Un asilo nido aziendale
Continua la collaborazione tra Eudaimon – società che opera nel welfare aziendale – e Fondazione Censis nell’indagare lo stato reale e le potenzialità di crescita del welfare aziendale, per ragionare sulle soluzioni che consentirebbero alle imprese di svolgere un ruolo di primo piano per benessere e sicurezza sociale dei lavoratori. Dopo quanto emerso dal 1° Rapporto Censis-Eudaimon – pubblicato a gennaio 2018 - secondo il quale lo sviluppo del welfare aziendale:
- è legato alla capacità concreta di migliorare la qualità complessiva della vita dei lavoratori, con particolare riferimento alle risposte a quei bisogni sociali che sempre meno trovano tutela nel welfare tradizionale;
- è da intendere non come un moltiplicatore di benefit indefiniti ma una piattaforma di servizi, prestazioni e tutele che genera copertura aggiuntiva e personalizzata per lavoratori e famiglie.
Lo studio a firma Censis-Eudaimon si concentra sui temi dell’accesso al welfare, che siano di informazione, conoscenza o che siano di supporto all’individuazione e selezione dei servizi e percorsi di tutela più adatti alle persone coinvolte. Quattro le macro aree di analisi coinvolte:
1. Orientamento dei lavoratori alla scelta dei servizi di welfare
È il tema dell’accesso al welfare, dalla sanità all’istruzione al socioassistenziale alle tante forme di integrazione del reddito; ed è un tema trasversale ai comparti del welfare, con una molteplicità di forme e modalità di manifestazione, sinora troppo poco analizzato e valutato. E’ infatti sbagliato pensare che la digital transformation possa risolvere tutti i problemi di accesso al welfare, che va bene per gestire, soprattutto gli aspetti di routine burocratico-amministrative, ma occorre dire no a visioni semplificatorie che non colgono la complessità delle relazioni umane.
2. Forme e intensità delle nuove difficoltà di accesso
Erosione del welfare pubblico e nuovi bisogni accentuano la pressione del sistema del welfare e al contempo lo rendono più complesso: così i cittadini subiscono l’impatto delle maggiori difficoltà di accesso che riguardano:
- un vero e proprio razionamento con, ad esempio, le lunghe liste di attesa in sanità o per asili nido o la necessità di recarsi in altri territori per avere servizi indisponibili nel proprio;
- una difficoltà sostanziale nel fare il matching tra le proprie esigenze e la matrice dei servizi e delle prestazioni disponibili;
- una notevole complessità delle procedure;
- una non sempre chiarissima informazione su chi fa cosa.
Al 52,7% degli occupati italiani è capitato di avere un problema di welfare per se stessi o un proprio familiare e di non sapere a chi rivolgersi. Esperienza vissuta di più dalle donne (55%), dai residenti del Sud-Isole (59%) e, forse a sorpresa, laureati (59,1%). Inoltre, il 51,5% dichiara di esser convinto di poter affrontare i problemi da solo, di avere comunque le capability per saltare le barriere di accesso e arrivare agli interlocutori giusti per avere i servizi e le tutele di cui ha bisogno, mentre il 48,5% si dichiara non in grado di affrontare da solo queste difficoltà, ed è un dato di grande impatto perché indica sia la percezione di complessità del sistema agli occhi dei lavoratori sia la percezione di fragilità di fronte alle barriere di accesso.
3. Emergenza permanente della non autosufficienza
Nel 2016 sono 3.378.000 le persone non autosufficienti in Italia pari al 18% della popolazione anziana: a livello territoriale, le quote oscillano tra il 7% del Sud-Isole, il 5,8% del Centro, il 5,5% del Nord-Est e il 4,7% del Nord-Ovest. Più che un poco fruttuoso dibattito su premature soluzioni futuribili come il ricorso ai robot (contrario ben il 73% degli italiani con almeno 75 anni) è invece decisivo puntare l’attenzione sull’impreparazione del welfare e l’asimmetria tra domanda e offerta di servizi, dalla domiciliarietà alla residenzialità. Infatti:
- l’assistenza domiciliare integrata ha una rete insufficiente, che non cresce, lontana dall’erogare l’assistenza continuativa e multidimensionale di cui hanno bisogno i non autosufficienti;
- la residenzialità è di fatto residuale con 273mila ospiti, resistenze culturali anche a causa di una certa bad reputation del settore, amplificata da casi specifici di mala assistenza.
In questa direzione, Eudaimon ha implementato Altuofianco, il servizio di supporto ai lavoratori nella gestione delle situazioni di fragilità familiari (necessità socio-assistenziali personali e dei famigliari, bisogni educativi dei propri figli, disorientamento nella gestione di situazioni legate al quotidiano) attraverso un care manager che incontrerà la persona e, dopo aver analizzato la problematica, co-progetterà un servizio su misura corrispondente al bisogno, alle caratteristiche e agli orari richiesti.
4. Orientamento scolastico e per il mercato del lavoro
L’orientamento per le scelte scolastiche, universitarie e lavorative è esigenza che coinvolge:
- 1,1 milioni di 13-14enni, in particolare per decidere sul percorso da intraprendere, nell’ambito del secondo ciclo tra istruzione
secondaria di secondo grado e istruzione e formazione professionale;
- 1,7 milioni di 17-19enni che dalla scuola superiore devono optare per università, formazione o entrare direttamente nel mercato del lavoro;
- 10,4 milioni di 19-35enni che sono job seeker in passaggio dalla post-istruzione al lavoro.
Per uscire da questa “trappola per i giovani”, come la chiama il Censis, un ruolo importante possono giocarlo le imprese, mettendo a disposizione dei figli dei loro collaboratori strumenti e percorsi dedicati all’orientamento. «Penso a soluzioni che stimolino il confronto, che rafforzino la consapevolezza delle potenzialità di ognuno e, in definitiva, aiutino a fare scelte informate», spiega Alberto Perfumo - amministratore delegato di Eudaimon, «soluzioni che le imprese più virtuose possono estendere al di fuori dei propri uffici e stabilimenti, e aprire ai ragazzi dei territori in cui opera l’impresa, collaborando a quella novità della scuola italiana chiamata alternanza scuola-lavoro. Per questo motivo, Eudaimon ha da poco lanciato il nuovo servizio chiamato On The Road – In viaggio verso la scuola e il lavoro: un percorso di orientamento per i figli dei lavoratori, che ha l’obiettivo di rendere la persona “autonoma” nel processo di conoscenza di sé e delle proprie caratteristiche peculiari, sviluppando una maggiore consapevolezza sulle scelte future formative o professionali. On The Road vuole essere la risposta che il welfare aziendale può dare a un forte bisogno contemporaneo: comprende componenti digitali, fruibili dai ragazzi sul web e dedicati alla verifica delle loro competenze e inclinazioni, aule fisiche e virtuali, e sessioni one-to-one con orientatori esperti».