Il freddo che paralizza i trasporti d'Italia e di mezza Europa sembra l'icona del mercato del lavoro in questo 2010 che volge al termine. Ghiaccio sulle ali delle imprese che impedisce di effettuare assunzioni; una morsa che stringe le famiglie, tra padri in cassa integrazione e figli rinchiusi nel recinto del precariato, tra cinquantenni espulsi precocemente dalle aziende e un quarto dei giovani che non riesce neppure a metter piede in un posto di lavoro.Da noi, in media, è andata meglio che non in altri Paesi industrializzati: il ricorso agli ammortizzatori in dosi massicce ha protetto l'occupazione esistente, ha fatto da barriera allo tsunami della disoccupazione. Ma, nonostante si colgano i primi segni di disgelo sul piano economico - con la ripresa delle esportazioni e con il Pil tornato positivo - ancora non si intravede la svolta per l'occupazione. Il ritorno alla crescita dell'attività di somministrazione da parte delle Agenzie per il lavoro e una ritrovata vivacità delle inserzioni on-line non bastano a fare "primavera". La realtà è che la fase di ristrutturazione delle grandi imprese è appena agli inizi. E quelle che hanno retto alla crisi ne usciranno comunque più snelle, alla ricerca di una maggiore produttività con meno personale. In questa fase non bisogna aver paura della flessibilità, che anzi rappresenta un'arma in più per dare lavoro regolare ai disoccupati. Ma la previsione di Unioncamere che il 43% delle prossime assunzioni avverrà in somministrazione o con contratti a termine o di collaborazione, lascia immaginare che anche il 2011 sarà una lunga traversata in un deserto freddo. Decisivi, oltre ai fattori economici, saranno la capacità dei servizi pubblici e privati di ottimizzare l'incontro tra domanda e offerta; la possibilità di riqualificazione dei disoccupati attraverso la formazione e, non ultima, una nuova attitudine al lavoro che riconsideri il valore delle attività manuali, artigianali, tecniche e i percorsi di apprendistato come via privilegiata all'ingresso stabile nelle imprese.Sono, queste, tre sfide operative e culturali sulle quali anche Avvenire si sente impegnato.Da quasi 6 anni, infatti, il nostro inserto èlavoro offre tutte le settimane informazioni di base, strumenti di orientamento, spunti di analisi e di dibattito sui temi dell'occupazione. In 250 uscite abbiamo cercato anzitutto di sconfiggere l'idea del lavoro come epicentro di un conflitto ideologico, riportandolo invece alla sua essenza profonda di strumento per la realizzazione della persona e per lo sviluppo della società nel suo complesso. Abbiamo denunciato i fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento attraverso le false cooperative, messo in guardia dalle trappole su internet. E insieme evidenziato il positivo, l'evoluzione della legislazione e della contrattazione, la forte crescita delle opportunità fino all'insorgere della grande crisi nel 2008.Dopo la pausa natalizia riprenderemo a farlo, ma in maniera diversa: anzitutto sfruttando a pieno le opportunità offerte dalla rete. Dal 10 gennaio, infatti, èlavoro sbarcherà anche sul web, con un sito raggiungibile dalla home page di avvenire.it. Integrando i due mezzi - carta e internet - sarà possibile offrire in particolare ai giovani l'informazione di servizio su corsi universitari, master e formazione professionale, assieme a tutte quelle notizie che occorre conoscere per muoversi in maniera consapevole nel mercato del lavoro. Soprattutto - grazie alla collaborazione con Gi Group - sarà possibile avere accesso immediato a centinaia di offerte di lavoro in tutta Italia. Sul quotidiano di carta, invece, resterà l'appuntamento del mercoledì con una pagina sui temi del lavoro, approfonditi come sempre con la collaborazione scientifica di Adapt - Centro studi Marco Biagi. Arrivederci a dopo l'Epifania, dunque, augurandoci non buone vacanze, ma buon lavoro!