Il lavoro atipico è attualmente la più frequente modalità d'ingresso o rientro nell'occupazione: su 100 persone occupate nel secondo trimestre 2014 che l'anno precedente dichiaravano di non lavorare il 55,6% svolge un lavoro atipico (48,2% un lavoro a termine e il 7,4% una collaborazione). Tale incidenza sale al 65,9% tra i giovani fino ai 30 anni. Lo ricorda l'Istat in audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità, in riferimento all'articolo 12 della manovra che introduce sgravi contributivi per assunzioni a tempo indeterminato. Nel secondo trimestre 2014 più della metà dei lavoratori a termine (il 53,9%) ha un contratto con una durata inferiore a un anno. Per una quota consistente degli atipici, la condizione di temporaneità del rapporto di lavoro si protrae nel tempo: sono 566mila gli atipici che svolgono lo stesso lavoro da almeno cinque anni e circa la metà di questi ha un contratto di durata inferiore all'anno, rinnovati ripetutamente.Nel secondo trimestre 2014 - ricorda ancora Istat - il lavoro atipico (contratti a termine e collaboratori) coinvolge due milioni 758mila occupati, in diminuzione di 156mila unità (-5,4%) rispetto al secondo trimestre 2008 (periodo in cui l'occupazione in Italia ha raggiunto il suo massimo).L'incidenza degli atipici sul totale degli occupati non ha mostrato significative variazioni: 12,3% attualmente rispetto al 12,4% nel secondo trimestre 2008. I dipendenti permanenti a tempo pieno sono quasi 14 milioni, con un'incidenza sul totale occupati pari al 53,4% e un calo di un milione 5mila unità rispetto al secondo trimestre 2008, quando essi rappresentavano il 55,1% degli occupati.