Una busta paga: un italiano su quattro non è in grado di leggerla - Archivio
Per il settimo anno consecutivo, l’Osservatorio JobPricing (per questa edizione in collaborazione con InfoJobs) indaga il livello di soddisfazione degli italiani nei confronti del loro pacchetto retributivo. La ricerca è stata effettuata su oltre 2mila lavoratori dipendenti, focalizzando l’attenzione su sei dimensioni:
1) equità (sono pagato il giusto rispetto al mio ruolo e rispetto agli altri);
2) competitività (sono pagato in linea col mio valore di mercato);
3) performance e retribuzione (sono pagato in proporzione al mio contributo individuale);
4) trasparenza (capisco e ho chiari i criteri di politica retributiva del mio datore di lavoro);
5) fiducia e comprensione (condivido i criteri di gestione delle retribuzioni della mia azienda)
6) meritocrazia (le ricompense vanno davvero a chi se le merita).
Se lo scorso anno i giudizi sono stati più indulgenti, nel 2022 i livelli di soddisfazione nei confronti della propria retribuzione tornano a calare. Il protrarsi della pandemia ha presumibilmente normalizzato la situazione di crisi e, in concomitanza con l’inizio della ripresa economica, i lavoratori hanno probabilmente smesso di sentirsi più fortunati solo per il fatto di “avere uno stipendio”. In questo contesto l’indice di soddisfazione medio è sceso rispetto al 2021 da 4,4 a 4,1 (-7,5%), aggravandosi nelle categorie di lavoratori che percepiscono retribuzioni più basse come gli operai o chi lavora nel Centro o Sud e Isole. I lavoratori che esprimono un giudizio positivo sono solo il 40%, in calo rispetto al 46% del 2021. Al contrario, il 30% dei rispondenti dichiara che si sarebbe aspettato un trattamento economico migliore vista la ripresa di quest’anno. Il totale degli insoddisfatti passa dal 34% al 60% nel 2022 e il 18% di questi dichiara che, visto il periodo, va bene anche se quest’anno non hanno guadagnato di più. Provando a catturare un “effetto pandemia” sulla soddisfazione complessiva, ovvero chiedendo ai rispondenti di tenere conto della situazione di crisi, le cose migliorano lievemente, ma restano sotto la soglia della sufficienza. In questo caso il livello di soddisfazione è risultato pari a 4,6, di poco superiore al 4,1 relativo alla soddisfazione generale ma minore del -9,8% % rispetto allo stesso indicatore del 2021. I voti espressi dai lavoratori sono fortemente influenzati dalla presenza o meno di altri elementi oltre alla retribuzione fissa: il livello di soddisfazione generale diventa positivo quando il pacchetto retributivo non è composto dalla sola retribuzione fissa, mentre cade a picco se è presente solo questa componente. Questo a conferma dei giudizi positivi espressi dai soli dirigenti e quadri che sono i principali detentori di altri elementi oltre alla retribuzione fissa. I punteggi seguono in media questi andamenti per tutti gli indici analizzati: Equità (indice: 4.3, trend 2021-22: -7,1%); Competitività (indice: 4,8, trend 2021-22: -3,8%); Performance e retribuzione (indice: 3,7, trend 2021-22: -8,6); Trasparenza (indice: 4,6, trend 2021-22: -6,4%); Fiducia e comprensione (indice: 3,7, trend 2021-22: -9,6%); Meritocrazia (indice: 3,4, trend 2021-22: -12,1%). La dimensione che registra maggiore insoddisfazione è la Meritocrazia, con un punteggio di 3,4 e oltre il 40% dei lavoratori fortemente insoddisfatti. A tal proposito si osserva come esista una connessione tra la percezione di meritocrazia e la piena comprensione dei criteri adottati per la politica retributiva: quando le politiche retributive non sono ben comunicate, fra i dipendenti si genera sconforto e insoddisfazione. Il tema della conciliazione vita-lavoro è centrale nei livelli di soddisfazione: chi ha sperimentato un migliore equilibrio è anche molto più soddisfatto. Tuttavia, solo il 14,6 per cento dei lavoratori sarebbe disposto ad una riduzione indefinita dello stipendio in cambio di un maggiore bilanciamento. Il sentimento generale appare essere quello di una necessità concreta che, purtroppo, a causa di livelli di salario troppo bassi, non può essere soddisfatta. Oggi, come negli anni precedenti, la retribuzione fissa è fattore decisivo per la scelta di un posto di lavoro (se non altro perché è l’unico elemento conosciuto all’inizio di una nuova esperienza lavorativa). Tuttavia, le relazioni interpersonali positive con capi, colleghi e collaboratori si collocano quest’anno al primo posto. Il peso degli elementi cosiddetti intangibili (di natura non-monetaria) non solo è superiore a quello degli elementi tangibili, ma è quello maggiormente cresciuto anche nel tempo. Il contenuto del lavoro, il training e la formazione e la flessibilità degli orari diventano leve strategiche nella scelta del proprio lavoro. L’importanza della flessibilità del lavoro, in particolare, è cresciuta nelle opinioni dei lavoratori più delle altre leve strategiche nell’ultimo anno (da 7,6 all’attuale 8,4). Anche la scelta di