Nel 2013 è stata la Pop art, insieme all’intero settore del contemporaneo, la protagonista indiscussa del mercato dell’arte. Gli artisti anni ’50 e ’60 hanno macinato record su record rinvigorendo i segnali positivi, all’inizio del primo semestre ancora timidi, che hanno contraddistinto in modo sempre più marcato le ultime sessioni delle maggiori aste in Europa e Oltreoceano. Il 13 novembre, a New York, Sotheby’s ha battuto un Andy Warhol del 1963, Silver Car Cash (Double Disaster) , per 105 milioni e mezzo di dollari, contro una stima di 60-80 milioni: cifre da primato mondiale per l’esponente di punta della Pop art americana scomparso nel 1987. Il giorno prima però, sempre nella Grande Mela, da Christie’s un suo dipinto in bianco e nero intitolato Coca Cola [3], raffigurante una gigantesca bottiglia della bevanda simbolo della cultura a stelle e strisce del XX secolo, aveva incassato oltre 57 milioni di dollari. E pensare che dopo il 2007-2008 -periodo indimenticabile per le impennate vertiginose del mercato -le opere della generazione del dopoguerra, Warhol incluso, avevano subito un’allarmante battuta d’arresto. Invece, raddoppiati di colpo i valori rispetto al quinquennio precedente, ecco che questi artisti riaccendono i consensi dei collezionisti spingendo in alto quotazioni e transazioni. Il trend positivo del 2013, che prosegue anche quest’anno riservando nuove sorprese e aggiudicazioni da capogiro, è posto in evidenza dagli indici elaborati dal Monte dei Paschi di Siena che analizzano i risultati delle principali case d’asta in Europa, Asia e Stati Uniti. Mentre l’Mps Art Old Masters e 19° secolo Index registra un calo del 3,2% rispetto al secondo semestre del 2012, confermando così il momento di difficoltà che attraversa l’arte antica e soprattutto i dipinti e le sculture dell’Ottocento, nel 2013 l’Mps Art Pre War Index, dedicato all’Impressionismo e all’arte tra le due guerre, ha segnato un +16,7% in confronto all’anno passato, con la parte del leone riservata ai capolavori di Picasso e Giacometti. L’Mps Art Post War Index, che raccoglie i dati relativi al contemporaneo, nell’ultimo semestre 2013 ha surclassato di netto gli altri indici decollando a quota +69,8%, chiudendo così la serie negativa che aleggiava, dal 2009, sulla vendita delle opere dei maestri del secondo Novecento. Gli investitori di breve e lungo corso devono comunque dotarsi di una buona dose di realismo critico, se non di scetticismo, verso l’euforia e i facili entusiasmi del mercato, considerato che, per la fase caratterizzata dalla vi- stosa spinta in su mostrata a fine anno, appaiono essenziali le aste di novembre organizzate da Christie’s, che nel Post War and Contemporary Evening Sale svoltosi al Rockefeller Plaza di New York ha realizzato più di 691 milioni di dollari; e da Sotheby’s, che nello stesso mese ha incassato oltre 380 milioni e mezzo. Somme astronomiche legate a opere di autori storici, lontane però dalla portata finanziaria di un collezionista 'tipo' che sceglie con ponderazione e seguendo il proprio canone estetico i lotti in cui investire. Anche il rapporto annuale stilato da Nomisma, in collaborazione con l’università Lum 'Jean Monnet', sancisce l’affermazione sul mercato italiano ed estero dell’arte contemporanea rispetto all’antico: un balzo in avanti abbastanza consolidato e tendente a protrarsi nel corso del 2014. Secondo diversi operatori, infatti, il valore delle opere dal secondo dopoguerra in poi continuerà a crescere al contrario delle prospettive dell’antiquariato, le cui vendite presentano una lenta ma costante contrazione. Dal 1995 al 2013, il tasso medio di rendimento annuale per il contemporaneo è stato del 3,3% circa: un investimento a prova di crisi che ha garantito uno 0,6% annuo in più a partire dal 2006. Un altro dato in controtendenza, sottolineato dal rapporto Nomisma, è che nel nostro Paese le gallerie d’arte sono tornate a essere il principale canale di vendita, con una quota di mercato che sale nel 2013 dal 58,84 al 72,96%, a scapito di case d’aste e intermediari più o meno tradizionali. Ciò presuppone, tra l’altro, che il collezionista preferisce conoscere e instaurare un rapporto diretto con chi gli propone di acquistare una determinata opera. I fattori che hanno in qualche modo influito sulle vendite da record dell’arte contemporanea, con un’attenzione preferenziale per la Pop art, è il rafforzamento della sterlina sul dollaro e la crescita ininterrotta dell’euro, che hanno condotto molti investitori finanziari del Vecchio Continente nelle aste newyorkesi. Col risultato che gli Usa si confermano, soprattutto per la pittura, il primo mercato per volume di affari; seconda posizione per l’Asia (Hong Kong, Cina, Dubai) col 15,3% del fatturato complessivo del 2013, quasi 7 punti in più rispetto a due anni fa (8,4%); stabilmente terza l’area europea, che perde in un anno lo 0,6%; quarto il Regno Unito, che col 6,5% in meno subisce un pesante calo in confronto al 2012. La Grande Mela, con i suoi autori culto, si riscopre capitale mondiale dell’arte, come è sempre stato dal secondo dopoguerra a oggi, tallonata ma a distanza dalle grandi piazze d’Oriente.