Archeologi, archivisti, bibliotecari, restauratori. Senza dimenticare chi gestisce e promuove i territori e le guide turistiche: sono questi 10mila professionisti che negli ultimi dieci anni, nonostante i tagli, hanno mantenuto in piedi il nostro ricco patrimonio culturale. Con il bilancio del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo (Mibact) passato dallo 0,18% del Pil allo 0,11% e dallo 0,39% del bilancio statale allo 0,19%, considerando poi che da circa 20 anni il ricambio di risorse umane è sostanzialmente bloccato. Con una gestione particolarmente impegnativa: il 20% dei siti definiti di eccezionale valore universale dall’Unesco sono presenti nella nostra Penisola, solo negli ultimi 10 anni sono state prodotte 1.754.502 schede di catalogo per i beni archeologici e artistici.Con l’approvazione della proposta di legge alla Camera sul riconoscimento dei professionisti dei beni culturali - in attesa della conferma al Senato - si punta a riconoscere la qualificazione, la dignità e i diritti per migliaia di professionisti che ogni giorno si occupano del patrimonio culturale. «La Repubblica Italiana, all’art. 9 della Costituzione - afferma Salvo Barrano, presidente dell’associazione nazionale Archeologi - tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, ma non può esserci alcuna tutela se non si riconoscono e non si valorizzano le competenze e la professionalità degli specialisti che se ne prendono cura ogni giorno. Siamo le sentinelle del patrimonio culturale italiano, dell’identità storica di questo Paese; senza di noi la stessa sopravvivenza del patrimonio storico e artistico è a rischio».Tutti questi professionisti chiedono un profondo rinnovamento mirato alla riduzione delle strutture burocratiche, per restituire autonomia e slancio alle strutture tecnico-scientifiche - sia a quelle centrali preposte al coordinamento nazionale dei diversi settori di beni che a quelle corrispondenti sul territorio -, per scommettere sulla formazione continua del personale, sviluppare nuovi metodi e comunicare al mondo le nostre eccellenze, incrementare l’utilizzo delle nuove tecnologie, avviare e sostenere collaborazioni virtuose con enti locali e privati. E per immettere, infine, risorse umane e materiali adeguati a un compito che in nessun altro Paese risulta essere così vasto e impegnativo: la conoscenza, la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale.
L'ARCHEOLOGOCarlo Casi è un archeologo. È direttore della Mastarna srl, una società di servizi a capitale sociale interamente di proprietà del Comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, che gestisce il Parco naturalistico archeologico di Vulci: vi lavorano 25 persone impiegate nella gestione dell’area archeologica e nei servizi di accoglienza e didattica. Grazie ad una serie di azioni e provvedimenti volti a implementare i servizi offerti, si potrebbe aumentare l’occupazione del 30%. Attualmente vi sono impegnati archeologi e restauratori, operai specializzati, operatori culturali, guide naturalistiche e personale amministrativo. In futuro saranno le figure tecniche, come i restauratori e gli operatori museali, quelle più richieste.
IL TECNICOTeresa Carta è direttore tecnico restauratore. Dopo aver frequentato la Scuola di Restauro a Roma e lavorato presso cantieri di restauro sin dal 1987, nel 1994 è stata assunta come restauratore presso il Parco naturalistico archeologico di Vulci, dove si occupa della manutenzione ordinaria delle strutture (muri e intonaci e materiali lapidei) dell’area archeologica. Oltre ad essere impegnata anche nell’intervento di conservazione della Tomba della Sfinge, uno dei più recenti ritrovamenti effettuati dagli archeologi del Parco. Presso il laboratorio di Restauro e Diagnostica del Parco, si occupa poi del restauro dei reperti provenienti dagli scavi di Vulci e di altre aree del Viterbese.
LA GUIDASilvia Braggio è una guida turistica. Da qualche anno ha scelto di specializzarsi nei principali siti archeologici della Campania e lavora con il turismo organizzato - sia di gruppi che con singoli - da Nord Europa, Stati Uniti, Australia. Dopo aver compiuto studi linguistici si è dedicata a studi legati al territorio di riferimento. Le conoscenze linguistiche si sono rivelate utili, non solo in quanto richieste per ottenere la licenza professionale, ma anche per ampliare il mercato di riferimento. Oltre a conoscenze acquisite, questa è una professione che necessita di competenze specifiche che possono essere maturate soltanto sul campo.