cambiare lavoro è pressoché guidata da fattori monetari: due lavoratori su tre oggi cambierebbero lavoro per un miglioramento dello stipendio fisso. La possibilità di formazione, buone prospettive di carriera e un buon work life balance sono gli altri principali elementi per cui le persone cambierebbero posto di lavoro, ancor più oggi rispetto al passato. I fattori intangibili, quali le relazioni con i capi e colleghi, la flessibilità oraria e l’ambiente di lavoro, sono i punti essenziali per cui si decide di restare nel proprio posto di lavoro. La qualità della vita sul posto di lavoro è quindi ritenuta più importante, e di molto, in questa scelta. Malgrado una profonda insoddisfazione generata dalle retribuzioni, i lavoratori sono mediamente fiduciosi in termini di un miglioramento generale sul lavoro nel nuovo anno. Al contrario, le aspettative sull’evoluzione della retribuzione si mostrano estremamente negative. Le lavoratrici sono generalmente più insoddisfatte degli uomini in tutte le dimensioni osservate. La soddisfazione generale è di 4,3 per gli uomini contro 3,6 per le donne, ovvero il 16% in meno. Particolarmente di rilievo è la differenza sull’indice di meritocrazia, in cui per le donne si arriva ad un punteggio di soddisfazione di 2,7, ovvero il 27% in meno rispetto agli uomini. Le donne risultano anche l’11% meno fiduciose degli uomini riguardo a un miglioramento della propria retribuzione per l’anno in corso.
Il profilo retributivo in ambito It
L’attuale mercato del lavoro in ambito Information Technology presenta elementi di dinamicità che segnalano il buono stato di salute dell’economia digitale e pongono pesanti interrogativi per il futuro. Repentini mutamenti, associati agli odierni scenari geopolitici e a nuove contingenze, impongono una serie di riflessioni in fatto di innovazione, organizzazione e sicurezza informatica. Questi fenomeni incidono a loro volta in modo inevitabile sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro in ambito Information Technology e, quindi, sul sistema retributivo aziendale. Analizzando il profilo retributivo delle principali figure It appartenenti agli ambiti funzionali ritenuti maggiormente rappresentativi, Techyon ha prodotto una fotografia dello stato dell’arte del mercato retributivo italiano in ambito It. L’obiettivo: agevolare la gestione e la definizione del sistema retributivo aziendale e supportare le aziende nell’utilizzo del salario come leva per attrarre professionisti in ambito It.
Un italiano su quattro non sa leggere la busta paga
Adp - multinazionale dell’Human Capital Management – nella sua ricerca annuale Workforce View in Europe, ha preso in considerazione oltre 10mila dipendenti in Francia, Germania, Italia (1.400), Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Regno Unito, approfondendo le modalità con cui essi si occupano delle problematiche attuali del lavoro e del futuro del lavoro. È stato chiesto: capiresti se nella tua busta paga ci fosse un errore? il 73% degli italiani ha risposto sì, ma vi è un 27% che non ne è per niente sicuro. Il 12% afferma di ricevere un documento a suo dire troppo confusionario, un 15% dice addirittura di non leggerla mai. Analizzando le diverse fasce d’età, emerge come i meno preparati in materia di cedolini siano i giovani dai 16 ai 24 anni. Anche in questa fascia è il 27% ad affermare di non capire bene la propria busta paga, ma ben il 19% conferma che è così perché proprio non la legge. I più attenti? Gli over 55, dove solo il 13% dice di non leggerla (con una percentuale di “non la capisco” che è comunque del 26%).
Corso gratuito per addetto paghe e contributi
L’Agenzia per il lavoro Nhrg, in collaborazione con PS Lavoro, promuove un corso di formazione gratuito, finanziato dal fondo Forma.Temp, finalizzato all’inserimento lavorativo dei migliori allievi all'interno degli uffici Hr di aziende clienti. Il corso, rivolto a candidati, residenti nel Lazio, sia occupati che disoccupati, iscritti e selezionati da Nhrg, ha l’obiettivo di formare la figura di addetto paghe e contributi. Per partecipare è necessario possedere:
- Diploma e/o Laurea in Materie Economiche e Matematiche;
- Ottima conoscenza Pacchetto Office, in particolare Excel;
- Predisposizione all’apprendimento;
- Forte motivazione allo studio della materie paghe del personale.
Il percorso formativo si pone l’obiettivo di fornire agli studenti le competenze necessarie per svolgere al meglio la mansione:
- Contrattualistica del lavoro;
- Amministrazione del personale;
- Calcolo busta paga;
- Gestione e rilevazione delle presenze.
Il corso, della durata di 152 ore, si svolgerà dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 a Roma (Zona EUR), con inizio 13/06/2022 e termine 08/07/2022. Per candidarsi inviare il proprio cv aggiornato a: formazione@nhrg.it, inserendo nell’oggetto la dicitura “Corso Addetto Paghe e Contributi” con autorizzazione al trattamento dei dati personali (Dlgs 196/03 e Gdpr).