giovedì 18 agosto 2022
Preoccupa il tasso di assenteismo dei giovani che non si presentano ai colloqui di selezione (30%). In formazione per costruire i ponti digitali
Alcuni giovani del Servizio civile

Alcuni giovani del Servizio civile - Archivio

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Il Servizio civile rischia di perdere una generazione di giovani. Secondo l’indagine promossa dalla Fondazione Amesci (Associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del Servizio civile), il tasso di assenteismo dei giovani che si erano candidati al bando di selezione record da 64.331 posti disponibili (nel 2021 erano 55.793), il più grande nella storia del Servizio civile, è pari al 30%. Complessivamente erano 3.289 i progetti da realizzare in Italia (3.090) e all’estero (199). Già le domande di partecipazione avevano subito un calo dell’11%, passando dalle 125.286 presentate nel 2021 a 112.008, di cui 66.873 donne (63%) e 41.441 uomini (37%). Nel dettaglio, sono 105.098 (1,7 domande per ogni posto disponibile) le domande presentate dai giovani tra i 18 e 28 anni per i progetti in Italia e 3.595 (3,1 domande per ogni posto disponibile) per quelli all’estero. Sugli assenti ai colloqui si è concentrata la ricerca della Fondazione Amesci, somministrando un questionario on line a un campione di 1.908 giovani (836 uomini e 1.072 donne) che non si erano presentati. Di questi, hanno risposto 504 ragazzi (63,9% femmine, 36,1% maschi); il 66,5% degli intervistati è in possesso di diploma di scuola superiore, il 16,1% di laurea triennale e l’8,7 di laurea magistrale, mentre il 7,5% di licenza di scuola media inferiore. Il 38,3% si dichiara studente, il 16,5% studente-lavoratore e il 22% lavoratore, il 18,8% è disoccupato in cerca di lavoro. Per i motivi di assenza a colloquio, il 41,7% ha indicato lo studio (15,7%) e il lavoro (26%), il 16% motivi personali (6,4%), di salute (4,4%) e di famiglia (5,2%). Il 22,6% dichiara di non aver ricevuto comunicazioni relative al colloquio, sebbene il bando chiarisse che l’obbligo di informazione è assolto attraverso la pubblicazione sui siti degli enti titolari dei progetti. Il 4,2% ha cambiato idea: il 26,5% perché ha trovato lavoro (26,5%) e il 17,7% per aver valutato l’incompatibilità con altri impegni. Infine, l’80,9% ha risposto che ripresenterebbe domanda di partecipazione (sì: 59,1%, forse: 21,8%), il 7,3% non la ripresenterebbe e l’11,7% non sa se la ripresenterà. Dai dati emerge che «il 38% di quelli che non si presentano ai colloqui già lavora o è uno studente/lavoratore studio, il che significa che il Servizio civile è un’opportunità che interessa molto i giovani, ma non sempre è conciliabile con i loro impegni e in molti casi lo scoprono dopo aver avanzato la candidatura», spiega Enrico Maria Borrelli, fondatore e presidente della Fondazione Amesci. Gli ultimi due anni hanno ulteriormente aumentato la marginalità sostanziale dei giovani nella capacità di pesare nelle scelte politiche e economiche, generando nuovi comportamenti; si sono accresciute alcune difficoltà e tardano impatti positivi del Pnrr. Il presidente di Arci Servizio Civile Licio Palazzini sottolinea come tale marginalità giovanile sia evidenziata nelle varie ricerche nazionali e internazionali e come si sia riflessa anche nel Servizio civile universale: «Complice la dilatazione dei tempi del ricorso avvenuti durante il bando, alcuni alert già presenti in precedenza si sono accentuali. La generazione Z – che rappresenta il nostro riferimento – sta cambiando i paradigmi con cui si mette in relazione con la società, e necessita di approcci diversi per non diventare una generazione esclusa. A maggio abbiamo iniziato un percorso di riflessione sull’evoluzione dell’approccio dei giovani al servizio civile, partendo dai numeri dell’ultimo bando e dagli esiti dei colloqui, segnati da un numero di assenze più alto del recente passato. Ora, con i progetti avviati e gli operatori volontari in servizio, ci siamo confrontati sui trend sociali in atto, sulle risposte che arrivano dai giovani e le sfide che abbiamo di fronte come istituzioni e organizzazioni. Essere una associazione con circa 1.000 organizzazioni aderenti, presenti sull’intero territorio nazionale, ci offre una lettura multiforme dell’Italia giovanile e riusciamo a vedere, come in un prisma, le tante diverse facce di quest’epoca». Elisa Simsig, responsabile di un monitoraggio che dal 2009 ha coinvolto quasi 20mila giovani propone – attraverso le 2mila risposte raccolte nel 2022 – le visioni dei giovani per un Servizio civile per loro più sostenibile e motivante. Inoltre, Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, che coordina il Rapporto giovani dell’Istituto G. Toniolo, la principale indagine italiana sulle nuove generazioni, illustra i dati raccolti. Di particolare interesse per un Servizio civile che promuove il protagonismo dei giovani, quelli che dicono della caduta, fra il 2020 e il 2022 di tre indicatori delicati: l’idea positiva di sé passa dal 53,3% al 45,9%, la motivazione e l’entusiasmo nelle proprie azioni dal 67,5% al 57,4%, perseguire un obiettivo precipita dal 67% al 60%. «I giovani vogliono impegnarsi, ma si sentono esclusi e non vedono provvedimenti strutturali - ribadisce Palazzini -. Cercano nuove strade e utilizzano nuovi linguaggi che noi – enti del Terzo settore – dobbiamo saper intercettare e con i quali dialogare».

