mercoledì 13 marzo 2024
Con l’apertura delle prime sedi extra-Ue a Belgrado, Il Cairo e Rabat, Cassa depositi e prestiti rilancia l’impegno sui territori. L’ad Scannapieco: «Energia e ambiente tra le priorità»
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Di cosa parliamo quando affrontiamo il tema della cooperazione? E cos’è la cooperazione nell’era del cambiamento climatico e davanti a un continente, l’Africa, in cui guerre e insicurezza alimentare costringono milioni di persone alla fuga? Con sempre minori opportunità, sempre minori speranze, un’intera generazione di africani – ma lo stesso accade in Centroamerica o nel sud-est asiatico – guarda verso il Nord del mondo, provando a immaginare un futuro diverso. Ma l’obiettivo, sempre più, può essere quello di lavorare a prospettive di sviluppo nei Paesi di partenza della grande migrazione. Senza donazioni a pioggia, ma con progettualità concrete, la crescita del tessuto economico locale e un approccio improntato al dialogo. Va in questa direzione anche l’impegno di Cassa depositi e prestiti (CDP), a cui la legge 125/2014 assegna il ruolo di Istituzione Finanziaria per la Cooperazione allo Sviluppo. Insomma, per dirla con il suo amministratore delegato Dario Scannapieco, CDP è «il braccio economico della diplomazia italiana», perché la cooperazione allo sviluppo è sempre più al centro dei rapporti internazionali. A livello locale, sottolinea Scannapieco a L’Economia Civile, la collaborazione con le autorità è «molto importante», così come «irrinunciabile è la conoscenza del territorio e dei progetti» da sostenere.

L'ad di CDP, Dario Scannapieco

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Detto questo, per restare all’Africa, «la risoluzione dei problemi del continente è un lungo processo che prevede tanto lavoro e tante difficoltà, perché il tasso di mortalità dei progetti è molto elevato così come la lunghezza della loro realizzazione. Ma ogni viaggio è fatto da un primo passo e noi dobbiamo compierlo insieme agli altri, perché siamo davanti a una sfida continentale che riguarda tutti. La sicurezza alimentare è un tema emerso con forza in molti Paesi dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, così come importante è sostenere i sistemi finanziari locali». Mobilitando risorse pubbliche italiane come quelle del Fondo clima, che ha una dotazione di 10 miliardi di euro, e fondi europei, CDP riesce anche a stimolare numerosi soggetti privati ad avviare iniziative di crescita sostenibile nei Paesi partner.

«Due le zone in cui CDP si sta in particolare indirizzando – spiega Scannapieco –, quella dei Balcani occidentali, perché è un’area di grande interesse per l’Italia e potenzialmente di grande sviluppo, e l’area principale, l’Africa. Tra qualche decina d’anni un abitante sulla Terra su quattro sarà africano. E se si collega l’esplosione demografica, che è dovuta anche al miglioramento delle condizioni sanitarie in alcuni Paesi, al cambiamento climatico, gli effetti sulla portata dei flussi migratori sono molto rilevanti». Insomma, se vogliamo che sia questa che le prossime generazioni di giovani africani abbiano una possibilità di sviluppo concreta bisogna agire ora. « Ma questa attività di cooperazione va fatta sul campo ed è per questo che abbiamo deciso di aprire alcune sedi direttamente in alcune aree extra- Ue», sottolinea ancora l’ad. Il 1° febbraio è stata così inaugurata a Belgrado la prima sede di CDP al di fuori dell’Ue, dedicata all’intera area dei Balcani occidentali, mentre è imminente l’apertura di due nuove sedi di rappresentanza in Nord Africa, in Egitto al Cairo (domenica 17) e in Marocco a Rabat. Ma in cantiere ci sono anche due aperture nell’Africa sub-sahariana, una a Nairobi e un’altra in Senegal o in Costa d’Avorio.

