giovedì 19 febbraio 2015
Washington: «Senza accordo conseguenze dure». Oggi la richiesta di Atene per estendere il prestito. Nella foto, il premier greco Tsipras.
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Atene trovi l’accordo con i creditori, altrimenti saranno guai. Questa volta il monito al governo di Alexis Tsipras è giunto dal segretario al Tesoro Usa Jack Lew, che ieri ha chiamato il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis chiedendogli un 'percorso costruttivo' con Ue e Fmi. Un mancato accordo, è il monito, «condurrebbe a immediate gravi difficoltà per la Grecia».  Più tardi lo stesso Varoufakis ha confermato via Twitter la telefonata, ma, ha sottolineato, mi «ha aggiunto che danneggerebbe anche l’Europa. Un avvertimento a entrambe le parti». Solo che un monito alla Grecia è arrivato anche dall’agenzia di rating Usa Fitch: «La continua politica del rischio calcolato (nel negoziato fra la Grecia e i suoi creditori, ndr) – avvertiva – comporta un aumento dei rischi per il profilo di credito sovrano». Un pressing crescente giunto mentre a Bruxelles sale la suspense per una lettera che il governo greco si accinge ad inviare al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem per chiedere l’estensione del «prestito» (non si parla dell’intero programma) di sei mesi. La missiva, attesa per ieri, è stata rinviata a oggi, per limarla ulteriormente. Oggi ci sarà a Bruxelles una riunione tecnica, poi si capirà se ci sarà un eurogruppo domani.  «Tutto dipende da che cosa si intende per 'prestito' – ha avvertito il vicepresidente della Commissione europea responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis – l’eurogruppo è stato chiaro: la via maestra è la richiesta di estendere l’attuale programma di aiuti», che «è l’unico modo di accedere ai fondi ancora disponibili» (7 miliardi di euro). «Non è questione di estendere un prestito, ma se il programma di aiuti sarà completato sì o no», tuonava intanto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. «La solidarietà non è una strada a senso unico – ha dichiarato anche il cancelliere Angela Merkel – l’altra faccia della medaglia sono gli sforzi dei Paesi (in difficoltà, ndr)».  In altre parole: niente prestito scorporato dal programma in scadenza il 28 febbraio – e che ieri un portavoce di Atene ha nuovamente definito «morto il 25 gennaio». «Va da sé – ha avvertito intanto il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – che tutti gli obblighi finanziari nei confronti dei partner europei e internazionali della Grecia devono essere rispettati. Sto lavorando insieme al presidente dell’eurogruppo per ottenere un’estensione dell’attuale programma, per superare il periodo fino all’estate». Poi si parlerà di un nuovo programma.  Il ministero delle Finanze greco ieri ha pubblicato materiali dei due ultimi eurogruppi. E da lì sembra emergere l’idea greca: in cambio del prestito, la promessa di onorare gli impegni finanziari e di evitare misure unilaterali con impatto sul deficit; sostituire i 2,2 miliardi di euro previsti per quest’anno con 1,9 miliardi di profitti Bce. E poi la previsione di 5,5 miliardi di euro in più dalla lotta all’evasione, ma anche la richiesta di poter rinunciare a 70 miliardi di euro di multe fiscali. Atene chiede inoltre di poter ridurre l’avanzo primario all’1,5% del pil dal 3% quest’anno e dal 4%. Intesa su riforme della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario, dura lotta all’evasione ma con cruciali linee rosse inaccettabili per i creditori, Germania in testa: no alle riforme del mercato del lavoro, no all’aumento dell’Iva e no alla riduzione delle pensioni, no a privatizzazioni affrettate. A complicare il quadro, l’annuncio di Tsipras di un voto domani in Parlamento su misure e che ieri fonti comunitarie definivano 'altamente problematiche', tra cui proprio l’annullamento di parte della riforme del mercato del lavoro. Non sarà facile. Ma i mercati ci credono: ieri le Borse hanno chiuso tutte in rialzo.
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