Giovanni Brugnoli, vice presidente per il Capitale Umano di Confindustria - Imagoeconomia
Giovanni Brugnoli, vice presidente per il Capitale Umano di Confindustria, ieri a Roma ha aperto gli Stati generali dell’orientamento.
Che effetto fa tornare in presenza, davanti a oltre mille ragazzi?
Una bella sensazione. Soprattutto dopo i due anni di pandemia che ci hanno costretto a mantenere le distanze. Finalmente torniamo a ritrovarci e a riunirci. Dobbiamo e vogliamo ascoltare i ragazzi, per questo abbiamo scelto un format diverso. Perché loro ci possono aiutare a capire cosa non va e come fare per risolvere questo scollamento tra mondo della scuola e mondo delle imprese. Abbiamo lanciato un appello al ministro Bianchi e al premier Draghi perché la scuola possa tornare al centro delle riforme.
Quale orientamento chiedete?
Il mondo imprenditoriale ha bisogno di dialogare con le scuole in maniera bidirezionale. Anche il ministro ha detto che l’orientamento non è il marketing dell’ultima mezz’ora. Le istituzioni scolastiche devono saper individuare le migliori attitudini di uno studente. Perciò abbiamo bisogno di cambiamenti. Già a partire dalla scuola primaria. Noi ci siamo sempre messi a disposizione. Anche perché le imprese hanno la percezione della velocità con cui cambia il lavoro. Vorremmo trasmettere i valori dell’impresa agli studenti. Aiutarli a seguire il proprio talento e il percorso di studio più adatto alle loro aspirazioni.
Tuttavia faticate a trovare personale, nonostante una disoccupazione giovanile elevata…
In effetti ci sono misure di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza, che purtroppo disincentivano il lavoro e la valorizzazione del talento dei giovani. E le imprese non trovano circa il 40% dei profili che cercano, che non sono solo scientifici e tecnologici, ma anche legati a materie umanistiche, dall’arte alla letteratura, alla creatività, che è la base del nostro made in Italy. Ecco perché è necessaria una riforma scolastica che consideri l’orientamento in maniera strutturale. Siamo da sempre favorevoli all’alternanza scuola-lavoro: basti pensare che oltre 1,5 milioni di studenti sono passati dalle nostre aziende e hanno avuto la possibilità di conoscere le dinamiche del lavoro. Ma soprattutto capire la propria vocazione.
Con gli Its avete in parte rimediato alla carenza di personale…
Sono una realtà importante, nata una decina di anni fa. Ora si stanno trasformando in Academy. In media, al termine del biennio, l’80% dei diplomati trova subito lavoro. Ma non sono rari i casi del 100% di inserimento. Ora è vicina la riforma. Sono previsti fondi e il potenziamento della parte pratica, con il 60% di docenti proveniente dal mondo imprenditoriale.
Non si rischia di favorire il sapere scientifico?
Non è vero. Le competenze Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono le più ricercate, ma l’umanesimo tecnologico è il cuore pulsante delle nostre imprese: dalla meccatronica alla chimica- farmaceutica, dall’informatica all’agroindustria. La scuola torni al centro dei territori per sfornare competenze in linea con le rivoluzioni in atto. Solo così il nostro Paese avrà il futuro che merita.