«Lo Smart Working è già una realtà in Italia con esperienze di successo in diversi settori: è necessario agire nel modo più tempestivo possibile per deliberare una legge che ne incentivi ulteriormente la diffusione, senza porre restrizioni né oneri aggiuntivi per le aziende. Una legge che ponga le basi anche per la possibile evoluzione del concetto attuale di lavoro agile secondo modalità che ancora non possono essere previste, in virtù del rapido sviluppo delle tecnologie digitali». È quanto affermato da Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano nell'audizione alla Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 4135, approvato dal Senato, sulla tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale che include le misure per favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.
«Abbiamo stimato circa 250mila lavoratori dipendenti che fanno Smart Working in Italia in aziende con oltre dieci dipendenti – ha riferito Corso -. Il numero di grandi imprese che lo adottano è passato negli ultimi due anni dall’8% al 30%. Mentre nella Pubblica Amministrazione si contano ancora poche iniziative, ma qualche passo inizia ad essere fatto. I benefici misurati per le aziende sono notevoli: aumenti della produttività dal 15 al 20%, riduzione dei costi di real estate e di gestione degli spazi dal 20 al 30%, drastica riduzione dell’assenteismo e miglioramento del clima aziendale e dell’employer branding. Per la persona fare Smart Working vuol dire riappropriarsi del proprio tempo e una migliore integrazione tra lavoro e vita privata, ridurre costi di trasporto ed essere messo in condizione di lavorare meglio. Per la società comporta una riduzione dell’inquinamento, della congestione del traffico e un utilizzo più razionale delle periferie e dei territori extra urbani».
In questo contesto, secondo l'Osservatorio Smart Working «l’emanazione in Italia di una legge sul lavoro agile è opportuna e urgente, non tanto per permettere di fare Smart Working, già possibile nella cornice normativa attuale, quanto per promuoverne e indirizzarne correttamente l’adozione da parte di imprese e pubbliche amministrazioni, rimuovendo alcuni alibi e incertezze normativi che ad oggi ne rallentano la diffusione». «Da questo punto di vista – ha detto Corso - avevamo già espresso un parere positivo in merito al ddl del governo e riteniamo che l’attuale formulazione uscita dalla commissione lavoro del Senato sia ulteriormente migliorata e meriti una veloce approvazione».
L'Osservatorio Smart Working sottolinea i punti di forza del testo: la sua impostazione con una cornice normativa leggera, il riconoscimento di nuovi diritti dei lavoratori in Smart Working come quello all’apprendimento continuo e alla disconnessione, l’applicabilità anche ad enti e organizzazioni pubbliche. Ma evidenzia anche alcuni aspetti perfezionabili: «Il tema della sicurezza è da sviluppare e chiarire meglio poiché è ancora visto come un punto di incertezza da parte delle aziende ed è importante che non rappresenti una fonte di extra-oneri per le organizzazioni. Poi, è da perfezionare l’evidenza del legame biunivoco e positivo tra Smart Working e sviluppo delle competenze digitali delle persone e quindi con la digitalizzazione del Paese. In conclusione, al netto di pochi aggiustamenti, l’approvazione della legge sul Lavoro Agile rappresenta un’azione opportuna da non procrastinare oltre. L’approvazione della legge potrà accelerare la diffusione di questi nuovi modelli di organizzazione del lavoro, ponendo le basi di una nuova normativa del lavoro in grado di adeguarsi ai nuovi bisogni e al rapido sviluppo delle tecnologie digitali».