Settimana corta in Italia? Se ne può parlare. La proposta concordata in chiave anti-crisi nella Germania del cancelliere Merkel (dove non esiste, però, la cassa integrazione) viene rilanciata da Maurizio Sacconi, ministro del Welfare: «Siamo in grado di farlo attraverso intese, accordi, non servono norme di legge». E trova una prima disponibilità della Cgil: «Ben venga un confronto», "apre" il segretario generale Guglielmo Epifani, a patto che le nuove norme «siano inserite in un quadro di tutele che evitino il distacco dei lavoratori dai posti di lavoro, non escludano i precari e non siano una furbizia per evitare allo Stato di investire tutte le risorse necessarie».Condizioni chiare, mentre Raffaele Bonanni rivendica che settimana corta e contratti di solidarietà sono da sempre proposte «lanciate dalla Cisl» e la Confindustria, con il vicepresidente Alberto Bombassei, ricorda (citando lo slogan di Carniti «lavorare meno, lavorare tutti») che «non può essere né l’unica ricetta» per casi di crisi, «né la cura per tutti».L’antefatto è che, dal 1° gennaio, le imprese tedesche in crisi potranno passare a 4 (o anche 3) giorni lavorativi: gli imprenditori pagheranno il tempo lavorato, quasi tutto il resto sarà a carico dello Stato. Un sistema utile anche per scongiurare licenziamenti in massa. E da noi? Dopo il primo accenno fatto sabato scorso da Silvio Berlusconi, un robusto contributo è giunto ieri da Sacconi: dopo aver premesso che noi già abbiamo la cassa integrazione a rotazione o a orario ridotto (o altre forme), il ministro ha spiegato che le «soluzioni possono essere molte, penso anche ai contratti di solidarietà, ciò che conta è che rimanga il rapporto di lavoro». In questo senso «è importante che le imprese siano responsabilizzate», evitando di ricorrere alla Cig come a «un rubinetto sempre aperto»; quindi si tratta di «definire una straordinaria collaborazione con le Regioni, competenti sul lavoro», e poi con «le parti sociali». Intanto Sacconi ha istituito una "unità per la tutela dell’occupazione": ne fanno parte tecnici del dicastero e i presidenti di Inps, Isfol e Italia Lavoro, sotto la guida di Natale Forlani. Interessato alla "corta" è pure Renato Brunetta: «È una delle modalità» per affrontare la crisi, secondo il ministro della Funzione pubblica.Ma è soprattutto la risposta della Cgil che segnala un clima diverso, nel giorno in cui Epifani ha chiesto al governo di convocare un tavolo a gennaio (perché «serve prima confrontarsi e poi tocca al governo decidere, non come accaduto per la scuola») e il direttivo ha fissato per marzo-aprile una manifestazione a Roma, aperta alle altre sigle. Positiva anche la reazione dell’Ugl: la settimana corta «è praticabile, pronti a collaborare». Bombassei ricorda il ruolo centrale anche della formazione, attraverso Fondimpresa e nuove iniziative. Resta critico, invece, il Pd: Damiano e Treu parlano di «girandola di proposte discordanti», ricordando la detassazione degli straordinari.