lunedì 4 gennaio 2021
Un manager su due pensa che sarà migliore, ma i lavoratori non sono d’accordo. Donne e giovani le categorie più fragili
Manager e lavoratori divisi sul futuro

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È un divario importante quello che emerge dalla ricerca Future of work post-Covid condotta a livello globale da The Adecco Group negli Stati Uniti e in Europa intervistando oltre 1.200 tra manager e lavoratori di industrie e settori diversi. L’aspetto principale su cui si apre il gap è il futuro post pandemia, ma discrepanze emergono anche per quanto riguarda le nuove competenze, le esigenze di welfare e le sfide future. Se quasi la metà dei business leader (45%) è convinto che dopo l’emergenza sanitaria il mondo del lavoro sarà migliore di prima, poco più di un terzo dei lavoratori (36%) la pensa allo stesso modo, anzi, il 41% di loro crede che alla fine della pandemia la situazione sarà peggiore. Infatti, mentre i manager stanno di fatto ridisegnando la nuova normalità, i lavoratori hanno subito in prima persona l’onda d’urto della crisi con stop forzati, cassa integrazione e lavoro a orario ridotto. In particolare, sono i lavoratori della Generazione Z e della X insieme alle donne a essere più pessimisti sul futuro.

Per quanto riguarda le principali priorità, i due gruppi condividono l’attenzione per l’igienizzazione degli spazi di lavoro, ma i manager sembrano non avere a cuore quanto i loro lavoratori la trasparenza nel confermare la continuità lavorativa e la necessità di assicurare supporto economico e un’assicurazione sanitaria di qualità. In generale la pandemia ha fatto emergere il bisogno di empatia nei leader, qualità che è diventata un requisito fondamentale per chi ricopre posizioni apicali. Un maggiore allineamento si trova nelle aspettative sui cambiamenti a lungo termine, dalla salute e sicurezza sul lavoro, a una maggiore flessibilità, un incremento del lavoro da remoto e uno sviluppo delle competenze. In particolare, l’incremento del lavoro da remoto è il cambiamento più citato dai business leader e dalle lavoratrici donne, che apprezzerebbero anche una maggiore flessibilità negli orari e maggior riconoscimento da parte dei datori di lavoro. Parlando di skill, tuttavia, il divario tra i due gruppi di intervistati riemerge: se per i manager le competenze dell’economia post-Covid saranno soprattutto hard e digital skill, con in testa data analytic e data science, Intelligenza artificiale e machine learning, seguiti da resilienza, intelligenza emotiva e leadership, per i lavoratori saranno le soft skill ad avere precedenza sulle hard, in seconda posizione comunque rispetto alle competenze digitali, riconosciute da entrambi i gruppi analizzati come cruciali per il futuro.

Per Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group in Italia, «questa ricerca mette in luce differenze importanti tra la percezione del futuro di business leader e lavoratori, ma permette anche di identificare trend fondamentali che ci accompagneranno per la prossima decade: l’importanza delle skill digitali e tech, i vantaggi della modalità di lavoro da remoto, l’attenzione per la salute e sicurezza sul posto di lavoro. E aggiungo anche, nonostante non sia una priorità condivisa da entrambi i gruppi, la necessità che la leadership diventi più empatica e basata sulle soft skill. Solo da questa contaminazione positiva può nascere il vero leader del futuro».

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