La formazione utile anche per trovare lavoro

Solidarietà, nonviolenza, educazione alla pace e alla cittadinanza attiva: sono i valori portanti del Servizio civile universale. In un momento storico in cui si riscontra la tendenza a considerarlo solo come un periodo utile per entrare nel mondo del lavoro oppure si propone di far tornare l’esperienza obbligatoria, vanno sviluppate, anche da parte del Terzo settore, tutte le attività di formazione e informazione tese a contrastare questa idea e a realizzare le finalità per cui è nato questo istituto e che sono state ribadite con la riforma. L’esperienza di volontariato si traduce in arricchimento, non solo sotto il punto di vista umano, ma anche in un’ottica formativa. Ogni nuova competenza acquisita, può essere inserita nel proprio curriculum. Anche presentarsi a un colloquio di lavoro e accennare all'esperienza nel Servizio civile, può trasmettere il messaggio di essere una persona altruista e positiva. Queste doti sono molto apprezzate nei contesti lavorativi e aziendali. Altro punto da non sottovalutare è che il volontariato espande il bacino di conoscenze e offre la possibilità di poter entrare in contatto con figure che potenzialmente possono prospettare inaspettate opportunità e sbocchi lavorativi. «L’anno di Servizio civile è utile per le comunità e per i giovani - precisa Palazzini -. Perché sia efficace occorre essere formati a realizzare bene le attività dei progetti e capire e diffondere le finalità del Servizio civile universale. La formazione riguarda gli operatori volontari e gli adulti che li accompagnano. I contenuti formativi vanno resi adeguati alle trasformazioni culturali, così come le metodologie. Le linee guida della formazione nel Servizio civile sono del 2013 e da tempo andavano adeguate». Da segnalare due progetti sviluppati in tutta Italia. Oltre 30 giovani, operanti in 27 sedi - dal Piemonte alla Toscana, dalla Calabria alla Puglia - rappresentano il contributo per ridurre il divario digitale del Paese, durante i 12 mesi di Servizio civile. Il primo progetto si chiama Sportelli digitali, cittadini connessi e il secondo Costruire linguaggi digitali comuni, con un unico comune denominatore, ma con due diversi approcci. Nel primo, l’impegno è rivolto a valorizzare la transizione verso i servizi digitali, migliorando il presidio nei punti di facilitazione digitali per aiutare l’utenza a conoscere il funzionamento di portali specifici, o aiutarla nel rilascio delle credenziali Spid e via dicendo. Nel secondo, invece, il focus è incentrato sulle attività di educazione all’uso di strumenti digitali per accrescere la diffusione della cultura digitale. Mentre dopo un percorso di tre mesi, 146 operatori volontari hanno fatto richiesta di attestazione delle competenze. Il percorso è stato accompagnato da 38 esperti e ha permesso ai giovani di far emergere le conoscenze, supportate da evidenze, di cui sono portatori e che sono state generate o potenziate dall’esperienza del Servizio civile. Il percorso li ha portati ad avanzare una domanda di attestazione che comprende sia profili già presenti nell’Atlante Lavoro e nei repertori regionali, sia profili legati alle competenze del referenziale del progetto che agisce nell’area Personale e Emotiva, di Cittadinanza, Digitale, della Comunicazione, Metodologica e Organizzativa.

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