresciuta in questa realtà?

Il vantaggio è sentire la responsabilità del ruolo al di là del ruolo stesso. È l’avere coscienza di essere parte di una storia lunga e importante e di voler aggiungere a questa storia nuovi e importanti capitoli. A partire, appunto, dal metter ordine sul fronte della sostenibilità.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: