L'Italia resta il Paese delle microimprese, dove l'azienda tipo va avanti con tre o quattro lavoratori. Ma quando la ditta decide di uscire dai confini nazionali cambia il discorso, o meglio la taglia. La dimensione media delle aziende in mano italiana all'estero è di 78 addetti. E le multinazionali tricolori non sono certo una rarità, visto che l'Istat, presentando i dati, parla di una "presenza rilevante e geograficamente diffusa", con Stati Uniti, Brasile, Germania e Romania mete preferite. È infatti l'Istituto di statistica a fare la radiografia e la mappa del sistema produttivo, in due report aggiornati al 2011. Il Paese si conferma dominato da piccole aziende, sotto i dieci addetti: rappresentano il 95% del totale delle imprese attive, guardando almeno ai settori dell'industria e dei servizi. Ma non riescono ad assorbire più del 47,2% della forza lavoro e soprattutto appena il 31,4% del valore aggiunto. Invece le poche grandi aziende (con almeno 250 addetti) coprono quasi il 20% dei dipendenti e oltre il 30% del valore aggiunto. Sicuramente le
big guardano con favore fuori dai confini nazionali, ma non solo: sempre l'Istat sottolinea l'alta propensione all'export dell'intero sistema manifatturiero.Insomma l'estero sembra un pensiero fisso. D'altra parte risultano in mano italiana quasi 22mila realtà presenti in 161 diversi Paesi, che danno lavoro a 1,7 milioni di persone sparse per il mondo. Guardando ai primi dieci Paesi per numero di lavoratori alle dipendenze di imprese a controllo italiano, salgono sul podio gli Stati Uniti (199mila), il Brasile (131mila) e la Germania (123mila). Sopra i centomila anche il quarto classificato, la Romania, e il quinto, la Cina. La
top ten è completata da Francia, Polonia, Spagna, Regno Unito e Argentina. Se si considera invece solo il numero delle aziende italiane all'estero, allora vince la Romania (3.283), seguita dagli Stati Uniti (2.126) e dalla Francia (1.762).