Carlo Sangalli, neo presidente di Unioncamere
In Italia, tra aprile e giugno, sono nate 1.000 imprese al giorno mentre 670 chiudevano i battenti. Alberghi e ristoranti, commercio e agricoltura i settori che sono cresciuti di più in valore assoluto nel trimestre. Attività professionali, servizi alle imprese, sanità e, di nuovo, il settore del turismo e dell’ospitalità quelli che hanno mostrato la dinamica più brillante in termini percentuali. È quanto emerge, in sintesi, dai dati diffusi da Unioncamere-Infocamere sulla natalità e mortalità delle imprese italiane nel secondo trimestre 2018. Anche se positivo, il dato del secondo trimestre di quest’anno segna un rallentamento rispetto al 2017. Il saldo attivo di 31.118 imprese è inferiore di quasi 5mila unità rispetto a un anno fa, quando la crescita fu pari a 35.803 unità, e riporta le lancette della natimortalità imprenditoriale al livello del 2012 (+31.565). Determinante, in questo trimestre, è stato l’andamento delle chiusure (4mila in più dello stesso periodo 2017), mentre le iscrizioni si sono mantenute in linea con quanto registrato lo scorso anno. Del tutto simile (iscrizioni stabili, cessazioni in ripresa) la dinamica del saldo delle imprese artigiane. Le 2.411 imprese in più alla fine del II trimestre equivalgono ad una contrazione del saldo pari a circa un quarto rispetto allo stesso trimestre del 2017, quando fu di 3.166 unità.
«Nonostante le incertezze legate al rallentamento dell’economia - ha sottolineato il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli - gli italiani continuano a scegliere di fare impresa. Ma registriamo che un numero crescente di imprenditori è costretto a chiudere i battenti. Un'ampia diffusione del digitale all’interno dei processi aziendali come nel rapporto con la Pa è vitale per rendere le imprese più forti e competitive. Anche su questo tema le Camere di commercio stanno dando un importante contributo attraverso la diffusione del linguaggio 4.0 nel tessuto produttivo e l’uso di piattaforme e servizi telematici che il sistema camerale mette a disposizione della collettività».
Il saldo trimestrale fa registrare bilanci positivi in tutte le macro-ripartizioni. In particolare, il 38% dell’intero saldo (12.100 imprese su 31.811) è localizzato nel Centro-Sud (un terzo nella sola Campania: +4.071 unità, di cui 230 artigiane), e un altro 25% nelle regioni del Centro (7.968 imprese, 671 delle quali artigiane). In positivo anche i bilanci di tutte le 20 regioni italiane, con l’unica eccezione della componente artigiana in Veneto (dove alla fine del secondo trimestre si contano 48 imprese artigiane in meno), in Molise (-21), in Sicilia (-59) e in Sardegna (-2).
Tutti i settori economici, tra aprile e giugno scorso, hanno chiuso il bilancio anagrafico in campo positivo. In termini assoluti, l’avanzamento più sensibile è stato quello delle attività di alloggio e ristorazione (5.299 imprese in più nel trimestre), seguite dal commercio (+5.064) e dall’agricoltura (+4.394). In termini relativi, invece, la crescita più accentuata si è registrata nelle attività dei servizi alle imprese e in quelle dei servizi professionali, tecnici e scientifici, cresciute dell’1,3% a fronte di una crescita meda dello 0,5%. Oltre la soglia dell’1% anche alberghi e ristoranti (+1,2%) e sanità e assistenza sociale (+1,1%). Guardando al mondo artigiano, nel trimestre primaverile hanno fatto meglio le imprese dei servizi alla persona (956 imprese in più), delle costruzioni (+858) e dei servizi alle imprese (+662). In rosso le attività manifatturiere artigiane (270 in meno nel trimestre) e dei trasporti e magazzinaggio (-158).