Si chiama Campus Party, si ripropone per il secondo anno in Italia ma è un format nato in Spagna che oggi conta 66 edizioni in 12 Paesi. A Rho Fiera Milano sono 5 giorni di innovazione, con questo festival internazionale dedicato alla tecnologia e alla creatività. Sino a domani una no-stop con 4mila tende, 13 palchi, 20mila visitatori e 350 speaker provenienti da tutto il mondo. Perché questo Campus «è innovazione e creatività allo stato puro – spiega il presidente Carlo Cozza –, perché attraverso la condivisione di passioni e interessi è l’occasione per far nascere quelle idee che cambieranno il futuro del mondo». Intuizioni, idee, proposte: il salone mette al centro una manifestazione fuori dagli schemi, caratterizzata dalla possibilità per i partecipanti di viverla 24 ore su 24, grazie a delle tende fornite dall’organizzazione, che trasformano l’evento in un vero happening. Un appuntamento partecipativo, perché i 'campusero', i visitatori 'residenti', possono dialogare attivamente con aziende, istituzioni, community e università, sia attraverso i social, sia faccia a faccia. Che sia la bellezza della matematica, i segreti della moneta e dei bitcoin o i misteri dello spazio tutto è di- retto a connettere millennials e grandi aziende. Per 'aziende' che insegnano e al contempo provano a cogliere idee. Imparare diventa così parola condivisa e ad imparare non è solo l’uomo ma pure la macchina.
Ce lo spiega Lucrezia Nolo, Big Data scientist di Dataskills, che descrive come un robot non programmato per camminare grazie a sensori e a ripetuti tentativi alla fine impara da solo a camminare. Noli è chiara – «i robot saranno assolutamente indispensabili, ad esempio nel campo chirurgico». Certo, in un mondo zeppo di dati si corre il rischio che il robot che impara superi il maestro-uomo: «si devono capire le potenzialità dei dati – sottolinea Noli – senza averne paura. Così da capire che uso reale si può fare dei dati». È un messaggio positivo quello della scientist non necessariamente condiviso da tutti, anche da chi è presente alla Fiera. Come Emiliano Colantoni. Artista e fumettista in 2D capisce e usa le nuove potenzialità del 3D anche in campo televisivo e cinematografico. Ma vive le nuove tecnologie con diffidenza. Il suo messaggio passa nel cortometraggio Spectral (prossimamente visibili su Youtube) laddove un grande 'cervello' tecnologico, o processore madre che dir si voglia, domina l’essere umano che, ci spiega viene difatto ridotto a «diventare un’eredità visiva». Un contesto, per sua stessa ammissione, «nichilista» ma che sorprenderà con un finale positivo: il processore va in tilt perché al suo interno è nata una pianta.
È il messaggio della natura che vince. È per la natura e l’uomo che l’innovazione deve lavorare. La conferma viene da Luca Borro, ricercatore dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Lavora, ovviamente, con la tecnologia tridimensionale in ambito medicale dove, spiega, «il 3D consente il risparmio di tempo pre operatorio». Individuato, ad esempio, un 'guasto' cardiaco ecco poi creare in 4-5 giorni un cuore modellino grazie alla stampante 3D. «L’obiettivo – conclude Borro – è il bio printing, la stampa in materiale biologicamente attivo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Emiliano Colantoni Lucrezia Nolo Luca Borro
Campus Party festival internazionale della creatività. A Rho Fiera cinque giornate di confronto tra aziende e giovani sulle tecniche che cambiano i modelli del nostro vivere
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