sabato 1 marzo 2014
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​«Una riforma del lavoro? È fondamentale, ma senza mettere in campo prima altri interventi non si riuscirà a creare nuova occupazione». Tiziano Treu, giuslavorista ed ex ministro del Lavoro, è convinto che la prima cosa da fare per dare un’opportunità professionale a chi si ritrova "a spasso" sia quella di rilanciare lo sviluppo dei settori chiave dell’economia italiana: «Bisogna puntare su manifattura innovativa, turismo, energia verde e servizi alle persone».Professore, come investire in questi comparti?Attraverso agevolazioni in ricerca e sviluppo. Perchè se non ricominciamo a crescere nelle aree più dinamiche – ovvero in quelle che possono portare alla nascita di start up a loro volta in grado di assumere in futuro – il lavoro non verrà mai. Cos’altro dovrà fare il nuovo governo per contrastare la disoccupazione?La strada è obbligata: bisogna dare ossigeno al mercato. Il governo Letta aveva iniziato a ridurre leggermente un cuneo fiscale che opprime le imprese e i lavoratori. Adesso, come ha promesso Renzi annunciando un taglio a doppia cifra, serve un’azione decisamente più significativa. Qual è il suo giudizio sul Jobs Act? Il piano del presidente del Consiglio va nella direzione giusta, ma è davvero difficile da realizzare. Incontrerà molte resistenze. Come del resto sarà complesso effettuare quasi tutti i provvedimenti annunciati dal nuovo premier.La convince l’idea del contratto a tutele crescenti?Sento sempre parlare di questo, come se fosse la panacea di tutti i mali. Può essere utile, ma ci vogliono anche e soprattutto politiche attive e l’introduzione di ammortizzatori sociali per chi oggi non ha una rete di sicurezza adeguata, come i giovani. Ha ancora senso tenere aperti in Italia centri per l’impiego che danno così poco lavoro?Certo, chiuderli sarebbe una follia. Ci sono ovunque e nel resto d’Europa funzionano bene. Per quale motivo dovremmo privarcene? Il punto, semmai, è quello di rafforzare e rendere più efficienti le strutture istituendo una cabina di regia e integrando il pubblico con il privato.
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