È l'
Agenzia per il lavoro Quanta a gestire un contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca, utilizzando per la prima volta la somministrazione di lavoro, accompagnando così una dottoranda di ricerca triestina di 27 anni,
Giulia Ottaviani, nel passaggio dal dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Mediche, chirurgiche e della salute dell'Università degli studi di Trieste all'inserimento nel mondo del lavoro.Il Gruppo Quanta, che conta già 600 giovani in apprendistato professionalizzante, tutti assunti a tempo indeterminato con contratti di somministrazione, è andato oltre, combinando l'apprendistato di alta formazione nel campo della ricerca scientifica e la logica del lavoro in somministrazione, che garantisce tutele retributive e contributive piene al lavoratore e assicura alle aziende la copertura da incombenze amministrative, organizzative e dai costi della formazione, attraverso il fondo interprofessionale Formatemp, spiega una nota del gruppo.
Giulia Ottaviani, già nel corso del dottorato, infatti, era entrata in contatto con una piccola e intraprendente azienda veneta che produce apparecchiature biomedicali (K-Laser). Le sue dimensioni, però, rendevano difficile sostenere da sola l'organizzazione delle attività di ricerca, indispensabili per il suo sviluppo. L'impegno dell'Università degli studi di Trieste a individuare e a costruire sbocchi lavorativi per i suoi dottori di ricerca ha consentito di mettere a disposizionedell'azienda e della ricercatrice strutture, laboratori e docenti qualificati.Il coinvolgimento della Quanta, inoltre, ha risolto il problema della complessa gestione dell'apprendistato di alta formazione, agevolando il dialogo tra l'azienda, l'ateneo e la dottoranda di ricerca alla quale, per la prima volta, non è stato offerto un contratto di lavoro parasubordinato, bensì un rapporto di lavoro vero, a tempo indeterminato, aderente a quanto prescritto dallalegge in termini di retribuzione contrattuale e copertura previdenziale.Per Quanta, infatti, "la fuga dei cervelli, che tanto preoccupa, si può contenere se gli atenei, al di là delle oggettive difficoltà alla riduzione del finanziamento statale, si fanno carico del destino deiloro migliori allievi e si impegnano a sperimentare tutte le opportunità per farli uscire da una condizione di precarietà senza prospettive"."Essere la prima ricercatrice a disporre di un nuovo modello contrattuale - ha commentato
Giulia Ottaviani - mi rende molto orgogliosa. Ho sempre saputo che il mio sarebbe stato un percorso difficile ma, al contrario di altri colleghi, non ho mai pensato di lasciare l'Italia. Appartengo a quella che non è una minoranza che ancora crede nelle potenzialità del paese e nelle capacità delle sue giovani leve di migliorarlo".A sua volta,
Enzo Mattina, vicepresidente della Quanta, ha aggiunto: "Considero l'esperienza che abbiamo attivato un modello esemplare di fiducia e cooperazione tra un'azienda innovativa, un'università attenta alla ricerca applicata e al mondo produttivo, un operatore del mercato del lavoro; ognuno fa la sua parte nel sostenere insieme il talento e la voglia di innovazione di una giovane ricercatrice. Confido che il percorso tracciato con e per Giulia possa essere clonato mille volte e segnare una svolta nella brutta storia di indifferenza e di marginalizzazione sociale patita dai giovani ricercatori italiani".