Un risparmio di sei miliardi di euro in energia, una
riduzione delle emissioni di CO2 pari a 16 milioni di tonnellate e un
aumento di 120mila posti di lavoro. Questo l’effetto che ogni anno si
avrebbe se l’Italia seguisse le indicazioni della Ue riqualificando
annualmente il 3% del patrimonio edilizio, con un’importante ricaduta
sulla ripresa e sull’economia in generale. Un’opportunità da cogliere al
volo, anche alla luce dei cambiamenti introdotti nella recente
normativa sull’edilizia, che ha reso la riqualificazione energetica un
obbligo di legge."La riqualificazione energetica del patrimonio edificato è assolutamente strategica per l’Italia perché consente una serie di benefici multipli – ha spiegato
Cecilia Hugony di Renovate Italy –. Se si applicasse l’indicazione comunitaria di riqualificare il 3% annuo del nostro patrimonio edificato, nel nostro Paese ogni anno si risparmierebbe energia per 6 miliardi di Euro rispetto all’anno precedente, si creerebbero 120mila posti di lavoro, si eviterebbero 16 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, senza considerare che ogni euro investito nella riqualificazione energetica degli edifici genera cinque euro di benefici per le finanze pubbliche". Questo lo scenario emerso nel corso del RIDay 2015, che fin dal titolo,
Rinnovare l’Italia, si pone ambiziosi obiettivi per riuscire a fare in modo che anche il nostro Paese riesca a raggiungere i traguardi fissati dall’Unione Europea. Il convegno, sostenuto da Rete Irene, il network di imprese lombarde specializzato in Riqualificazione Energetica degli Edifici e partner di Renovate Europe, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Claudia Maria Terzi, assessore Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile della Regione Lombardia, Patrizia Toia,
vicepresidente Commissione Industria, Ricerca, Energia del Parlamento europeo, Maria Berrini
, amministratore delegato Amat Comune di Milano e Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia."Nonostante gli inverni miti, gli incentivi fiscali introdotti e i requisiti più severi per le nuove costruzioni, la prestazione energetica del settore residenziale non sta migliorando – ha spiegato nel corso del convegno
Virginio Trivella, rappresentante di Rete Irene – il consumo è cresciuto del 25% dall'inizio della crisi e l’intensità energetica è aumentata del 40% dal 2007 al 2013 (fonte: RAEE 2015). Di fronte a questi numeri non possiamo non essere preoccupati e non avvertire l'urgenza di un più incisivo cambio di strategia che, oltre a portare beneficio all'ambiente, alla sicurezza energetica nazionale e ai consumatori, può generare occupazione e ricchezza".Il RIDay, evento nazionale rivolto alla sensibilizzazione e informazione sui temi legati alla riqualificazione energetica degli edifici, si è occupato quest’anno dei processi per generare la domanda di riqualificazioni energetiche profonde, ovvero che riguardino gli edifici nel loro complesso, confrontandosi con le esperienze europee. Nonostante le forme di incentivazione introdotte negli ultimi anni in Italia, le riqualificazioni energetiche degli edifici hanno una bassa efficacia perché interessano solo singole tecnologie ed avvengono a un tasso troppo basso per raggiungere gli obbiettivi di risparmio previsti dall’agenda 20-20-20. I numeri pubblicati da Enea dimostrano che la proroga annuale degli sgravi fiscali (Ecobonus) è in grado di promuovere i piccoli interventi, ma non le riqualificazioni energetiche profonde, le uniche in grado di trasformare in modo sensibile i profili di consumo, limitare lo spreco di risorse e la produzione di inquinanti dovuti alla cattiva qualità delle nostre case. Un progetto di riqualificazione energetica profonda porta a una riduzione dei consumi di energia di circa il 50%, dimezzando i costi di manutenzione e riducendo drasticamente l’emissione di Co2. Significa rivalutazione patrimoniale dell’immobile, miglioramento nella classificazione energetica dell’edificio e maggior comfort abitativo per le famiglie.