venerdì 28 novembre 2014
Diciannove i giovani che hanno partecipato, 14 le aziende che hanno aderito, 95 le giornate totali di esperienza vissuta a contatto con i dirigenti: in tutto quasi 800 ore di affiancamento.
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Diciannove i giovani che hanno partecipato, 14 le aziende che hanno aderito, 95 le giornate totali di esperienza vissuta a contatto con i manager. In tutto quasi 800 ore di affiancamento tra giovani e manager. Sono questi i numeri della prima edizione di Vivi 5 giorni da manager, i cui risultati sono stati presentati ieri all'Istao di Ancona.È toccato ad alcuni giovani e manager raccontare in diretta "l'esaltante esperienza", in quella che è parsa la cronaca di un reality. Perché, più che i numeri, sono le esperienze, di cui i giovani hanno già fatto tesoro, che contano. Si tratta di 11 ragazzi e otto ragazze, selezionati accuratamente dai corsi di Ingegneria ed Economia dell'Università Politecnica delle Marche pronti a sperimentare sul campo nozioni studiate per anni solo in teoria. I giovani, dopo una giornata di formazione presso Istao, hanno iniziato la primavera scorsa a curiosare, assorbire come spugne e dare il massimo per essere per cinque giorni l'ombra del proprio manager, scelto tra i dirigenti associati a Manageritalia e Federmanager."Non è il primo progetto di questo tipo - dice Guido Carella, presidente Manageritalia - ne abbiamo già fatti altri in altre regioni d'Italia. Ma è quello dove la sinergia tra tutti gli attori Università, Scuole di formazione, Associazioni dei manager è stata massima. Proprio lavorare insieme tutti è la chiave per dare risposte al Paese facilitando l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, evitare l'espulsione dei meno giovani e riprendere a crescere nei settori ad alto valore aggiunto".Ma torniamo a quanto avvenuto, alla cronaca del reality, sentendo i protagonisti. Come Manuel, che ha vissuto l'esperienza di una grande raffineria, l'Api di Ancona, seguendo ogni passo di Monica Mais, direttore tecnologico d'impianto, tra riunioni, incontri con l'amministratore delegato, azioni da intermediario, da organizzatore e da paciere, telefonate in inglese, ritmi frenetici. Un'esperienza indimenticabile per lui quella di indossare finalmente tuta e casco da petroliere e ammirare da vicino un gassificatore da 700 milioni di euro.Federica invece ha scoperto un settore, quello sanitario e della riabilitazione, dinamico, complesso e con grandi potenzialità di sviluppo, grazie a Lorenzo Buldrini direttore amministrativo Istituto di Riabilitazione Santo Stefano. Ha approfondito l'amministrazione attraverso operazioni molto diverse come la gestione del ciclo attivo-passivo, la partecipazione a un collegio sindacale, l'implementazione di un'operazione di leasing finanziario e attraverso trasferte presso strutture del gruppo dove sono state affrontate le problematiche organizzative dell'integrazione di una struttura recentemente acquisita.O ancora Francesco, che affiancato a Gino Romiti, direttore innovazione Gruppo Loccioni, ha potuto verificare come oltre a ricerca, tecnica e innovazione tecnologica serva soprattutto stare connesso al mondo reale e avere un ottimo rapporto con le persone. Ma soprattutto che gli ha trasmesso che molto del lavoro di un buon manager sta nel saper ascoltare, nel capire chi si ha di fronte e come un rapporto, un incontro, possa essere canalizzato per ricavarne benefici.  E i manager? Tutti entusiasti, perché seppure abituati a favorire e far crescere i giovani in azienda - tant'è che secondo una recente ricerca di Manageritalia su manager e italiani i dirigenti sono ritenuti i tutor per eccellenza di tutti i collaboratori, ma soprattutto dei giovani - hanno vissuto quest'esperienza in un'ottica ancora diversa dal loro solito rapporto con i giovani che entrano in azienda.Tant'è che Renzo Libenzi, direttore generale Loccioni, dice: "Noi di giovani ne vediamo e ne assumiamo tanti, ma l'esperienza di averne uno, con il quale non c'è nessun rapporto, che mi segue per cinque giorni è stata del tutto nuova. Senti l'impegno di dargli tutte le occasioni e gli strumenti per capire cos'è e com'è il mondo del lavoro e certo poi di fargli apprezzare il manager e la sua professione che non è comandare, ma gestire e far collaborare persone verso obiettivi comuni".  L'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani è ormai in Italia drammatico e rischia di peggiorare spingendo ancor più i giovani a disertare sempre gli studi superiori e universitari. Basti pensare che il 2013 si è chiuso con una disoccupazione totale del 12,2%: 40% per i cosiddetti giovani (15-24enni), 17,7% per i 25-34enni, 9,9% 35-44enni, 8% 45-54enni e 5,7% 55-64enni.Se poi consideriamo il tasso di 30-34enni che ha conseguito un titolo universitario, l'Italia è messa malissimo e si attesta al 21,7% (17,2% uomini e 26,3% donne), contro il 35,8% (31,6% uomini e 40% donne) della media Ue27. Pochi, infine, gli under 40 che hanno raggiuto la dirigenza solo 13.798 (11,2%) in Italia.La presenza manageriale è scarsa: meno di un dirigente ogni cento dipendenti (0,98%) in Italia, molto sotto Francia e Germania (3%), mentre Milano è la più avanzata con il 2,5%.
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