mercoledì 25 marzo 2015
Un’indagine tra oltre 1.600 profili in Italia appartenenti a sei settori differenti: significative esperienze internazionali, inaspettata fedeltà all’azienda, perfetta conciliazione tra vita professionale e vita privata e driver motivazionali non legati soltanto  all’aumento di retribuzione.
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È probabilmente uno delle funzioni con maggiori possibilità di occupazione perché, nonostante la crisi, le aziende non possono fare a meno di vendere. E per farlo hanno bisogno di professionisti qualificati e preparati."La ricerca di professionisti in ambito commerciale – dichiara Fabrizio Travaglini, executive director di Page Personnel, multinazionale inglese che si occupa di ricerca e selezione di professionisti qualificati – è aumentata del 30% rispetto al 2014. Si tratta di un ruolo chiave, indispensabile e strategico. Ed è per questo che le aziende cercano di non perdere i talenti migliori. Abbiamo calcolato, infatti, che un commerciale di talento che decide di andarsene dopo sei mesi di prova costa all’azienda, almeno, 70mila euro. Cifra composta da diverse voci come costo della selezione, retribuzione per i primi sei mesi, formazione e spese di selezione di un nuovo candidato.  E il costo aumenta drasticamente se, invece, la nuova risorsa è un vero e proprio talento: tra progetti avviati e non conclusi, clienti portati via e mancato guadagno, siamo, secondo lo studio, intorno agli 80mila euro".Possibilità di fare esperienze internazionali, opportunità di conciliare vita professionale e privata, inaspettata fedeltà all’azienda e driver motivazionali non legati esclusivamente all’aumento di retribuzione. Sono questi, in sintesi, gli elementi che emergono dall’analisi che Page Personnel ha condotto tra 1.600 profili commerciali dei settori industria, servizi, beni di largo consumo, technology, healthcare e edilizia. "Il nostro studio – continua Fabrizio Travaglini – dimostra che il lavoro in ambito sales diventa sempre più completo e richiede competenze tecniche e trasversali molto specifiche che non si limitano all’aumento dei fatturati aziendali. Ed è per questo – i dati lo dimostrano – che, indipendentemente dal settore di appartenenza, l’aspetto più importante non è rappresentato dalla retribuzione (basti pensare che più del 60% degli intervistati ha un variabile tra 0 e 20%, uno dei più bassi d’Europa), ma dal valore, inteso come reputazione, dell’azienda per cui lavorano e del prodotto che stanno vendendo (64%), dalla possibilità di fare carriera (il 44%) e dall’aumento di responsabilità (23%). Sono molti i candidati (il 75% degli intervistati), inoltre, che hanno fatto o desiderano fare un’esperienza di lavoro all’estero. Le destinazioni più ambite sono le classiche: USA, Regno Unito e Germania. A queste si aggiunge, a sorpresa, la Spagna soprattutto in ambito servizi". Un’attenzione particolare va attribuita al dato sulla fedeltà dei commerciali alla propria azienda, circa il 50% degli intervistati dichiara, infatti, di essere rimasto oltre cinque anni nella stessa azienda. "Dalla nostra indagine – continua Fabrizio Travaglini – emerge un dato molto interessante. Abbiamo notato, infatti, che gli aspetti più importanti per i professionisti sales non sono legati unicamente alla retribuzione: commerciale, dunque, sembra non essere più sinonimo di figura infedele e altamente legata ai soldi". Un tempo un buon commerciale doveva essere aggressivo e hard selling. Il contesto economico complesso ed altamente competitivo come quello attuale, invece, ha reso indispensabile aggiungere altre caratteristiche fondamentali come la profonda conoscenza del settore e del prodotto (38%, che arriva ad oltre il 40% in ambito industria) e quelle che vengono definite soft skills, trasversali a tutti i settori: empatia (34%), ottime capacità di comunicazione (26%) e di problem solving. "Dalla nostra analisi emerge – conclude Fabrizio Travaglini – che i profili commerciali sono per lo più maschili (gli uomini sono circa il 76%, anche se dipende molto dal settore), ma sembra che il trend stia cambiando. In base alla nostra esperienza, abbiamo assistito negli ultimi anni ad un aumento – seppur lieve – di inserimenti di candidate anche per ruoli sales, soprattutto nei settori tradizionali come quelli dei servizi, dell’healthcare e in ambito technology. Un trend, quest’ultimo, ancora basso, ma crescente. Non dimentichiamoci che le donne, almeno in ambito lavorativo, sono più persuasive degli uomini, riescono con facilità a cambiare prospettiva, a far sposare il proprio punto di vista all’interlocutore e sono più pragmatiche. Tutte caratteristiche indispensabili per un buon commerciale".
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