«La presenza sul territorio ci permetterà di migliorare i progetti e di seguirne l’andamento – aggiunge Scannapieco –. Si tratta di uffici snelli che si appoggiano alle ambasciate italiane e che danno un segnale di impegno nella regione ». Tre, secondo Scannapieco, le priorità su cui puntare. «La prima è l’energia e l’ambiente, quindi tutto quello che serve a combattere il cambiamento climatico, sia per l’adattamento che per la mitigazione, il che spesso passa attraverso una forte spinta sull’investimento in energia, visto che c’è un enorme fabbisogno non soddisfatto in ambito locale. Poi l’agribusiness, per migliorare sistemi agricoli locali sia per quanto riguarda la loro produttività che il sostegno alla filiera. E poi il sostegno al settore privato, con il supporto alle piccole e medie imprese e all’occupazione. Molte economie dipendono fortemente dal settore pubblico: costruire un settore privato, offrendo finanziamenti a buone condizioni, significa aumentare la resilienza economica dei vari Paesi ».

Centrale, inoltre, il tema dell’astesa sistenza tecnica e della consulenza: «Spesso ci sono più fondi a disposizione che buoni progetti in Africa – fa notare Scannapieco –: bisogna collaborare con le istituzioni locali per preparare progetti che possano essere bancabili e finanziabili. Per analizzare l’impatto useremo la stessa metodologia che utilizziamo in Italia, misurando ad esempio l’occupazione creata, l’emissione di CO2 evitata, il miglioramento dell’acqua, tutti elementi che spiegano in termini concreti a che cosa è servito un investimento ». A Belgrado, Scannapieco ha firmato due contratti di finanziamento per un ammontare complessivo di 50 milioni di euro a favore di Banca In Beograd e di UniCredit Bank Serbia. I fondi contribuiranno a favorire la crescita di almeno 250 pmi serbe – con tassi di interesse favorevoli – che operano nei settori dell’imprenditoria sociale, dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare e dell’eco-turismo. Si prevede che i fondi potranno generare un effetto leva pari ad almeno il doppio dell’importo del finanziamento. Particolare attenzione è rivolta all’imprenditoria femminile, a cui sarà dedicato almeno il 405 delle risorse. In Africa tra il 2019 e il 2023 CDP ha avviato 64 operazioni per un importo complessivo di 1,4 miliardi di euro, di cui 1 miliardo con risorse proprie e il resto tramite il Fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo e il Fondo clima.

Tra gli interventi avviati, un finanziamento da 100 milioni di euro in favore della banca multilaterale di sviluppo Eastern and Southern African Trade and Development Bank, per sostenere le imprese della filiera agroalimentare e dell’agribusiness in Africa orientale e australe. L’iniziativa contribuirà a promuovere la sicurezza alimentare della regione, il commercio e la creazione di nuovi posti di lavoro. Resta inteso, aggiunge ancora Scannapieco, che non si agisce mai da soli, «ma insieme ad un sistema di attori, come la Bei, Banca mondiale, Banca africana di sviluppo e altre banche bilaterali insieme alle quali finanziamo i progetti. Per restare ai migranti, è un tema fortemente sentito in tutti i Paesi europei ed è per questo che il bilancio Ue ha messo a disposizione delle risorse. In Africa c’è una forte presenza cinese e russa, noi dobbiamo saperci porre nel modo migliore con un’ottica di lungo termine e di aiuto ai Paesi con progetti utili».

Un esempio? «Oggi, sul fronte energia, la prima domanda da soddisfare è quella locale – osserva Scannapieco –. Bisogna trovare il giusto bilanciamento tra i grandi progetti di produzione nel Nord Africa utili a portare energia in Europa e la necessità di produrre energia per i Paesi di origine, dove c’è una grande domanda inevasa. Da questo punto di vista è stata una felice intuizione quella di richiamare Mattei nel Piano italiano per l’Africa: il suo approccio era sempre quello di condividere i risultati con i Paesi in cui lavorava, permettendo loro di crescere e di avere con loro una partnership di lungo periodo».

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