mercoledì 3 settembre 2014

Disoccupazione in crescita in Italia sino a fine 2015. Allarmante la situazione di giovani e Neet. L'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo preme per le riforme

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Le speranze per l'immediato futuro sono assai poche. La disoccupazione, anche secondo l'Ocse, continuerà a crescere in Italia nel 2014 e fino alla fine del 2015. Ma soprattutto, segnala l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel suo report annuale, nel nostro Paese risultano preoccupanti in particolare sia la più critica posizione dei giovani (la disoccupazione relativa è arrivata al 43,4% e i Neet sono aumentati al 22,4%) sia la scarsa qualità dei contratti, con quelli a termine che raggiungono ormai il 70% delle nuove assunzioni, mentre calano le collaborazioni dopo la riforma Fornero. Per questo l'Ocse consiglia di accelerare l'approvazione della nuova riforma del mercato del lavoro contenuta nel Jobs Act, anche mettendo mano all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

L'Ocse evidenzia il rischio che i giovani senza lavoro né coinvolti in progetti di formazione per lungo tempo "subiscano un calo permanente delle prospettive di occupazione e remunerazione" e richiama perciò come fondamentali le politiche attive per il reinserimento dei disoccupati, facendo esplicito riferimento anche alla Garanzia giovani. Di quest'ultima però "andranno monitorati i risultati concreti". Per ora piuttosto scarsi, visto che secondo la nostra analisi a 4 mesi dall'avvio - e quindi alla scadenza del programma secondo la quale i primi iscritti avrebbero dovuto ricevere un'offerta formativa o di lavoro concreta - solo poco più del 12% dei 170mila giovani iscritti ha effettuato il primo colloquio e non si ha notizia di alcun avviamento al lavoro o a un tirocinio.

 

Tornando all'Ocse, l'organizzazione rileva come la recente liberalizzazione dei contratti a termine "pur rispondendo al bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione... potrebbe condurre adaccrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro". Rilancia perciò l'urgenza di una più complessiva riforma, come quella contenuta nel Jobs Act ora all'esame del Senato, perché "sia approvato e reso operativo rapidamente, in modo da ridurre i costi di licenziamento e, inparticolare, ridurre l’incertezza sull’esito dei licenziamenti economici". Un esplicito riferimento al superamento dell'articolo 18 sul reintegro in caso di licenziamento ingiustificato. L'Ocse sul punto cita esplicitamente l’opzione della "sostituzione (salvo nel caso di discriminazione) del diritto di reinserimento con un’indennità crescente con l’anzianità di servizio".

In sostanza l’ipotesi già formulata da Pietro Ichino (Sc) e formalizzata in un emendamento all’articolo 4 della legge delega rispetto al quale però il Pd è contrario. Finora sembravano contrari anche il ministro Giuliano Poletti e il premier, ma Renzi ieri in un’intervista al Sole 24ore ha detto che il superamento del reintegro «è la direzione di marcia» verso cui si va.A insistere in questo senso è da sempre il presidente della commissione Lavoro del Senato e relatore del provvedimento, Maurizio Sacconi: «Serve una delega ampia, le riforme in Spagna e in Germania ci indicano buone pratiche a partire proprio dalla semplificazione legislativa e dall’esaltazione dell’impresa quale luogo della condivisione». Sull’altro fronte è invece il Pd Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, a frenare: «Gli obiettivi della riforma vanno selezionati e i decreti attuativi dovranno essere totalmente coerenti con gli indirizzi della Delega; cambiali in bianco non sarebbero possibili».

 

Ancora, nel suo report l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo va anche oltre sul tema della sostituzione del reintegro con un'indennità monetaria, sottolineando come "tali nuove norme dovrebbero essere applicate allo stesso modo per l’interruzione di contratti permanenti e temporanei (anche se giunti a scadenza) come accade in Irlanda e nel Regno Unito. Infine, maggiore sforzo deve esser fatto per avanzare nella direzione di una ASPI universale, come indicato nelle riforma del 2012 e rinforzato nel progetto di Jobs Act".

Commentando il rapporto, il ministro del Lavoro Poletti ha detto che "il governo conosce bene la drammatica situazione dell'occupazione nel Paese" ma la delega all'esame del Parlamento punta proprio a creare un mercato del lavoro più equo e inclusivo". 

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