Il comparto della moda e del tessile in fase ci recupero - Archivio
Vestire italiano è da sempre sinonimo di prestigio e qualità. Per chi produce e per chi acquista. La filiera della moda e del tessile rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello per la nostra economia e il nostro Paese. In Italia si contano oltre 400mila addetti e circa 50mila aziende. Nonostante la pandemia, il comparto ha mostrato segnali di recupero sorprendenti. Prosegue, infatti, la crescita del fatturato dopo il boom del primo semestre: +20% rispetto al 2020. Nei primi 11 mesi del 2021 l’industria della moda ha registrato un significativo rimbalzo del fatturato rispetto agli stessi mesi del 2020 (+20,8%). Mentre la produzione è aumentata del 10%. «Il 2021 è stato un anno di grande ripresa – ha spiegato Carlo Capasa, presi- dente di Camera Nazionale della Moda Italiana – . C’è stata una partenza enorme all’inizio e poi una stabilizzazione, ma l’inizio è stato davvero dirompente. Nel 2021 abbiamo recuperato due terzi di quanto abbiamo perso nel 2020, di 24 miliardi di euro ne abbiamo recuperati 16». Nel primo semestre si è assistito a un vero rimbalzo del settore che ha portato la crescita al 24%. Dopo il boom del primo semestre i dati delle esportazioni della moda italiana sono rimasti positivi anche nei primi dieci mesi dell’anno, con una crescita complessiva del 16,4% per i comparti della moda in senso stretto e del 39,9% dei settori collegati. Tra i principali mercati esteri, l’export verso la Cina è cresciuto del 50,1%, verso gli Usa del 31,8%, verso la Francia del 20,6%. Per quanto riguarda le stime del fatturato 2021 l’insieme di industria della moda e settori collegati supererà gli 83 miliardi di euro, per un +20,9% rispetto al 2020 e 7,8% rispetto al 2019. Per il 2022 le molte incertezze ancora presenti sui mercati internazionali difficilmente possono mettere a rischio il pieno recupero dei livelli di fatturato del 2019, con un anno di anticipo rispetto alle previsioni diffuse dagli operatori. E proprio nel segno della ripresa torna a Milano – in presenza – la settimana della moda donna, che si terrà in città dal 22 al 28 febbraio. In calendario, presentato a Palazzo Marino sede del Comune di Milano, ci sono al momento 169 appuntamenti, 67 sfilate di cui 57 fisiche e otto digitali, 69 presentazioni, 59 fisiche e dieci digitali.
Dallo studio della Sace, inoltre, emerge che il divario con i livelli pre-crisi è ancora ampio (-6,6%) seppure con alcune differenze: tessuti, abbigliamento in pelliccia e pelletteria e valigeria rimangono più indietro rispetto agli articoli di maglieria e alle calzature, che beneficiano infatti dell’impulso delle griffe internazionali del lusso; l’export di altri prodotti tessili, invece, è l’unico comparto ad aver già superato i livelli del 2019. Il fashion è caratterizzato da una catena del valore lunga e frammentata, composta da una molteplicità di piccoli produttori nelle fasi a monte e da grandi gruppi, spesso multinazionali, vicini al consumatore finale a valle. In questo contesto, l’Italia si configura come un attore di rilievo a livello internazionale: nel 2020, il Paese era il terzo esportatore mondiale di moda, secondo considerando unicamente il comparto delle pelli, e solamente il settimo importatore. Le imprese si mostrano ottimiste per le prospettive relative al 2022, sulla scia della ripresa attesa in importanti mercati di sbocco e di una maggiore propensione al consumo in un contesto di incertezza relativamente più contenuta rispetto al biennio precedente. L’analisi evidenzia inoltre come lo scoppio della pandemia ha fatto emergere, e in certi casi accelerato, alcuni temi che giocheranno un ruolo chiave nello sviluppo del settore. La moda infatti si trova di fronte a profondi cambiamenti strutturali che rappresentano una sfida e richiedono uno sforzo innovativo, su tutti la sostenibilità e la digitalizzazione. In questo senso è da registrare un accordo tra Intesa Sanpaolo e Sistema Moda Italia per rilanciare il settore. Liquidità finanziaria, accelerazione degli investimenti per la transizione 4.0, crescita sostenibile ed economia circolare sono al centro di questa collaborazione.